Incontro al Vittorio Emanuele per il celebre attore e regista fiorentino
“Ho un rapporto conflittuale con l’opera di Luigi Pirandello. Dopo i Sei personaggi in cerca d’autore è caduto in una trappola, il pirandellismo, monotona ripetizione di tutti i suoi topoi precedenti”. Nella maggioranza silenziosa di sedie vuote della Sala Sinopoli, l’attore e regista Carlo Cecchi elenca le debolezze del Premio Nobel siciliano, a partire proprio da quell’Enrico IV in questi giorni in scena al Vittorio Emanuele: “È stato scritto su misura per uno dei più grandi attori dell’epoca, l’immenso Ruggero Ruggeri, rispettando un modello volto unicamente ad esaltare la grande prova interpretativa, con il protagonista issato su un ideale piedistallo. All’epoca Gramsci parlò dell’irrimediabile lebbra del dannunzianesimo come principale difetto dell’opera. Ne aggiungerei altri: la lingua e i dialoghi, l’inconsistenza del terzo atto, il finale estremamente vago. In Italia l’Enrico IV è diventato un monumento ai caduti, l’occasione capitale del Grande Attore per mettere in mostra tutta la propria abilità: oltre al già citato Ruggeri è anche il caso di Mastroianni o Branciaroli. Volevo capovolgere questo modello, rendere sarcastica la gran pompa che traspare da questa drammaturgia. Ho eliminato, infine, anche l’espediente della caduta da cavallo: troppo banale, meglio parlare di vera vocazione al teatro del protagonista”.
Terzo Pirandello in carriera per l’attore fiorentino, che non si risparmia nelle sue riserve nei confronti del drammaturgo siciliano: “Avevo già messo in scena L’uomo, la bestia e la virtù e i Sei personaggi, non volevo andare oltre con un autore con cui ho un rapporto chiaramente complesso. A Londra ho poi visto un adattamento dell’Enrico IV firmato da Tom Stoppard: un lavoro sfrondato da tutti gli orpelli, brillante nei dialoghi, vivo nel tener conto delle ragioni degli altri, di tutti quei personaggi di contorno sacrificati sull’altare del Grande Attore. Ho proposto dunque al Teatro delle Marche un Enrico IV più vicino alla mia sensibilità, profondamente rivisto in molti dei suoi passaggi fondamentali. Intravedo in questo lavoro di Pirandello la stessa struttura dell’Amleto, ho spinto la mia ricerca soprattutto nella direzione di un recupero dei rapporti tra personaggi sul modello dell’opera scespiriana”.
Le vite degli altri protagoniste di un’opera che riscrive l’elenco delle partecipazioni. Compagnia al completo nell’incontro moderato dalla giornalista Elisabetta Reale con il prof. di Storia Moderna Salvatore Bottari: un invito al divertimento da parte di tutti gli attori, da Angelica Ippolito a Gigio Morra e Roberto Trifirò, per un lavoro di riscrittura posto sul confine tra tradizione e tradimento.
Domenico Colosi