La Meredith Grey della popolare serie tv “Grey’s Anatomy” è la protagonista assoluta della quarta giornata di festival. Poche e zuccherose battute per l’attrice statunitense nell’affollatissima lezione del PalaCongressi.
Giunta all’undicesima stagione dell’acclamata serie tv targata Fox “Grey’s Anatomy”, l’attrice statunitense Ellen Pompeo viene catapultata al Festival di Taormina per un bagno di folla probabilmente inaspettato alla vigilia per una diva del piccolo schermo. Segno dei tempi e dei costumi. Le dichiarazioni della Pompeo, tutte all’insegna di un american dream di terza mano e di una lotta per le pari opportunità da bignami rivoluzionario, non suscitano particolare scalpore mediatico: quando un attore pronuncia la frase “fare questo lavoro significa interpretare emozioni” siamo sempre molto distanti da ogni qualsivoglia tipo di discorso artistico.
“I miei nonni sono partiti da un paesino della Campania, Gesualdo, per realizzare i propri sogni”, racconta la Pompeo durante la lezione del PalaCongressi, “oggi io sono in Italia per raccogliere l’abbraccio di tantissimi fan a conclusione di un disegno praticamente perfetto. Tanti miei colleghi si preoccupano troppo spesso di organizzare dettagliatamente il proprio futuro senza aver considerazione delle emozioni del presente: a quanti mi chiedono informazioni in merito al futuro di “Grey’s Anatomy” rispondo semplicemente che non mi sono mai posta eccessive domande a riguardo”.
In un festival particolarmente “women oriented” la Pompeo fornisce anche la sua versione sulla battaglia femminista intrapresa da alcune attrici e registe di Hollywood per la parità dei compensi: “Credo sia una lotta giusta e meritevole della massima considerazione. Dobbiamo essere unite nei nostri propositi per cambiare le regole di un ambiente decisamente maschilista”. All’incontro hanno partecipato anche alcuni rappresentanti di Telethon per rendere merito ad opere di grande divulgazione come i “medical drama”, spesso incentrati su vicende reali legate alla ricerca scientifica contro le malattie rare.
Domenico Colosi