I componenti dell'organismo, ieri presieduto da Claudio Fava, hanno ascoltato vertici delle forze dell'Ordine e magistrati. Ne è venuto fuori un quadro preoccupante: un clan forte, che controlla appalti e investe in prima persona attraverso imprenditori mafiosi. Di fronte, uno Stato che investe nella lotta alla criminalità risorse sempre più esigue
La "capitale" della mafia nel messinese è ancora Barcellona. Una mafia che prosegue nel suo percorso di "mutazione genetica" e sempre più ricicla nell'economia pulita, attraverso un nutrito ceto di imprenditori. Attraverso i colletti bianchi, i barcellonesi controllano importanti lavori e appalti anche a Messina, mentre per i settori più "tradizionali", come droga ed estorsioni, il loro controllo è capillare almeno fino a Venetico. I clan dei Nebrodi stanno riprendendo vigore, mentre a Messina preoccupa il fatto che permangano, tra i ranghi dei lavoratori dei servizi pubblici, sacche di manovalanza controllabile dalla criminalitá.
Sono queste le direttive principali sui quali si è mossa la Commissione nazionale antimafia ieri a Messina. Assente Rosy Bindi, l'organismo parlamentare è stato presieduto dal vice Claudio Fava, si è insediata puntualissima alle 14.30, in Prefettura, ed è andata avanti fino a tarda serata. Nella prima tornata di audizioni, la Commissione ha ascoltato i vertici delle Forze dell'Ordine. Poi è stata la volta dei magistrati.
Il Procuratore Capo Guido Lo Forte – accompagnato dai sostituti Maria Pellegrino, Giuseppe Verzera, Fabrizio Monaco e Liliana Todaro – e il presidente della sezione Misure di Prevenzione Nunzio Trovato hanno illustrato i risultati sul lavoro che più ha impegnato la magistratura messinese negli ultimi anni: l'aggressione dei patrimoni mafiosi.
Quasi due miliardi l'ammontare dei capitali sequestrati alla criminalità, quasi il 98% di questi poi confiscati. Un'enorme fetta di imprese, piccole o grosse aziende, sottratte ai boss o agli imprenditori più che compiacenti, che una volta passato allo Stato diventa un problema per lo Stato stesso. Malgrado l'incremento dei procedimenti, infatti, le pesanti vacanze di organico costringono poi giudici d amministratori giudiziari a lavorare praticamente in emergenza. I giudici della sezione Misure di Prevenzione, ad esempio, sono spesso impegnati a formare altri collegi, dal Tribunale del Riesame alla Corte d'Assise. Eppure sequestri e confische restano le strade più efficaci da percorrere per la lotta di questa criminalità " caratterizzata dal crescere di una borghesia mafiosa e di un'imprenditoria che controlla la quasi totalità degli appalti pubblici", spiega Claudio Fava. "Mafiosi che fanno gli imprenditori", ha commentato Fava alla fine della seconda tornata di audizioni, componenti effettivi di una organizzazione che "è mafia vera, con quei vincoli associativi e quella capacità di minaccia e di organizzazione anche trasversale con le cosche di altre province, che ha conservato e sviluppato negli anni".
E' la mafia della città del Longano, appunto, contro cui la Procura ha mosso una offensiva senza precedenti, negli ultimi 4 anni, con importanti inchieste come Gotha. Grazie alla collaborazione di pentiti di primo piano, dall'ex boss della frangia militare dei mazzarroti al giovane Salvatore Campisi di Terme Vigliatore, passando per il meccanico di Oliveri Santo Gullo e il commercialista Luigi La Rosa dell'Aias, a più riprese le forze dell'Ordine hanno arrestato e assicurato al 41 bis praticamente l'intero clan di Barcellona, compresi gli imprenditori, tra loro molti incensurati, che recentissimamente stavano cercando di riorganizzare il controllo sul territorio e i lavori. E nel territorio del Longano sono ancora tanti i settori infiltrati e controllati dalla criminalità, dall'edilizia al commercio, passando per il business smaltimento. Lo ha confermato anche il sostituto procuratore di Barcellona Francesco Massara, che ha denunciato anche lui la costante vacanza di organico. Un problema, quella della carenza di magistrati, condiviso dal procuratore capo di Patti, Rosa Raffa, che puó contare su un esiguo numero di sostituti, eppure deve affrontare diverse problematiche.
L'inchiesta "Affari di famiglia" ad esempio ha documentato come il clan di Tortorici stia riacquistando potere e spessore, tanto da arrivare a progettare attentati agli appartenenti alle forze dell'ordine "scomodi". Un clan, quello dei tortoriciani, che oltre ad essere vivo e vegeto, controllava un ingente giro di droga e una buona fetta di estorsioni. Un territorio, quello nebroideo, dove la grande capacità di attirare gli investimenti pubblici ha convogliato anche sacche di criminalità, come è emerso dalle inchieste sull'eolico sui Nebrodi o la gestione dell'ufficio progettazione del Comune di Sant'Agata.
E' la quarta volta che la Commissione bicamerale antimafia fa tappa a Messina. La prima volta, nel '98, fu l'omicidio eclatante del professor Matteo Bottari e gli scandali sull'Università a richiamare in città l'organismo parlamentare, tornato nel 2000 sulla scia dello scandalo che travolse anche i vertici della Procura antimafia, dalla gestione del pentito Luigi Sparacio alle ombre sulle indagini sulla morte di Graziella Campagna. Nel 2005 la Commissione tornó in cittá: sul tavolo, il caso Barcellona, la proposta di scioglimento del consiglio comunale, poi non andata in porto, la poderosa inchiesta sul business rifiuti, da Messina a Barcellona.
Alessandra Serio
Sono preoccupazioni manifestate nel passato, non si spiega a Messina l’abnorme numero di vani costruiti a fronte di un continuo calo demografico e della perdurante crisi del mercato immobiliare, praticamente fermo o in recessione, infatti non è più conveniente per le giovani coppie acquistare il proprio nido, ma andare in affitto dove l’offerta è molto più alta della domanda, conveniente economicamente, e in più un’ampia possibilità di scelta rispetto al paesaggio e alla posizione dell’immobile. Quindi oltre la NDRANGHETA calabrese ci soffoca anche COSA NOSTRA barcellonese o pozzogottese, riciclano il loro denaro anzitutto in edilizia, soldi sporchi della vita perduta dei nostri giovani dipendenti dalle tante droghe, mettendo in grave difficoltà i costruttori messinesi.
Sono preoccupazioni manifestate nel passato, non si spiega a Messina l’abnorme numero di vani costruiti a fronte di un continuo calo demografico e della perdurante crisi del mercato immobiliare, praticamente fermo o in recessione, infatti non è più conveniente per le giovani coppie acquistare il proprio nido, ma andare in affitto dove l’offerta è molto più alta della domanda, conveniente economicamente, e in più un’ampia possibilità di scelta rispetto al paesaggio e alla posizione dell’immobile. Quindi oltre la NDRANGHETA calabrese ci soffoca anche COSA NOSTRA barcellonese o pozzogottese, riciclano il loro denaro anzitutto in edilizia, soldi sporchi della vita perduta dei nostri giovani dipendenti dalle tante droghe, mettendo in grave difficoltà i costruttori messinesi.