Sul caso Anffas, l'associazione disabili che ha ricevuto dal dipartimento la lettera con la quale viene chiesta la consegna delle chiavi della sede interviene l'assessore Pino. L'esponente della giunta Accorinti ha subito individuato la soluzione, ed in settimana incontrerà il presidente dell'associazione.
Il caso Anffas (l’associazione per disabili che si è vista recapitare una lettera dal Dipartimento che intimava la consegna delle chiavi della sede vedi articolo allegato) il neo assessore al patrimonio Sebastiano Pino se l’è trovato sul tavolo a poche ore dall’insediamento ma non ha esitato un attimo ad affrontarlo per evitare che esplodesse in uno scontro. Ha subito esaminato le carte, contattato il presidente dell’Associazione, Bruno Siracusano, valutato il da farsi, e si è poi incontrato con l’assessore ai servizi sociali Nino Mantineo per una soluzione congiunta. Infine si è presentato in Commissione per affrontare la questione con i consiglieri comunali.
“La vicenda ha due aspetti da risolvere- spiega Pino- il primo è quello legato al fatto che per i locali nei quali l’Anffas è attualmente ospitata a Cristo Re l’Asl ha fatto dei rilievi, ed è questo l’aspetto emergenziale da risolvere subito. C’è poi il secondo aspetto, che è importantissimo ma abbiamo più tempo davanti per risolverlo, ovvero la questione della sede di Ritiro, attualmente sotto sequestro e che rientra nella gestione del Dipartimento patrimonio”.
L’assessore Pino vuol muoversi su entrambi i fronti ed infatti in settimana incontrerà Siracusano per cercare di individuare il modo ed evitare che quanto prima i disabili si ritrovino senza più il luogo che per tantissimi anni è stato la “seconda casa”. I locali di Cristo Re infatti non rispondono ai requisiti richiesti dalla normativa ed intanto la storica sede è sotto sequestro dal 2 ottobre, dopo i tragici fatti che hanno comportato la morte di un disabile.
“L’immobile di Ritiro- continua l’assessore- è senza ombra di dubbio a struttura più idonea e che risponde alle esigenze dell’associazione, già collaudato. La soluzione ideale, in questo momento, viste le problematiche con Cristo Re e con l’istituto Marino, sarebbe quella del dissequestro ed in tal senso anche i magistrati sarebbero pronti, ma siamo ancora in attesa della relazione del perito”.
Un ritorno a casa sarebbe la soluzione migliore per i 38 assistiti che in questi mesi si sono visti spostare, dopo la tragedia, in una realtà completante diversa e non attrezzata per le loro esigenze. Il rischio, purtroppo, è che se non si trovano soluzioni in tempo e non viene dissequestrato l’immobile, le famiglie non possano più usufruire di alcuna alternativa.
C’è poi il secondo aspetto, quello legato al futuro della sede di Ritiro ed anche su questo l’assessore sta cercando una strada da seguire, di concerto con il collega di giunta Mantineo.
“Ho avuto modo di parlare con il dirigente del Dipartimento Castronovo- ha spiegato anche in commissione l’assessore Pino- che ha eseguito un atto formale, ovvero mettere a valore il Patrimonio del Comune. Questo è un obbligo istituzionale, ma ogni caso deve essere valutato. La rilevanza sociale dell’immobile doveva spingere il dirigente a comunicarlo all’assessore, dal momento che in questo caso ci sono decisioni politiche da assumere”. E’ infatti proprio l’utilizzo sociale che finora è stato fatto di quell’immobile che comporta ad una scelta che va ben oltre l’obbligo di mettere a valore il patrimonio e prendere decisioni di “tipo politico” più che meramente burocratiche. Ed è proprio questa la strada che ha deciso di intraprendere la giunta.
“Vista la rilevanza sociale della sede- conclude- ho già parlato con l’assessore Mantineo per studiare il passaggio ai servizi sociali dell’immobile, in modo che possa essere destinato all’associazione per fini sociali. Si è già fatto qualcosa di analogo con la Lelat. Abbiamo alcuni mesi davanti, dal momento che il comodato d’uso scade a novembre ma sono certo che se ci mettiamo al lavoro subito arriveremo alla migliore soluzione in tempo”.
Il percorso quindi è stato tracciato e l’idea, se non ci saranno intoppi, porta dritta al rinnovo del comodato d’uso per la sede di Ritiro. Le tappe potranno essere rispettate però solo se l’immobile sarà dissequestrato. In caso contrario ci saranno intoppi e passaggi più lenti ma soprattutto un problema serissimo: tra non molto i 38 disabili dell’Anffas rischiano di non avere più materialmente alcuna casa e i 24 dipendenti un luogo di lavoro.
A margine c’è da ricordare un particolare: finora è stato un non-politico, il commissario Sbordone, l’unico a non far pagare l’associazione per l’utilizzo della sede. L’immobile di Ritiro, oltre 600 metri quadrati, è nella disponibilità dell’Anffas sin dal 1990, quindi da 25 anni e le famiglie per assicurare ai propri cari le migliori condizioni hanno anche speso di tasca propria una serie di somme nella struttura. All’inizio l’associazione pagava un milione delle vecchie lire al mese. Poi arrivò la giunta Providenti che quadruplicò il canone a 4 milioni e 800 mila lire al mese. Si è dovuto aspettare il commissario Sbordone, quindi un non-politico che dopo un sopralluogo (era il 2005) decise che avrebbe concesso quella struttura in comodato d’uso per nove anni, dal 2006 al 2015. Ma c’è di più, perché anche se la Regione ha autorizzato l’Anffas per 40 assistiti, l’Asl, forse per problemi economici, paga soltanto per 30 assistiti, con la conseguenza che, per assicurare il miglior servizio, e visto che i disabili sono 38, le famiglie aggiungono le cifre che mancano. Stessa cosa per mettere gli ascensori a norma e per una serie di altri interventi nel corso di 25 anni. Solo l’unione d’intenti potrà dare risposte a queste famiglie che hanno affrontato tanti sacrifici e che adesso, se hanno timori, è solo per i loro cari.
Rosaria Brancato