La splendida musica di Tchaikovsky conclude la stagione musicale del Teatro

La splendida musica di Tchaikovsky conclude la stagione musicale del Teatro

Giovanni Francio

La splendida musica di Tchaikovsky conclude la stagione musicale del Teatro

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lunedì 21 Maggio 2018 - 07:55

Prima del concerto sinfonico il sovrintendente Bernava ed il presidente Fiorino hanno ringraziato i presenti, insieme al direttore artistico della musica Matteo Pappalardo

Venerdì si è conclusa la stagione musicale del Teatro Vittorio Emanuele, a parte l’appendice costituita da Traviata, la cui rappresentazione è stata posticipata ad ottobre. Prima dell’inizio del concerto sono saliti sul palco il sovrintendente del Teatro Egidio Bernava, che ha ringraziato gli abbonati ed i presenti, il presidente Luciano Fiorino, che ha rappresentato il positivo bilancio della stagione, ed infine il direttore artistico per la sezione musica, Matteo Pappalardo, che ha sottolineato l’importanza del “sinfonico” in una stagione concertistica, la necessità cioè di inserire in programmazione concerti sinfonici con la presenza di tutti gli elementi (53) dell’orchestra di Messina, che solo in tal modo può crescere e migliorare, anche se il concerto sinfonico di solito non comporta il tutto esaurito, così come avviene per l’opera.

Argomentazioni assolutamente condivisibili, e lo dimostra il caloroso applauso ricevuto da Pappalardo, resta il mistero di come sia possibile che il Teatro di Messina, seppure in presenza di una buona affluenza di pubblico, non faccia registrare il tutto esaurito dinanzi ad un programma così accattivante: due capolavori sinfonici, tra l’altro popolari e conosciuti, di Tchaikovsky, ed inoltre la presenza di uno straordinario solista, quale è il violinista Milenkovich. Ho già scritto innumerevoli volte come sia necessario rifondare la cultura musicale in questa città, magari partendo dalle scuole e dal Conservatorio. La prima parte del programma è stata riservata al Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35 di Piotr Ilic Tchaikovsky, con l’ Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele diretta da Giuseppe Ratti, con violino solista appunto Stefan Milenkovich. Il concerto per violino fu concepito negli anni 1877/78, periodo caratterizzato dal tormentoso e triste matrimonio del compositore russo con Antonina Miljukova, durante il quale Tchaikovsky provò vanamente a rinnegare la sua omosessualità. In quel periodo videro la luce capolavori come la Quarta sinfonia, l’opera “Eugenio Oneghin” e, appunto, il suo unico concerto per violino, capolavoro immancabile nel repertorio dei grandi violinisti. Il primo movimento, “Allegro moderato”, costruito fondamentalmente su due temi , dalla cantabilità sensuale, nostalgica, tipica di Tchaikovsky, assume carattere ora maestoso, grazie ad una possente impalcatura sinfonica, ora lirico e struggente, quando il canto è affidato al violino solista. Splendida, a conclusione del movimento, e di una dolcezza infinita, la ripresa del tema principale, dopo la cadenza affidata al violino, momento commovente e indimenticabile. Dopo l’esecuzione del primo movimento, imponente e che da solo supera in lunghezza gli altri due messi insieme, il pubblico ha applaudito fragorosamente, come spesso accade alla fine di questo movimento, che “strappa” l’applauso, anche se sarebbe ovviamente più corretto attendere la fine dell’intero concerto per applaudire. Dopo la “Canzonetta”, secondo movimento in tempo di Andante, intriso di toccante lirismo, attacca senza soluzione di continuità il terzo movimento – “Finale, Allegro vivacissimo” un banco di prova per ogni violinista che si rispetti, ricco di passaggi virtuosistici e funambolici. Lo straordinario violinista serbo Stefan Milenkovich, già diverse volte graditissimo ospite a Messina, ha fornito un’interpretazione del concerto di altissimo livello, dimostrando il suo virtuosismo, la assoluta padronanza dello strumento, ma anche una meravigliosa sensibilità, una profondità di suono non comuni, ed una viva personalità interpretativa. Il pubblico, entusiasta di Milenkovich, ha reclamato il bis con fragorosi applausi. Il violinista serbo ha eseguito, ovviamente da solo, prima l’“Allemanda” dalla Partita n. 2 in re minore di Bach, la più celebre di quelle composte dal musicista tedesco, capolavoro straordinario, del quale questo splendido artista ha fornito un’interpretazione intensa e personale, poi il “Recitativo e Scherzo” dal capriccio op. 6” di Fritz Kreisler, celebre virtuoso del violinista austriaco, eseguito impeccabilmente. La seconda parte è stata dedicata all’esecuzione, da parte della sola orchestra, della Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 del compositore russo. “In essa c’è qualcosa che respinge, una tale sovrabbondanza di colori… ieri ho sfogliato la Quarta, la nostra Sinfonia, che differenza! Quanto sta più in alto!..”, così scriveva Tchaikovsky alla sua amica e mecenate Nadezda von Meck, a proposito della sua Quinta Sinfonia, composta ben dieci anni dopo la Quarta. In effetti, paragonata alla precedente, la Quinta appare forse troppo magniloquente, non priva di una certa retorica, in particolare nel finale rutilante dell’ultimo movimento. Tuttavia presenta tanti di quei temi cantabili, dolcissimi, talora struggenti – in particolare i due temi principali del secondo movimento “Andante cantabile”, brano fra i più ispirati usciti dalla penna del musicista – che, nonostante il giudizio poco lusinghiero dello stesso autore, è ormai entrata nel repertorio e nei programmi sinfonici di tutto il mondo, e resta uno dei brani più amati del compositore russo. Tutta la Sinfonia è animata da una pessimistica lotta contro il fato, che Tchaikovsky subisce come ineluttabile, anche se il finale appare trionfale e positivo: solo con la sua ultima sinfonia, la “Patetica”, avverrà la totale e mesta rassegnazione al triste destino.

L’esecuzione dell’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele ha fatto registrare significativi progressi, in particolare nel settore dei fiati, anche se talora, in particolare nel “Tutti” orchestrale e nei “Fortissimo”, permane un certo squilibrio nelle parti archi – fiati, con la tendenza di questi ultimi a sovrastare il suono dei primi, e, ovviamente, anche quello del solista. Tuttavia alcuni passaggi solistici dei fiati, in particolare nel secondo movimento della sinfonia, sono stati degni di rilievo (ad esempio il toccante incipit del corno solista, con le varie modulazioni del clarinetto e dell’oboe). Diligente e precisa la direzione di Giuseppe Ratti, dal gesto sobrio e misurato, già apprezzato dal pubblico in occasione dello spettacolo “La bella malinconia” omaggio alla musica di Nino Rota. Appuntamento ad Ottobre con l’attesissima Traviata.

Giovanni Franciò

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