Il Consiglio comunale non ha approvato il testo predisposto dal commissario "ad acta", Pietro Di Miceli. Undici i voti contrari, 6 i favorevoli e 1 astenuto. E il sindaco Eligio Giardina minaccia adesso di dimettersi da componente dell'ente culturale.
E alla fine il monito del sindaco Eligio Giardina è rimasto inascoltato. Con il comitato Taormina Arte che adesso rischia di essere sommerso dai 5 milioni di euro di debiti e i lavoratori che molto probabilmente pagheranno il prezzo più alto. La seduta straordinaria di Consiglio comunale, tenutasi ieri sera a Palazzo dei Giurati, è infatti terminata con un finale a sorpresa. Molto a sorpresa. Con 11 voti contrari, 6 favorevoli e 1 astenuto il Civico consesso taorminese ha, infatti, deciso di non approvare la proposta di delibera per la “Trasformazione del comitato TaoArte in fondazione-Adesione e individuazione dei beni da conferire”. Dopo innumerevoli discussioni in seno all’Assemblea, durate settimane e settimane, i consiglieri di minoranza Pinuccio Composto, Eugenio Raneri, Alessandra Caltabiano, Liliana Tona, Nunzio Corvaia ed Enza De Luna, oltre a quelli di maggioranza Rosy Sterrantino, Carmelo Leonardi, Franco Pizzolo, il presidente del Consiglio, Antonio D’Aveni, e il suo vice, Vittorio Sabato, hanno dunque votato contro lo statuto “palermocentrico”, presentato dal commissario “ad acta”, Pietro Di Miceli. Una scelta che ha portato il primo cittadino della Città del Centauro a minacciare le dimissioni da componente dell’attuale comitato, visto che non si è arrivati ad una conclusione positiva della vicenda. E tutto questo perché i membri del Consiglio, contrari alla proposta di Di Miceli, hanno evidenziato poca chiarezza in merito ai debiti e ai decreti ingiuntivi che continuano a piovere sull’ente organizzatore e l’assenza di un piano economico lineare. Ma è stata contestata anche la scelta di comprendere l’ex Provincia di Messina e lo stesso Comune peloritano all’interno della costituenda Fondazione, oltre alle feroci critiche che gli stessi consiglieri hanno mosso riguardo la previsione di un amministratore unico che – stando a quanto detto – avrebbe esautorato il ruolo del sindaco pro-tempore. Una situazione, questa, che è stata bene soltanto a Gaetano Carella, Salvo Brocato e Gaetano Cucinotta (maggioranza) e Carmelo Valentino, Piero Benigni e Graziella Longo (Partito Democratico), mentre Nino Moschella si è astenuto.
Enrico Scandurra