D'Alia si dimette: "la farsa ha avuto il suo epilogo nel giorno dei morti" e replica a Cuffaro, intervenuto nel dibattito: "parli da militante in politica". Al fianco dell'ex ministro il presidente dell'Ars Ardizzone, mentre i deputati non fiatano resta da capire cosa faranno i 2 assessori Udc nel governo Crocetta.
“Caro segretario, la tua comunicazione di sospensione e deferimento ai probiviri del partito rappresenta l’ultimo atto di una farsa che non poteva che avere il suo epilogo nel giorno dei morti. Purtroppo neanche la gravità della ricorrenza riuscirà a liberare questa vicenda dall’alone di ridicolo che l’avvolge e che disgraziatamente si porterà dietro fino alla fine. Al fine di evitarti nuovi strappi sul fronte della legalità statutaria ti rassegno le dimissioni da Presidente nazionale e dal partito”.
La lettera è datata 2 novembre, il destinatario è il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, il mittente è l’ormai ex presidente del partito Gianpiero D’Alia che mette così la parola fine a quella che possiamo definire la “guerra del giorno dei morti”, scoppiata tra i due massimi vertici di un partito ridotto a brandelli.
D’Alia si dimette da quel partito che ha contribuito a creare quasi 20 anni fa, insieme a Pierferdinando Casini, che quest’anno, pur senza strappi plateali, non si è neanche iscritto all’Udc ma continua a restare vicino al leader messinese (è intervenuto a Catania in occasione della convention per il sì al referendum).
La scintilla che ha dato fuoco alle micce è stata la dichiarazione resa da D’Alia a Tempostretto: “l’Udc è morta, stiamo parlando di nulla”, detta a proposito di un partito che tanto in buona salute non è. Quella di D’Alia più che una provocazione era semmai una diagnosi, dal momento che l’Udc, che in Sicilia ha avuto da sempre il “granaio” dei voti, da mesi è al centro di una guerra a colpi di regolamento statutario tra chi, come Cesa, vuol allearsi con il centro-destra e chi come D’Alia preferisce il centro-sinistra. La frase pronunciata dall’ex ministro ha spinto Cesa a sospendere D’Alia dal partito “ha leso l’immagine dell’Udc” e a deferirlo ai probiviri.
Il leader centrista non ci ha pensato su più di tanto ed in serata ha trasmesso la lettera di dimissioni, ironizzando sul fatto che la parola fine è stata messa proprio nel giorno della ricorrenza dei defunti, a riprova, che “l’Udc è morta” e non poteva esserci data più adatta per chiudere la questione.
In realtà ci saranno sicuramente altre puntate, ma a quanto pare la guerra del giorno dei morti ha di fatto anticipato quella che era una fine annunciata, ovvero la divisione delle due anime del partito, ormai inconciliabili, soprattutto alla vigilia del Referendum. Cesa vota no e D’Alia vota sì. Cesa in Sicilia guarda a possibili alleanze con Miccichè, Forza Italia ed ex cuffariani per le regionali e D’Alia pensa al Pd, ai renziani e all’Area Popolare. Insomma il divorzio sarebbe avvenuto tra Natale e Capodanno, è stata solo anticipata la data.
La guerra però ha incendiato gli animi. Non è passata inosservata la dichiarazione del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone: “un partito che in Sicilia stringe rapporti con cocainomani e mafiosi poi sospende una persona perbene come D’Alia… senza vergogna”. Tenore più o meno simile per la dichiarazione di Adriano Frinchi, segretario regionale dell’Udc (non riconosciuto da Cesa che ha sconfessato i congressi siciliani e commissariato le sedi).
La frase ha suscitato l’intervento di Totò Cuffaro che si è sentito chiamato in causa sebbene nessuno abbia fatto il suo nome e dichiara all’Agi: “Non faccio né potrei fare politica attiva. Sono interdetto dai pubblici uffici, ma non dal pensiero e dal ragionamento, dall'osservazione, dall'analisi e dal commento sui fatti della politica. D’Alia mi cita come alla guida di una corrente e interprete di una linea politica: nulla di più falso, come sanno anche le pietre. Su una cosa sono d'accordo con D’Alia e cioè che con lui l’Udc è al governo nazionale e regionale con il Pd. E’stato D’Alia a volere Crocetta alla presidenza della Regione nel 2012 e i siciliani se ne ricorderanno al momento giusto”.
