“Servo per due”, swinging Rimini

“Servo per due”, swinging Rimini

Domenico Colosi

“Servo per due”, swinging Rimini

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giovedì 11 Febbraio 2016 - 09:06

Ottimo riscontro di pubblico per lo spettacolo di Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli tratto da “One Man, Two Guvnors” di Richard Bean. Sullo sfondo l’opera goldoniana e le citazioni a Fellini rielaborate sapientemente per un brillante romanzo popolare

Rimini, anni Trenta. I fascisti per le strade ad ammannire regole di buona condotta, nelle case ritratti di Mussolini, alla radio le note del Trio Lescano. Uno sciamare borghese imbastisce fitte trame amorose tra omicidi impuniti, travestimenti, inutili vendette e sogni infranti. Il servo Pippo osserva ed interviene, da par suo, a sbrogliare una matassa che egli stesso ha aggrovigliato: l'Arlecchino servitore di due padroni scarica le proprie colpe sull’alter ego Pasquale, rustico villano senza né arte né parte. Equivoci, corse sfrenate, disvelamenti e omissioni in una progressione irresistibile fino al più classico dei lieto fine: la fame è appagata, il cuore ricompensato, sullo sfondo solo matrimoni da celebrare e una fuga romantica in Costa Azzurra per Pippo con l’amata Zaira.

Dallo swing gangsteristico della Brighton di Richard Bean con “One Man, Two Guvnors” alla Rimini felliniana di Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli, “Servo per due” rinverdisce i fasti goldoniani in un brillante romanzo popolare dai calibrati tempi comici, rapido nel dispiegarsi dell’intreccio e libero da qualsivoglia ambizione filologica. La commedia dell’arte è servita al pubblico del Teatro Vittorio Emanuele tra continui abbattimenti della quarta parete, riflessioni in libertà, battute mancate, finti imprevisti e gag debitrici del cinema slapstick rielaborate con linguaggi in parte televisivi: la platea apprezza lasciandosi coinvolgere di buon grado alle trovate dell’attore romano, autentico mattatore di uno spettacolo che ha fatto registrare il tutto esaurito lungo l’intero arco della penisola con due diversi cast a disposizione. Nessuno snobismo intellettualistico, l’acclamato Favino predilige il chiasso iridescente alla correttezza formale con risultati solo apparentemente scontati: il circuito di macchiette a giostrare il plot mentre lo spazio resta sempre aperto al diversivo, all’imprevisto sapientemente costruito, alla follia controllata di un rapporto con lo spettatore articolato sin dalle primissime battute dello spettacolo per un rumore di fondo che oscilla tra il leggiadro e il popolaresco. Da sottolineare l’intesa che lega con felice accordo tutti gli elementi del cast: escludendo ogni ulteriore plauso all’irresistibile protagonista, una menzione speciale anche per Paolo Sassanelli, calatosi alla perfezione in una parte per certi versi ridicola (l’attempato cameriere duro d’orecchi) che ha il merito tuttavia di esaltare la componente demenziale della commedia, Thomas Trabacchi (il brianzolo Ludovico) e Anna Ferzetti nei panni di una Zaira antesignana delle rivendicazioni femministe. Filo conduttore dello spettacolo le note della band Musica da Ripostiglio per un repertorio pronto a mescolare antico e moderno con un’ovvia predilezione per i classici del periodo, da “Maramao” a “Ma le gambe” del Trio Lescano passando per “Baciami piccina” del Quartetto Cetra e “La fidanzata” di Natalino Otto. Il resto è una gradita citazione di “Amarcord”, con il profilo del transatlantico Rex a illuminare la scena sulle note immortali di Nino Rota.

Produzione imponente sin dalle suggestive e funzionali scenografie dei Fratelli Giustiniani, “Servo per due” non tradisce le attese di un pubblico richiamato in gran numero dalla fama degli interpreti e dalla levità dei temi: un’oasi di leggerezza per una vacanza dall’impegno che rigenera in parte dalle difficoltà del quotidiano. Lieto fine per tutti.

Domenico Colosi

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