"Un uomo a metà": viaggio nella storia del maschio, della virilità e delle umane ipocrisie

“Un uomo a metà”: viaggio nella storia del maschio, della virilità e delle umane ipocrisie

Redazione cultura

“Un uomo a metà”: viaggio nella storia del maschio, della virilità e delle umane ipocrisie

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martedì 09 Giugno 2015 - 07:54

Reduce dal debutto, nei giorni scorsi, a Napoli, come Progetto vincitore del “E45 Napoli Fringe Festival 2015”, “Un uomo a metà” approda a Messina, alla Sala Laudamo, mercoledì 10 e giovedì 11 giugno, alle ore 21.

Primo di tre spettacoli voluti dal Teatro Vittorio Emanuele per dare spazio, in questo inizio di stagione estiva, alle voci del territorio, “Un uomo a metà” è una produzione della compagnia messinese Castello di Sancio Panza col contributo della Fondazione Campania dei Festival. Testo di Giampaolo Rugo, per la regia di Roberto Bonaventura, lo spettacolo racconta la storia di Giuseppe, un uomo che lavora come rappresentante di articoli religiosi, i cui genitori, pensionati, passano il proprio tempo al “Manhattan” una sala bingo nella quale dilapidano la propria pensione e il cui nonno, un vecchio fascista reduce delle guerre coloniali, dopo un ictus è costretto su una sedia a rotelle curato da una badante singalese. Giuseppe è fidanzato da sempre con Maria, ricca figlia del padrone del più grande negozio di articoli religiosi di Roma. Si avvicina la data del matrimonio ma Giuseppe ha un problema: è impotente. Il giorno prima delle nozze si sottopone obtorto collo al rito dell’addio al celibato con gli amici. Proprio quella notte scopre in maniera rocambolesca la propria sessualità. La carica dirompente di questa rivelazione porta Giuseppe a realizzare una parte di sé nascosta che metterà in luce e rivoluzionerà il rapporto col mondo che lo circonda fino alle estreme conseguenze. Quanto dipende dall’ambiente che lo circonda la libertà dell’individuo? Fino a che livello può essere compressa l’essenza più vera della persona? Questi sono gli interrogativi che si pone “Un uomo a metà” che utilizza l’impotenza sessuale sia come simbolo dell’impotenza più generale a vivere sia come grimaldello per svelare le mille ipocrisie, nascoste e non, della nostra società".

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