In realtà proprio il ritorno, sia pure da dietro le quinte e non in politica attiva di Cuffaro nello scenario siciliano, ha spinto D’Alia, che è stato tra i promotori della rivolta dei 40enni contro l’ex governatore, a frenare verso una possibile alleanza dell’Udc con il centro-destra siciliano. I rapporti tra i due non sono affatto idilliaci. Non è un caso se il gossip politico siciliano vede, dopo l’uscita di D’Alia dall’Udc l’ingresso delle truppe “ex Cuffariane” nonché i probabili ingressi nel partito dell’area genovesiana e del gruppo di Roberto Corona, con il placet di Cesa e del coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè.
Fino a ieri gran parte della deputazione Udc era con D’Alia, resta da vedere cosa faranno adesso, dopo lo strappo di Ognissanti. Val la pena però ricordare che l’Udc ha due assessori in giunta: Giovanni Pistorio e Gianluca Miccichè. A settembre Cesa aveva invitato gli assessori ad uscire dalla giunta. E’ chiaro che adesso deputati e assessori dovranno decidere apertamente con chi stare. Chi sta con Crocetta è fuori dall’Udc e viceversa. I deputati del gruppo Udc all’Ars però finora non hanno fiatato.
A replicare a Cuffaro ci ha pensato D’Alia: “Non so a quali mie dichiarazioni faccia riferimento il signor Salvatore Cuffaro visto che non trovo traccia di miei interventi pubblici o privati che lo contemplino. Mi spiace deluderlo ma non ho alcun interesse nei suoi confronti. Devo ritenere che le sue affermazioni non siano frutto di casualità, visto che in Sicilia nulla accade per caso neanche il 2 novembre e soprattutto sembrano confermare un suo impegno politico, una vera e propria militanza. Ma questi sono affari suoi e dei suoi amici della famiglia Addams del centrodestra siciliano alla quale da ieri si è aggregato un altro poveretto da Arcinazzo. Su di una cosa posso convenire con Cuffaro: La sfiga dei siciliani nella scelta dei presidenti di regione degli ultimi 15 anni almeno”
E’ invece l’ex assessore della giunta Crocetta Ester Bonafede, (nominata da Cesa vice commissario regionale in antitesi agli organismi eletti dai congressi dei ribelli) a replicare ad Ardizzone:“Premesso che siamo convinti che l'Udc sia un partito composto da persone oneste e corrette, se il presidente dell'Ars Ardizzone infanga l'Udc, partito di cui ha fatto parte fino a pochi minuti fa, due sono i ragionamenti logici che ne conseguono: o è al corrente dei mafiosi di cui parla (in tal caso lo invitiamo a fare i nomi alle autorità giudiziarie competenti e a mettere da parte qualsiasi tipo di atteggiamento omertoso) o, al contrario, la sua altro non è che una vile ritorsione personale. Siamo allibiti. E' incredibile, tra l'altro, che il presidente dell'Ars in quanto organo istituzionale e garante della terzietà, rinunci a questo ruolo entrando a gamba tesa in un dibattito politico ma con argomentazioni gravi e diffamanti".
Rosaria Brancato
Ma i cocainomani chi sarebbero?
Se lo avesse detto Accorinti… apriti cielo ” I NOMI FACCIA I NOMI E VADA IN PROCURA” si sarebbe detto.
Ma i cocainomani chi sarebbero?
Se lo avesse detto Accorinti… apriti cielo ” I NOMI FACCIA I NOMI E VADA IN PROCURA” si sarebbe detto.
ahahahahahaha ma non farmi ridere….ma i giornali del “passato” li leggi ???????” ahahahahahahahahahah
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ahahahahaah ci mancava la risposta di Cuffaro, ora aspettiamo quella di Miccichè e di Corona ( citati nell’articolo) sarebbe cosa buona e giusta aahahahahahahahahahahah
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