Ottantaquattro ricercatori provenienti da prestigiose Università di tutti e 5 i continenti, tra cui, come unico rappresentante italiano, il prof. Gabriele Marino del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina, hanno tracciato la filogeografia del tumore venereo trasmissibile del cane, considerata la linea cellulare più antica (11000 anni) vivente.
L’articolo pubblicato su Science, attraverso lo studio di 540 casi, espande i risultati che già nel 2014 erano stati pubblicati dalla stessa prestigiosa rivista.
La partecipazione del gruppo di Messina è stata supportata significativamente dall’Ateneo attraverso il finanziamento del progetto di ricerca Comparative models of tumour progression and regression, nell’ambito del programma Research & Mobility 2017. L’area di Messina è endemica per il tumore venereo trasmissibile del cane e da quasi 100 anni viene studiato da studiosi del Dipartimento di Scienze veterinarie. L’Ospedale Didattico Veterinario attraverso l’Unità di Riproduzione Animale è un’eccellenza per la diagnosi e cura di questa “preziosa” patologia del cane.
Lo studio fornisce inedite informazioni sulla capacità del tumore di evolversi, di accumulare mutazioni di espandersi nello spazio e nel tempo per la sua incredibile capacità di trasferirsi per semplice passaggio di cellule da individuo a individuo. Conoscere la capacità di un tumore di sopravvivere ed evolversi, da un punto di vista genetico e molecolare, significa fornire potenziali bersagli terapeutici per ostacolare la crescita e il meccanismo di metastasi, quando queste informazioni vengono trasferite ai cosiddetti cancri “tradizionali”. Ma la filogeografia del tumore, ossia la distribuzione mondiale delle varie linee genetiche, oltre ad essere affascinante di per sé, traccia incredibilmente e fedelmente la storia del cane (e dell’uomo), dal suo addomesticamento nelle regioni del Tibet, alla scoperta dell’America, dalle grandi imprese coloniali fino ai giorni d’oggi.