Una perfetta macchina di intrattenimento nell’ultimo appuntamento della stagione di prosa
Le mille inezie della vita quotidiana invadono la palestra di un istituto superiore della periferia romana: arriva il momento degli scrutini, giudizio universale che diviene lentamente trattativa da suk mediterraneo, commedia, farsa. In campo i rapporti di forza tra i professori, i pettegolezzi che li riguardano e i grotteschi equivoci di un sistema scolastico disincagliato dalla realtà, burocratizzato negli ideali, reazionario negli istinti. Guidati da un preside insipiente, tra docenti dopolavoristi, preti maligni e isterismi vari, l’unico obiettivo da non fallire resta la scelta di un capro espiatorio: leggero come una mosca è il peso delle responsabilità.
Da due testi dello scrittore Premio Strega Domenico Starnone (Ex Cattedra e Sottobanco), La scuola di Daniele Luchetti è una perfetta macchina di intrattenimento adattabile ad ogni format: tempi comici calibrati con estrema accortezza, dialoghi brillanti, plurilinguismo da commedia all’italiana e sufficienti margini per l’improvvisazione degli attori. Silvio Orlando e Vittoria Belvedere orchestrano la rivolta dei buoni sentimenti su sopraffazioni e malaffare, un’opposizione velata di malinconia per un vittimistico socialismo in pillole. In questa prospettiva, è impossibile replicare a chi, consapevole fautore del degrado che condanna, si rifiuta di insegnare Mallarmé ai “beduini”: l’irresistibile Roberto Nobile nei panni del professore di francese è il volto tragico dei vizi italiani, dell’eterno fascismo che regola la scuola gentiliana anche dopo le rivolte sessantottine. Degni comprimari i professori Vittorio Ciorcalo, Antonio Petrocelli e Maria Laura Rondanini, con il preside Roberto Citran a sintetizzare la deriva culturale di un’istituzione sacrificata a troppi poteri.
Sette maschere e altrettanti stereotipi nella palestra allestita da Giancarlo Basili, stanza dei bottoni che vede smozzicare voti e decisioni come le carte dei più sprovveduti giocatori di poker: volti conosciuti lungo lo Stivale ad ogni generazione di studenti, immarcescibili nella loro edulcorata ignavia.
Domenico Colosi