Grande successo per la Carmen diretta da Enrico Castiglione

Grande successo per la Carmen diretta da Enrico Castiglione

Giovanni Francio

Grande successo per la Carmen diretta da Enrico Castiglione

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venerdì 17 Luglio 2015 - 05:59

La mezzosoprano russa Elena Maximova ha incantato il pubblico di Taormina nei panni della seducente sigaraia spagnola. L'evento è stato trasmesso in diretta via satellite con 300 sale cinematografiche di 30 diversi paesi del mondo.

Carmen inaugura quella che potremmo definire la trilogia di Siviglia, alla quale seguiranno Don Giovanni di Mozart ed Il barbiere di Siviglia di Rossini, interessantissima proposta che il regista Enrico Castiglione presenta per la stagione lirica estiva del teatro antico di Taormina (Taormina Opera Festival). L’opera in quattro atti di Georges Bizet, su libretto, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di P. Mèrimèe, di H. Meilhac e L. Halèvy, alla stesura del quale contribuì fattivamente lo stesso Bizet, autore tra l’altro delle parole della celeberrima Habanera, fu eseguita per la prima volta a Parigi nel 1875, tre mesi prima della morte del compositore, è fu un insuccesso, per cui Bizet non riuscì ad assistere all’enorme successo che ottenne in seguito il suo capolavoro, divenuto una delle opere più popolari ed amate della storia del melodramma.

L’opera, come è noto, narra dell’amore folle del militare Don Josè per Carmen, sensuale, aggressiva ed ammaliante sigaraia, che egli aiuta a fuggire in seguito al suo arresto per una rissa; Don Josè, travolto dalla passione, non si cura più della sua Micaela, ma Carmen, che inizialmente ricambia il suo amore, presto verrà conquistata dall’affascinante torero Escamillo. Tale amore però le costerà la vita, uccisa per mano di Don Josè, nel tragico epilogo che vede inscindibili amore e morte.
Numerosi musicisti francesi del tardo ottocento furono ispirati dalla musica e dal folclore spagnoli nelle loro composizioni (basti citare “Espana” di E. Chabrer, “Iberia” di C. Debussy, e soprattutto il “Bolero” di M. Ravel), ma in Carmen lo spagnolismo esercita una funzione drammatica che impernia e caratterizza tutta l’opera, a tal punto che ogni aria, ogni frase musicale, ci parla della Spagna, e solo la lingua adoperata (il francese) ci ricorda che l’autore non è spagnolo.
L’opera rappresenta la quintessenza dell’amore passionale, sensuale, assoluto e senza compromessi, che viene incarnato nel personaggio di Carmen, donna istintiva, incline alla passione, che segue sempre e comunque l’amore, sempre però fedele a se stessa, fino alla morte.
Per quanto il mondo poetico e musicale di Bizet sia assai distante da quello di Mozart, il personaggio di Don Giovanni, (prossima rappresentazione il 5 Agosto) seppur per certi versi agli antipodi rispetto a Carmen, in quanto quest’ultima impronta la sua esistenza sulla consacrazione dell’amore, mentre il primo sulla sua continua profanazione, ha in comune con quest’ultima la assolutezza e la totale coerenza, connotati che porteranno entrambi ad una tragica morte.
La pregevole regia ha optato per la versione “classica” originaria, con recitativi parlati senza accompagnamento dell’orchestra, a differenza di molte edizioni che adottano il recitativo strumentale (alla Puccini per intendersi), scritto successivamente dal compositore E. Guiraud. Inusuale invece la scelta di accompagnare il notissimo preludio dell’opera con un balletto; l’insieme, se pur gradevole, desta qualche perplessità in quanto il preludio dovrebbe ascoltarsi (come di consueto) a luci spente e sipario abbassato, in modo che gli spettatori si concentrino esclusivamente sulla musica, a maggior ragione trattandosi di un pezzo che spesso viene eseguito da solo, anche come bis, nelle sale da concerto.
Più che dignitose e senza sbavature le prestazioni dei cantanti: Don Josè (Giancarlo Monsalve) corretto ma forse un po’ “leggero”; Escamillo (Michael Bachtadze), il toreador al quale è affidata una delle arie, accompagnata dal coro, più memorabili della storia del melodramma di tutti i tempi, vero leitmotiv dell’opera, rappresenta bene con la voce e con i modi la tracotanza dell’uomo di successo che accenderà l’amore di Carmen; Micaela (Joanna Parisi), brava e molto applaudita, che riesce a rendere bene il personaggio gentile e mite che rappresenta, perfetto contraltare all’irrequietezza e sfrontatezza di Carmen. Più che sufficienti anche i comprimari Morales (Giovanni Di Mare), Zuniga (Gianluca Lentini), Mercedes (Irene Molinari), Frasquita (Madina Kabeli), Dancairo (Federico Cavarzan) e Remendabo (Giuseppe Di Stefano). L’orchestra, diretta da Myron Michailidis, è apparsa precisa e ricercata nel riprodurre le melodie di sapore spagnoleggiante che connotano tutta l’opera, forse – ad essere pignoli – riuscendo meglio nelle parti liriche piuttosto che in quelle brillanti o drammatiche.

Dulcis in fundo, Elena Maximova, straordinaria cantante che ha saputo interpretare il ruolo di Carmen conferendole quella dose di sensualità, spregiudicatezza, tragica passionalità, non soltanto grazie alla sua splendida voce di mezzo soprano, ma anche grazie alle sue movenze di attrice consumata che si è totalmente immedesimata nel personaggio, incantando il gremitissimo teatro antico (indimenticabile, a parte la sua Habanera, l’aria con la quale danza suonando le nacchere, ammaliando Don Josè). Un cenno infine alla originale scenografia, una serie di finti mattoni che simulano panche ed edifici, di colore identico alla struttura del teatro, tanto da sembrarne una naturale continuazione. A proposito del teatro, difficilmente riusciremmo ad immaginare una cornice più suggestiva ed appropriata per la rappresentazione di Carmen dello splendido teatro antico di Taormina.

Giovanni Franciò

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