Il Teatro -assurdo- e -surreale- di Spiro Scimone e Francesco Sframeli osannato all'estero mal digerito a Messina

Il Teatro -assurdo- e -surreale- di Spiro Scimone e Francesco Sframeli osannato all’estero mal digerito a Messina

Il Teatro -assurdo- e -surreale- di Spiro Scimone e Francesco Sframeli osannato all’estero mal digerito a Messina

giovedì 11 Novembre 2010 - 12:11

Fredda accoglienza del pubblico per -La Festa- e -Pali- che hanno inaugurato la stagione di prosa del principale teatro cittadino

Cominciamo dalla fine. Perché durante le pièces “La festa” e “Pali” scritti e interpretati da Spiro Scimone, messinese come gli altri protagonisti Francesco Sframeli, Gianluca Cesale, Salvatore Arena, osannati in ogni spazio teatrale italiano e pontificati all’estero, tanti spettatori hanno lasciato anzitempo il Teatro Vittorio Emanuele? E’ una questione d’ignoranza, d’impreparazione, di grettezza intellettuale? Non si accetta che una famiglia, come quella raffigurata ne “La Festa”, possa avere una madre petulante e succube d’un marito sfaccendato e ubriacone che per un non nulla fa il gesto d’uno schiaffo che è incapace di dare? Si voltano le spalle a quell’unico figlio che ha messo sottoscopa i suoi genitori per il semplice fatto che guadagnando qualche soldo è in grado di poter pagare le spese di riparazione dello scaldabagno? Non accettano quei “buddaci”, evidentemente, un linguaggio mutuato da una partita di ping-pong, i cui contenuti però si dibattano in tanti talk-show televisivi o che li abbiamo sotto gli occhi: basti andare a Giostra, a Villa Lina, a Cataratti, al Villaggio Aldisio o al Cep o in tante altre periferie. E’ un linguaggio crudo, asciutto, violento, quello di Scimone, fatto di piccole frasi o di battute lampo che tanti critici e studiosi hanno accostato a quello di drammaturghi del calibro di Beckett, Pinter Kafka. Sono, siamo così ignoranti a Messina da non capire l’oro che abbiamo sotto gli occhi? Perché non si deve fare un minimo sforzo per entrarci dentro? Oppure quegli spettatori-disertori si sono sentiti offesi quando Scimone-Sframeli, appesi a quei “Pali”, come lo stilita che prega sopra un’alta colonna nel film di Buñuel “Simon del deserto”, dicono che sotto i loro piedi c’è un mare di merda e che ci vuole il bicarbonato per poterla digerire? Cos’è che abbiamo al momento in tante città del Sud? Montagne di spazzatura e scorie radioattive opportunamente nascoste chissà in quali siti. Si preferisce forse abbassare gli occhi per non vedere quei personaggi attaccati a quei “Pali”, quasi come quegli operai che come Cristi stazionano su pericolanti alte gru perché hanno perduto il posto di lavoro. E’ difficile far ridere. Non possono bastare le barzellette più o meno lunghe. Gli italiani si sono rotte le palle di sentire solo barzellette. Siamo veramente così indietro a Messina rispetto a tante altre nazioni come Francia, Spagna, Portagallo, Inghilterra, Germania etc…in cui gli spettatori fanno lunghe file per potere assistere a spettacoli come “Nunzio”, “Bar”, “Il cortile”, “La busta”? Sono stati così pazzi quelli della Comedie Française di Parigi ad invitare Scimone-Sframeli a recitare in quel luogo sacro a Moliere, da cui sono transitati drammaturghi come Goldoni, Pirandello, D’Annunzio, Pasolini, Dario Fo e di recente anche il 34enne genovese Fausto Paravidino? Oppure dobbiamo sempre dare ragione a quel detto per cui “Nemo propheta in patria”?

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