La bella malinconia, omaggio a Nino Rota

La bella malinconia, omaggio a Nino Rota

Giovanni Francio

La bella malinconia, omaggio a Nino Rota

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lunedì 02 Aprile 2018 - 23:39

Un'ode al grande cinema italiano. Lo spettacolo è andato in scena il 29 e 31 marzo al Teatro Vittorio Emanuele

Nell’aprile di trentanove anni fa moriva a Roma Nino Rota, un compositore italiano la cui grandezza non è ancora riconosciuta come meriterebbe. La sua musica è inscindibilmente legata al cinema di Visconti, Coppola, ma soprattutto a quello di Federico Fellini. Il Teatro di Messina, con una propria produzione, uno spettacolo intitolato “La bella malinconia”, andato in scena il 29 e 31 marzo al Teatro Vittorio Emanuele, si è proposto di ricordare il musicista, celebrando nel contempo il grande cinema soprattutto italiano.

La messa in scena, a cura di Giuseppe Ratti (direttore d’orchestra) e Nanni Cristino, ha alternato brani recitati dall’attore messinese Maurizio Marchetti, ispirati alla vita ed alla personalità – timida, riservata e complessa – di Rota, a frammenti di musica da lui composta per celebri film del passato, ormai passati alla storia del cinema. Due anni fa avevamo assistito all’esecuzione da parte dell’ Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, di colonne sonore di film americani (Star Wars”,“E.T.”, “Indiana Jones") in omaggio al compositore statunitense John Williams. Quello spettacolo ci apparve tuttavia non privo di una certa monotonia, ed infatti accade spesso che musiche scritte per fungere da colonne sonore, avulse dal proprio contesto naturale, risultino abbastanza monocordi, come se non potessero avere vita propria. Ma Nino Rota era un musicista a prescindere, aveva composto numerosi brani prima di avvicinarsi al cinema, e proprio quest’anno abbiamo assistito, alla sala Sinopoli, all’esecuzione di un suo splendido trio per clarinetto, violoncello e pianoforte. Probabilmente i brani eseguiti, tutti celeberrimi, avrebbero soddisfatto da soli l’auditorio, ma ad arricchire lo spettacolo, oltre l’introduzione della voce recitante, durante l’esecuzione di ogni brano sono scorse le immagini del film corrispondente, in una sorta di celebrazione musicale e cinematografica insieme che è risultata assai efficace. Dopo aver ascoltato da Maurizio Marchetti come Nino Rota non abbia neanche ritirato l’Oscar per la musica de “Il Padrino parte seconda”, timido e disinteressato ai premi com’era, ecco che, mentre l’orchestra interpretava con passione il celebre valzer da “Il Gattopardo” di Luchino Visconti – un inedito di Verdi riutilizzato da Rota, che spesso faceva uso di motivi altrui e propri trasfigurandoli nelle sue composizioni – abbiamo potuto riammirare il ballo del principe Fabrizio di Salina (indimenticabile Burt Lancaster) con la bella Angelica (Claudia Cardinale). Dopo la narrazione da parte di un Marchetti in ottima forma, voce chiara e sicura, capace di catturare l’attenzione, dell’incontro tra Rota e Fellini, la musica di Rota, colonna sonora de “La dolce vita”, ha accompagnato quella che forse rimane la scena più famosa della storia del cinema italiano, il bagno di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni nella Fontana di Trevi. Per il suo film più amato dalla critica, “Otto e mezzo”, Fellini, come abbiamo appreso dalle parole di Alberto Marchetti, voleva una musica colta e popolare nello stesso tempo, “fra Bach e San Remo”. Il risultato fu una marcia fra l’ironico ed il grottesco, indimenticabile, vero emblema del cinema visionario di Federico Fellini, a tal punto che non riusciamo ad immaginare il cinema del grande regista senza la musica di Rota.

La visione delle famosissime immagini del girotondo circense, mentre l’orchestra eseguiva la celebre marcetta, ci hanno confermato tale assunto: due momenti artistici assolutamente inscindibili. Dopo “Prova d’Orchestra”, poco più che un cortometraggio, omaggio cinematografico a Nino Rota, e quindi alla musica, tanto amata eppure così misteriosa per Fellini, l’esecuzione delle musiche dolci e malinconiche di “Amarcord”, temi che più di tutti giustificano il titolo di “Bella malinconia” hanno concluso la parabola felliniana dello spettacolo, con in sottofondo le immagini indimenticabili ambientate nella scuola. Il concerto si è concluso con la colonna sonora del “Padrino” di Francis Ford Coppola, con quel famosissimo tema, e le immagini di uno di tanti assassinii di cui è costellato il celebre gangster. Buona la prova dell’Orchestra del Teatro, diretta con precisione ed eleganza da Giuseppe Ratti. Entusiasta apprezzamento, da parte del pubblico, di una produzione che andrebbe senz’altro esportata. Immancabile come bis, – non poteva essere diversamente – la marcia di “Otto e mezzo”, che probabilmente molti di noi abbiamo continuato a cantare o a fischiettare all’uscita del teatro.

Giovanni Franciò

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