Una storia di donne, di crescita e di consapevolezza, in lotta col pregiudizio e la morale di facciata
Secondo appuntamento per la rassegna E’ tempo di teatro, curata dall’associazione culturale Clan degli Attori. In scena Giacominazza, intenso dialogo tra due donne, divise dall’età, ma legate da quella “diversità” che, nei piccoli nuclei, fa sempre scalpore.
Da un lato Mariannina la cartomante (Luana Rondinelli, regista ed autrice del testo), per anni chiacchierata per il suo aspetto eccentrico (“troppo truccata, troppo mpupata”), gli amori fugaci e la dubbia condotta di vita… ma adesso “refugium peccatorum”, consigliera e custode degli scheletri nell’armadio di tutto il paese, padrona di arti magiche capaci di curare dal mal di denti al mal d’amore; dall’altro Giacomina (Giovanna Mangiù), “a picciridda ca si fici ranni” e cerca aria nuova, rifiuta il controllo a vista ed il destino già assegnatole di moglie, madre e donna di casa. Vuole partire, e cerca consiglio dall’unica persona che, a suo dire, la può comprendere. Ma c’è di più. Giacomina ha un amore, e non uno qualunque. Un amore che avvampa e stravolge i pensieri, serra lo stomaco, ma soprattutto un amore imprevisto, apparso dal niente a frapporsi tra lei ed i suoi piani di fuga.
Che fare?
“E chi mali c’è?” interviene Mariannina, convinta che a frenare la ragazza sia una pudica inibizione e divertita dall’occasione di poterla iniziare all’amore. Finché non viene fuori la verità vera, cioè che il “lui” di Giacomina è una “lei”. A questo punto lo scontro generazionale, seppure tra esseri simili ed affini, è inevitabile. Giacomina vuole gridare la verità, beffandosi delle chiacchiere della gente. A Mariannina, che tenta di dissuaderla perché “nessuno la capirà”, rivolge l’accusa di codardia, di avere camuffato se stessa in nome del quieto vivere, vestendosi di quella stessa maschera che accusa tutti gli altri di indossare. L’audacia della ragazza, nel gesto rivelatore che infine compie, non serve certo a quietare le malelingue. Avrà però un’altra funzione. Servirà a liberarla dal bisogno di approvazione (della gente come di chiunque altro, compresa la sua compagna di sventura) e così a farla adulta, consapevole sé e capace di sopportare le critiche a testa alta. Ci sarà spazio, allora, per la riconciliazione e per un’alleanza nuova, custode complice del segreto che, in fondo, nel piccolo o grande universo che abitiamo nessuno è uguale a nessuno. Siamo tutti diversi in qualche modo, anche quando proviamo a illuderci del contrario, cercando un’uniformità che (grazie al cielo) non esisterà mai.
Convincente la giovane Giovanna Mangiù nei panni di Giacomina, che si fa apprezzare anche accanto al talento (indubbio) della più esperta Rondinelli. La scenografia, essenziale, non richiede ulteriori aggiunte.
Giacominazza, storia di donne, di crescita e di consapevolezza, è anche un piccolo scrigno di sicilianità, con il suo uso quasi integrale del dialetto ed il repertorio di proverbi, filastrocche e modi di dire tipicamente locali, che andrebbero conservati con cura per non soccombere all’incuria del tempo.
Laura Giacobbe