In questi giorni di polemiche sulla seduta del consiglio comunale l'attenzione si è spostata dal vero problema: i rifiuti costano ancora troppo ai cittadini e la Tari sarà identica allo scorso anno e lo sarebbe stata comunque perché le riduzioni non approvate avrebbero portato un risparmio irrisorio di una decina di euro a bolletta.
Le polemiche, gli attacchi, i botta e risposta a suon di comunicati stampa, questo weekend pasquale appena trascorso è stato all’insegna del caso Tari per quella seduta di consiglio comunale della notte del Sabato Santo. Dalle dichiarazioni degli assessori alle repliche piccate dei consiglieri comunali, con tanto di resoconto della seduta alla mano per dimostrare che quella sera i 21 presenti in aula non hanno potuto fare il proprio lavoro, quello che resta adesso e che dovrebbe avere maggiore attenzione da parte dei cittadini è il Piano finanziario che quella sera i consiglieri giustamente non hanno voluto approvare perché impossibilitati ad analizzare in meno di 24 ore le due corpose delibere che mettono in fila tutti i numeri del pianeta rifiuti. Costi che sono tutti a carico delle tasche dei messinesi.
Un Piano finanziario che quest’anno è stato realizzato da MessinaServizi sulla base del contratto di servizio che la lega al Comune dal luglio 2017, ma attuato di fatto dal 1 marzo di quest’anno, giorno in cui la nuova società ha materialmente iniziato a lavorare al posto di Messinambiente.
Quali sono i numeri che pesano sul piano finanziario dei rifiuti per questo 2018? Intanto c’è un dato inconfutabile: anche in questo anno la spazzatura costerà ai messinesi 44,5 milioni di euro, esattamente come un anno fa ed esattamente in linea con la salatissima tassa che i messinesi si sono ritrovati a pagare in questi anni. Segno inequivocabile che sul fronte rifiuti non c’è stata quell’inversione di tendenza che cinque anni fa sembrava l’obiettivo più importante da raggiungere per questa amministrazione. E così, nonostante promesse e impegni che si sono ripetuti di anno in anno, la Tari costerà tanto anche quest’anno. E a chi dovesse appigliarsi al fatto che il consiglio comunale la notte del sabato di Pasqua non ha votato piano e tariffe, per un’oggettiva impossibilità che emerge chiaramente dal verbale della seduta e non certo per dispetti o scaramucce nei confronti del sindaco o della giunta, proviamo a spiegare chiaramente che le riduzioni di cui tanto si è parlato in questi giorni si sarebbero concretizzate in una decina di euro in meno sulle bollette.
Giusto per avere contezza ecco i calcoli con le tabelle alla mano: un unico cittadino che vive in un appartamento di 100 mq nel 2017 ha pagato 263,65 euro, mentre con le riduzioni del 2018 avrebbe pagato 256,98 euro. O ancora Una famiglia di 2 persone che vive nello stesso appartamento di 100 mq l’anno scorso ha sborsato 364,14 euro mentre quest’anno avrebbe trovato in bolletta 354,68 euro. Famiglie molto numerose con sei o più componenti, sempre negli stessi 100 mq avevano pagato 492,92 euro, mentre quest’anno 482,92 euro.
Dunque niente di più che un risparmio pressoché irrisorio per tutte le fasce di utenti.
Tornando ai costi, per essere proprio precisi, come si legge nelle oltre 300 pagine che compongono le due delibere che tanto hanno fatto discutere, il costo del servizio prospettato per il 2018 supera addirittura quello del 2017 di 568 mila euro e aumenta anche di 200 mila euro il costo per le agevolazioni che spettano a chi differenzia nelle isole ecologiche e con il compostaggio domestico. A compensare però per fortuna ci sono 891 mila euro in più che arrivano dall’azione fatta per la lotta all’evasione, 151 mila euro di contributi Miur e altre somme frutto di economie che hanno evitato che i costi lievitassero fino a superare addirittura i 47 milioni di euro.
Ma come si arriva a questi 44,5 milioni? Queste le spese inserite nel piano: 5,1 milioni spesi da Messinambiente tra gennaio e febbraio più altri 987 mila euro di residuo del 2017; 303 mila euro destinati alla Srr; 28,1 milioni per MessinaServizi; 10,8 milioni per la discarica: totale 45,5 milioni di euro.
Volendo andare a guardare nel dettaglio alcune voci dei costi di gestione vediamo che 11,9 milioni sono destinati a spazzamento e lavaggio, 10,9 milioni a raccolta e trasporto, 8,7 milioni a trattamento e smaltimento, 7,6 milioni alla raccolta differenziata e 1,2 milioni al trattamento e riciclo. A questi si aggiungono i costi comuni e i costi di uso del capitale.
Cifra che come ogni anno è tutta a carico dei cittadini e ripartita tra le 100.296 utenze domestiche e quelle non domestiche che coprire rispettivamente il 70% e il 30% dei costi. Ciò significa che dai nuclei familiari dovranno arrivare 31,8 milioni di euro, mentre da tutte le altre attività commerciali o professionali i restanti 13,6 milioni. Una platea che fortunatamente grazie alla lotta all’evasione si è ampliata.
Più o meno invariati rispetto al passato anche i 10,8 milioni previsti per lo smaltimento dei rifiuti alla luce del fatto che Messina spende 96,33 euro per ogni tonnellata che porta alla discarica della Sicula Trasporti e conteggiando per il 2018 una produzione dei rifiuti che si discosterà poco dal dato del 2017. MessinaServizi ha considerato che nell’anno in corso la città produrrà 110.952 mila tonnellate di spazzatura, di cui 22.236 tonnellate di differenziata che dovrebbero portare la percentuale dal 14% del 2017 al 20% con l’allargamento del porta a porta in tutto il territorio di I, II e VI circoscrizione.
Insomma, la Tari del 2018 sarà uguale a quella dello scorso anno e lo sarebbe stata in ogni caso perché il costo dei rifiuti è ancora troppo alto.
Francesca Stornante