Il sistema Ribadier. L’invenzione della gelosia

Il sistema Ribadier. L’invenzione della gelosia

Domenico Colosi

Il sistema Ribadier. L’invenzione della gelosia

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giovedì 04 Maggio 2017 - 08:35

Il pregevole understatement di Antonio Lo Presti nell’adattamento della commedia di Georges Feydeau e Maurice Hennequin

Ricorre ad un inusuale stratagemma il signor Ribadier per liberarsi da una gabbia chiamata fedeltà. La sua signora, colei che ha inventato la gelosia stessa, soffre di giustificato vittimismo, Morfeo diviene l’unico amante cui affidarla. Tra frizzi, lazzi e ficelles si affacciano sulla scena amori dal passato, intrighi tra domestici, mariti ingannati e commedie improvvisate, corollario indispensabile di tresche ed equivoci fino alle opportune rassicurazioni finali.

Un artigianato nobilitato qua e là da un paio di brillanti intuizioni nell’adattamento del Sistema Ribadier proposto da Antonio Lo Presti alla Sala Laudamo: le virtù superano anche in questo caso le strette necessità. Intorno all’attore messinese – che firma anche la regia di un lavoro per lunghi tratti godibile – un nugolo di giovani attori già smaliziati al punto giusto per tradurre la delizia dell’opera firmata nel 1892 da Georges Feydeau e Maurice Hennequin. Espediente purtroppo molto poco italiano, l’understatement è la peculiarità che si addice a Lo Presti, una sensibilità così chiara da contagiare presto tutti i protagonisti sul palcoscenico: è il caso soprattutto degli stralunati Marco Mondì (il signor Savinet) e Claudia Zappia (la cameriera Sophie), quasi un incrocio tra la commedia francese e l’umorismo à la famiglia Addams. Apprezzabili anche le prove degli altri interpreti, da Marialaura Ardizzone (l’invadente signora Ribadier) a Livio Bisignano (il cocchiere Gutzmann) e Giuseppe Capodicasa (Aristide Thommereux, vittima di un Cupido distratto): operare con metodo è la parola d’ordine, l’obiettivo è pressoché sempre raggiunto.

Un gioco controllato, tra rallentamenti e accelerazioni: Il sistema Ribadier rifugge da intenti moralistici per restituire intatto il brivido di un’esistenza vissuta senza le parti noiose. Per il brio, solo per il raggiungimento di un bene effimero e, perciò, necessario all’uomo.

Domenico Colosi

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