La polemica di "Invece del ponte", mentre "Titengostretto" ribadisce le ragioni del ricorso al Tar di Comune di Villa e Città metropolitana di Reggio
La partita del ponte sullo Stretto continua. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, appare ottimista e punta sull’approvazione in tempi brevi del progetto definitivo e del piano finanziario, in origine previsti il 30 dicembre. Dopo la chiusura della Conferenza dei servizi, c’è stato un rinvio da parte del Cipess, Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. Nel frattempo, sul tema è polemico, nei confronti dell’amministrazione comunale di Messina, il comitato e associazione “Invece del ponte”: “In questo contesto, un vivo apprezzamento va rivolto al Comune di Villa San Giovanni e alla Città metropolitana di Reggio Calabria, per aver deciso di presentare ricorso al Tar contro il parere della commissione Via (Valutazione d’impatto ambientale). Il tutto dimostrando un impegno concreto per la tutela del territorio e dei diritti delle comunità locali. Al contrario, rileviamo l’inerzia dell’amministrazione messinese, che, condizionata dalla recente svolta politica verso il centrodestra, ha finora scelto di non intraprendere alcuna azione in merito“.
La linea pragmatica di puntare sulle opere compensative è stata ribadita dal deputato Francesco Gallo in occasione dell’incontro a Palazzo dei Leoni con, in collegamento da Palermo, il presidente della Regione siciliana Renato Schifani.
“Impatto ambientale irreversibile, dalla Via una bocciatura in realtà”
In generale, “Invece del ponte” contesta la narrazione sulla grande opera fatta in questo periodo: “Contrariamente a quanto annunciato più volte in pompa magna, il Cipess di fine anno non ha approvato il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina. Un rinvio che conferma, ancora una volta, come dietro agli slogan del governo e della Società dello Stretto ci sia più propaganda che realtà e concretezza. Il parere della Commissione Via del ministero dell’Ambiente, dato per favorevole con prescrizioni, è invece esplicitamente negativo in relazione all’impatto ambientale irreversibile dell’opera su numerosi siti di primaria importanza, quali le Zone di protezione speciale (Zps) e le Zone speciali di conservazione (Zsc) di Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare, Area Marina dello Stretto, Costa Viola e i Fondali da Punta Pezzo a Capo dell’Armi. Un no pesante, che pone in evidenza la fragilità ambientale dell’intero progetto”.
E ancora: “Secondo indiscrezioni, si starebbe valutando la possibilità di chiedere una “deroga” all’Unione europea per superare le criticità ambientali. Tuttavia, è bene ricordare che le direttive europee in difesa
dell’ambiente sono fondamentali e difficilmente aggirabili. La richiesta di deroga, se mai verrà
formalizzata, si preannuncia complessa, e il suo esito tutt’altro che scontato. Da marzo 2023 fonti ministeriali e stampa hanno ripetutamente sbandierato date e scadenze, puntualmente disattese. Nel frattempo, il progetto del ponte continua a drenare risorse preziose, distogliendo fondi da interventi realmente necessari per il territorio. L’ultimo caso è rappresentato dal miliardo e mezzo stanziato nella legge di bilancio, sottratto a infrastrutture essenziali, trasporti locali e manutenzione delle aree a rischio idrogeologico”.
Conclude l’associazione: “Ribadiamo con forza la necessità di fermare questa farsa e di investire in progetti concreti per migliorare la qualità della vita dei cittadini e la sostenibilità dei nostri territori. I
cittadini meritano un futuro fatto di soluzioni reali, non di promesse vuote e sprechi di risorse pubbliche”.
Titengostretto di Villa: “Le ragioni del nostro ricorso al Tar”
Intanto, sul ricorso al Tar interviene il comitato Titengostretto di Villa San Giovanni: “Il nostro Comune e la Città metropolitana di Reggio Calabria hanno depositato il ricorso al Tar del Lazio contro il parere della commissione Via-Vas (Valutazione d’impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica) per il progetto del ponte sullo Stretto. Avvalendosi del lavoro del professore Daniele Granara, i due enti richiedono al Tribunale amministrativo di annullare il parere della Commissione Via del ministero dell’Ambiente per vizi di legittimità ed eccesso di potere, riproponendo dubbi di costituzionalità sulla decretazione d’urgenza del dL Ponte e del dL Infrastrutture. Il comitato Titengostretto villese accoglie l’iniziativa che rappresenta un atto importante. E risponde all’imperativo dell’esercizio delle azioni a tutela del territorio e dei cittadini nei confronti del progetto dell’opera infrastrutturale definita strategica. Progetto che non riesce, nonostante il parere di un comitato scientifico interno alla SdM e di due commissioni di valutazione di impatto ambientale, a superare la soglia dell’approvazione senza raccomandazioni, osservazioni e prescrizioni cui ottemperare prima e in corso d’opera”.
“Gli enormi rischi di danno ambientale, ecco perché il progetto ponte non ci convince”
Continua Titengostretto, con presidente Rossella Bulsei: “La stessa commissione Via segnala che il danno ambientale, qualora l’opera non dovesse giungere a completamento, sarebbe irrimediabile sulle sponde di Sicilia e Calabria. 62 le raccomandazioni del Cts (Comitato tecnico scientico); oltre 200 le osservazioni della prima commissione Via. E ancora 63 le prescrizioni della seconda commissione, con difetti rilevati e su cui pendono esposti. D’altra parte i decreti, definiti “ad operam”, sono intervenuti a spezzettare il progetto in fasi esecutive, controllare e arginare la manifestazione pacifica del dissenso e svuotare il Fondo di coesione e sviluppo per finanziare il ponte a discapito di opere prioritarie, della sanità, dell’istruzione al sud. Una propaganda capillare e gesti dimostrativi, come una ruspa al lavoro in una delle aree di esproprio, tutto, sembrerebbe, per blindare il progetto, lanciare segnali alla popolazione e favorire un’accelerazione forsennata”.
E infine: “Comitati e cittadini sono ormai consapevoli che l’approvazione è un “no” camuffato, palesemente condizionato e sempre più ideologico, al contrario dei tanti “no” saldamente motivati dallo studio e dall’analisi del progetto. Alla luce di tutto ciò ribadiamo la fiducia nella democrazia e nelle Istituzioni e la ferma richiesta di tutela e garanzie per i nostri territori e i cittadini tutti, espropriandi e non. E ribadiamo il diritto delle città a non dover subire un progetto calato dall’alto. Quasi 14mld di euro che hanno più il sapore di un’ipoteca sul presente e sul futuro, piuttosto che di un’innovazione infrastrutturale”.
Nella foto in evidenza De Luca e Basile quando il leader di Sud chiama Nord lanciò la provocazione a Messina, nel periodo della crisi idrica: “Ora ci beviamo il ponte“.
VERGOGNA è la parola giusta e piu vergognasi i BUDDACI che li votano….
Cambiano come le bandiere al vento. Senza idee. Senza ideali. Senza spina dorsale.
E che c’erano dubbi ? 🤣🤣 alle prossime elezioni..bye
Il sindaco deve dico deve assumere una chiara posizione così come ha più coerentemente fatto fatto la sindaca di Villa San Giovanni. La città di Messina si è già espressa negativamente sull’opera ed il sindaco deve rispettare la volontà popolare. Il ponte se lo faccia Salvini sui denti.
Certo,ora come fanno a mettersi contro Salvini e Meloni?Il Dio del Nisi e i suoi accoliti ora sono diventati gli schiavi del destra-centro….