Sono una decina i casi di assenteismo al comune di Furci che restano in piedi, dopo la sentenza della Cassazione
C’è il sugello della Corte di Cassazione sul processo per i casi di assenteismo al Municipio di Furci Siculo, scoperti dalla Polizia di Taormina nel 2016. La Terza sezione della Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi degli impiegati che, dopo la condanna del dicembre scorso da parte della Corte d’Appello di Messina, avevano tentato la carta dell’ultimo grado di giudizio.
Diventa definitivo, quindi, il verdetto del dicembre di un anno fa, che aveva confermato 14 delle 20 condanne stabilite in primo grado.
L’inchiesta era iniziata a metà del decennio scorso, su segnalazione interna al Municipio. Il caso era già esploso a livello politico quando arrivò all’attenzione del Commissariato di Taormina, allora guidato dal vice questore Enzo Coccoli.
Il badge facile
Gli agenti piazzarono telecamere ovunque, dentro e fuori la sede del Comune, e analizzarono i tabulati delle presenze e dei permessi. Tantissimi i casi di uscite ingiustificate, dopo aver strisciato il badge, o autorizzate per cause di lavoro quando invece i dipendenti si occupavano di faccende personali. Alla fine arrivarono 65 misure cautelari, quasi 100 indagati complessivi, in sostanza la quasi totalità dei dipendenti comunali del piccolo centro della costa jonica messinese.
I furbetti del cartellino condannati
Il vaglio preliminare si concluse col rinvio a giudizio per poco più di 50 persone, e di queste ne furono condannate 20, in primo grado, nel 2020 (leggi qui la sentenza del Tribunale di Messina).
La sentenza d’appello
A dicembre scorso la Corte d’Appello aveva deciso 11 condanne, ridimensionando per altri tre imputati le pene decise: un anno e 4 mesi per Paul Manuli, un anno e 1 mese per Maria Concetta Salicola, un anno e 2 mesi per Rosaria Sgroi. Condanna di primo grado confermata per intero, invece, per: Grazia Andronico, Rosa Brigulio, Carmelo Caminiti, Silvana Chillemi, Monica Beatriz Foti, Antonietta Interdonato, Santa Lino, Nunziata Piccione, Lucia Riggio, Angelo Siti, Maria Antonia Toscano.
Soltanto 9 di loro hanno presentato ricorso in Cassazione, difesi dagli avvocati Antonio Scarcella, Anna Scarcella, Massimo Brigandì, Giovanni Randazzo, Vincenza Prestipino, Adriana La Manna.
Poteva risolvere tutto il sindaco invece di denunciarli e fare arricchire decine di avvocati e di conseguenza togliere risorse a tante famiglia
Meglio cosi il danno e questi ladri non faranno neanche un giorno di carcere e li vedremo sempre li o meglio sempre a timbrare e andarsi a fare le proprie cose anche nel comune ad aci bonaccorsi, tremestieri,trecastagni ci sono e tanti e chi come aci bonaccorsi che il loro ufficio e in bagno e che arroganza
Si è facciamo sempre omerta giusto Max? Bisogna avere rispetto di chi non ha un lavoro e per i cittadini che gli pagano lo stipendio….Bravo a chi a denunciato questo schifo
A mio modesto parere, la condanna è poca. Se non si ha voglia di lavorare si dovrebbe far spazio a chi c’è l’ ha. Questi esempi distorti di dipendente pubblico (pagati con i soldi delle nostre tasse) non può e non deve rappresentarci. Da ricordare che questa incapacità a fare il proprio lavoro nel pubblico ha un impatto negativo sui servizi erogati e ciò non è accettabile, ancor più se avviene per volonta propria nel non adempiere i doveri di ufficio. In conclusione complimenti a chi di dovere, dando luogo all’indagine e fatto chiarezza. Spero che questo serva da buon esempio e deterrente per chi ancora crede che essere onesti, preparati e professionali non paghi (pensiero dominante e diffuso). E poi ci si lamenta che manchino le opportunità di lavoro…anche questo è uno dei risultati (un amministrazione indecente non attrarrà mai imprese etc. Sul loro territorio) Sarebbe anche l’ ora di cambiare mentalità e di non difendere comportamenti oggettivamente ingiustificabili… Grazie
Poverini, si annoiavano senza far nulla. Dovevano condannarli a lavorare nel privato