"Il tempo è scaduto", lamentano. E prospettano una mobilitazione di massa se non arriverà a breve una forma convincente di stabilizzazione
Ieri l’iradiddio a Lamezia Terme. Quasi in simultanea, s’intosta anche a Reggio l’intensità delle rivendicazioni dei tirocinanti. In tutta la Calabria sono settemila (!), adesso a far sentire la loro voce sono quelli in forza alla Città metropolitana reggina.
“Le Politiche attive del lavoro avviate da tempo dalla Regione – lamentano – altro non sono che attività lavorativa svolta sotto lo pseudonimo di Tirocinio formativo (ora Tis). Alla luce di ciò, non è più procrastinabile un ulteriore rinvio alla soluzione di questo annoso problema che affligge questi lavoratori, che lavorano, pur non essendo riconosciuti tali! Insomma, oltre al danno pure la beffa! Ma adesso diciamo ‘basta’ a questa farsa di lavoro nero legalizzato mascherato da Tirocinio formativo”, è la netta presa di posizione degli interessati.
“Esigiamo interventi e misure da adottare ed applicare in egual modo e indistintamente a tutto il bacino a prescindere da chi è impegnato ed utilizzato nei Ministeri (Miur, Mibact, Giustizia) che rispetto ai Tirocinanti degli Enti Pubblici costituisce un numero esiguo di persone… ma essere nati in una famiglia più numerosa non può essere certo una colpa o motivo di discriminazione! Inoltre, i tirocinanti degli Enti locali – si osserva – dal 2012 hanno consentito agli Enti utilizzatori di continuare a garantire i servizi fondamentali ed essenziali all’intera utenza a costo zero. Pertanto, non è azzardato dire che il principio del buon andamento della pubblica amministrazione basato sui principi di economicità, rapidità, trasparenza, efficienza, viene raggiunto anche grazie al lavoro di migliaia di tirocinanti che soddisfano i bisogni della collettività”.
L’idea è che questo patrimonio di professionalità ed esperienza venga utilizzato “con un contratto a termine o a tempo indeterminato, come farebbe un’azienda privata che punta all’assunzione di personale capace e competente mentre negli Enti Pubblici si può accedere mediante concorso che, ahimè, la maggior parte delle volte, tra la platea dei comuni mortali partecipanti si nasconde già il vincitore! Per non parlare delle selezioni ad hoc che vengono puntualmente fatte attribuendo incarichi di rilievo in “luoghi” in cui si dovrebbe accedere anche per concorso pubblico che pubblico non è!”.
Tra rivendicazioni e illazioni, i tirocinanti però “continuano ad essere sfruttati e utilizzati in cambio di una misera indennità pari ad €500,00 mensili; senza un minimo di contribuzione; senza diritto a ferie, malattia, e quant’altro! Certo, potrebbe sembrare un passaggio un po’ forte rispetto alle legiferate tradizioni italiane… ma è l’unico modo per assorbire questo personale – asseriscono gli interessati – che per anni è stato al servizio della P.A. acquisendo le professionalità necessarie e dare così un senso ai 100 milioni di euro spesi dalla Regione Calabria per la loro formazione!”.
Solo che “il tempo è scaduto”, adesso la pacatezza e il dialogo lasciano spazio alle rivendicazioni e a una probabile “mobilitazione di massa” se non arriverà in tempi brevi la richiesta “formula che possa superare il passaggio da Tirocinio a Contratto a tempo determinato“.