Il presidente del sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani, in esclusiva a Tempostretto.it, rivela cosa c'è di vero dietro la possibilità di dirigere il taormina film festival e sottolinea il grande lavoro svolto da Tiziana Rocca
Giusto il tempo di calare il sipario sulla 58° edizione del Taormina Film Festival e la stagione cinematografica si conclude come di consueto con l’assegnazione dei tanto ambiti Nastri d’Argento, il premio nato nel 1946 e conferito dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani. La cerimonia di premiazione si terrà domani, sabato 30 giugno, al Teatro Antico di Taormina e sono già state annunciati alcune novità (il ritorno del Premio Biraghi a Taormina), alcuni premiati (a Carlo Verdone andrà il Nastro dell’Anno) e la presentatrice, ovvero la bella Stefania Rocca.
In esclusiva Tempostretto.it ha intervistato Laura Delli Colli, ormai storica presidente dell’SNGCI, perfetta occasione per fare il punto sul cinema italiano e non solo…
Si è appena conclusa la 58° edizione del Taormina Film Fest. Che ne dice?
«Quest’anno è stato fatto un vero miracolo. In soli 40 giorni, Tiziana Rocca e Mario Sesti sono riusciti a costruire un prodotto notevole, si sono rivelati un mix davvero sorprendente. In particolare Tiziana Rocca ha dimostrato una notevole capacità».
Perché?
«Chi conosce Taormina, come me, sa che la struttura interna è sempre molto disponibile tuttavia la Sicilia è un laboratorio politico davvero particolare e allo stesso tempo il pubblico del teatro non si conquista facilmente. Pensate cosa inventò Felice Laudadio per far tornare i Nastri a Taormina, volle una serata con Tom Cruise che noi poi premiammo. Ecco, questa felice unione di glamour e cinema è ciò che serve per Taormina e credo che Tiziana l’abbia colta in pieno».
Mario Sesti come direttore artistico le è piaciuto?
«Mario ha fatto una delle più belle rassegne di documentari con Extra a Roma, facendolo diventare un vero e proprio laboratorio d’innovazione. Ho solo stima per lui e mi piace ricordare il premio che gli abbiamo assegnato con il Sindacato, anni or sono».
Proprio Sesti ha dichiarato che vorrebbe collaborare con i Nastri per Taormina…
«Verrebbe fuori un festival certamente più forte se trovassimo il modo di collaborare eppure Taormina, negli anni, non ha mai approfittato del forte richiamo mediatico e dell’apporto qualitativo che potremmo garantire. Ma vorrei chiarire che non si tratta di inglobare il festival o viceversa, ormai abbiamo due identità forti. Il prossimo anno pare che Riccardo Tozzi dell’ANICA voglia lanciare su diversi festival, non solo a Taormina, la stagione cinematografica estiva. Noi lo chiediamo da anni, del resto aspettiamo ogni anno Cannes proprio per cercare di tenere viva la stagione sino all’ultimo».
Che Nastri saranno quest’anno?
«Premieremo Carlo Verdone ma la sua non è una commedia dura e pura. Sapete che da diversi anni i Nastri hanno fiutato il trend e hanno valorizzato e spinto la commedia italiana, premiando tutto il collettivo non solo l’interprete unico ma “Posti in piedi in paradiso” è un passo oltre, fotografa la crisi sociale e familiare. Premiamo anche i Vanzina per la prima volta, credo che il nuovo sentiero che stanno imboccando sia molto interessante».
Un desiderio per il futuro dei Nastri?
«I Nastri potrebbero diventare ancora più forti. Non vorrei somigliassero agli Oscar perché non siamo un premio dell’industria cinematografica, piuttosto li vedrei come i Golden Globe italiani».
Come giudica la situazione dei festival di cinema in generale?
«Non si possono più fare festival fotocopia, servono offerte diversificate, non sono tollerabili guerre fra le varie kermesse nazionali perché le minacce di sovrapposizioni, come quelle messe in atto fra Roma e Torino, fanno male a tutti, al pubblico e alla stampa innanzitutto. Ma soprattutto deve essere garantito l’appoggio totale delle istituzioni e la piena autonomia organizzativa».
I sindaci di Messina e Taomina, Buzzanca e Passalacqua, in conferenza stampa, ipotizzavano un ritorno dei David a Taormina. Che ne pensa?
«Mi fanno sorridere. Anche i Nastri hanno un passato glorioso come i David, forse di più, ma bisogna rendersi conto che i tempi cambiano e non si può sempre guardare indietro. Loro mitizzano le candeline accese e il pubblico assiepato ma oggi, per motivi di sicurezza, sarebbe impossibile farlo. Arriverebbero i pompieri dopo cinque secondi. E vogliamo parlare dei red carpet? Un tempo le star si potevano vedere solo sul palco di un grande teatro, oggi grazie ad internet le conosciamo come fossero i nostri dirimpettai e quel misterioso fascino che emanavamo le grandi star mi sembra sbiadito dalle necessità promozionali dello star system, dai red carpet posti persino davanti ai supermercati».
Per parecchi mesi si è vociferato un suo incarico per dirigere il Taormina Film Festival. Cosa c’è di vero?
«Ho avuto sondaggi diretti ma mai ufficializzati da una lettera. Ho dato la mia disponibilità solo a patto di poter migliorare la direzione del festival e a quanto mi risulta anche i membri del Comitato di TaoArte ne hanno discusso».
E poi?
«Credevo che i tempi fossero maturi perché finalmente la politica, a livello regionale, garantisse un appoggio pieno a Taormina Arte, sollevandola da parte degli oneri e permettendo così una copertura stampa più ampia. Mi sarei aspettata un incarico ufficiale per costruire non un semplice festival ma un evento cinematografico su più giorni e invece mi hanno chiesto di partecipare al bando. Credo che il fatto che i nostri partner commerciali siano al fianco dei Nastri da diversi anni, come BNL e Persol, dimostri ampiamente che avremmo certamente potuto presentare un piano di autofinanziamento economico importante ma non penso fosse giusto costringermi a fare tutto in un mese appena. Proprio per questo mi preme sottolineare il miracolo compiuto da Tiziana Rocca».
Cosa avrebbe proposto se le avessero dato un mandato ufficiale?
«Una rassegna Taormina Cinema più ampia, una kermesse che valorizzasse i film poco distribuiti, premiando il cinema italiano soprattutto, seguita dai Nastri senza dover necessariamente comprimere tutti gli eventi nei classici due giorni. Ma non è andata così».
Francesco Musolino