Il sindaco: "Necessario riflettere sulla fragilità del tessuto economico e sulla incertezza dei valori sui quali abbiamo finora fondato la nostra convivenza"
TAORMINA. Corso Umberto deserto, locali chiusi. Parcheggi vuoti. Niente turisti. Una città fantasma. E’ stato il Natale cancellato dalla pandemia. Le strade si sono riempite solo dalle melodie della cornamusa. Quest’anno gli zampognari chiamati dal Comune non hanno dovuto districarsi tra la folla. Nel loro cammino hanno incontrato solo i taorminesi che si sono recati in Cattedrale per la Messa, baciati dal sole di una giornata primaverile. Un Natale diverso. E per tanti anche amaro. A causa di una attività o un lavoro “sospesi”. Le tante incertezze per il futuro. E non solo. “Proprio le feste più belle dell’anno – commenta il sindaco, Mario Bolognari – devono farci riflettere sulla fragilità del tessuto economico e sulla incertezza dei valori sui quali abbiamo finora fondato la nostra convivenza. Taormina – aggiunge – non sfugge a questa riflessione e deve interrogarsi su quali saranno i nuovi modelli di sviluppo e, in particolare, le modalità con cui si farà turismo nei prossimi anni”. Ma quello di Bolognari vuole essere “un messaggio di speranza a condizione che tutti – spiega – siamo disposti a cambiare in meglio i nostri comportamenti quotidiani, la qualità degli investimenti, l’etica dell’impresa e del lavoro. Taormina – sottolinea il sindaco Bolognari – ha già superato altre crisi epocali e anche questa colta sarà in grado di rialzarsi. Lo farà certamente, cambiando la velocità in lentezza, la pesantezza dei numeri in leggerezza delle idee, la quantità dei servizi nella qualità della vita. Un turismo sostenibile, moderno e rispettoso della vita e dell’identità locale”. Il pensiero di Bolognari va principalmente “agli operatori sanitari, al mondo della scuola, a coloro che hanno perso il lavoro, agli imprenditori che hanno chiuso la loro attività, a tutti coloro che soffrono di più e che tanto stanno facendo per uscire dalla crisi. L’antico spirito della città prevarrà – conclude – e porterà con sé soprattutto la solidarietà, quello spirito che unisce i più forti e i più deboli”. (Carmelo Caspanello)