Il direttore scientifico dell'Irccs fa chiarezza sul caso delle app che ha scatenato la polemica
“Sto completando un lungo ciclo professionale, sono tra quelli che maggiormente vengono considerati a rischio, vista la mia età, eppure sono rimasto in prima linea in questi mesi. Non mi sono tirato indietro quando sono stato nominato commissario a Troina per l’emergenza Covid. Voglio chiarire come stanno le cose perché sono state fatte troppe illazioni che non hanno a che vedere con i fatti”.
Il caso delle app
Dino Bramanti, direttore scientifico dell’Irccs, è finito al centro delle polemiche e di un esposto della Uil in merito alla vicenda delle app “Sicilia SiCura” e “Telemedicina e Teleassistenza”, che stando alle sue dichiarazioni ed a quelle dell’assessore Razza sono separate. Una con valenza turistica presentata dall’ex capo della protezione civile Bertolaso e l’altra, già attiva nell’isola, con fini esclusivamente assistenziali. Le polemiche coinvolgono anche la figlia di Bramanti, Alessia, ed anche su questo punto il direttore scientifico vuol replicare.
La telemedicina dal 2015
“Il sistema delle cartelle cliniche elettroniche vede la società Dedalus come un colosso italiano ed internazionale da diversi anni- spiega Bramanti– Come Irccs abbiamo potuto riscontrare la validità del sistema e con il passare degli anni abbiamo anche pensato come potenziarla. Dal 2015 abbiamo avviato il progetto di telemedicina. Abbiamo cioè collegato le apparecchiature alle cartelle cliniche in modo da poter costantemente monitorare i dati. Per far questo sono state acquistate, in modo trasparente e lineare le macchine necessarie. Nel 2019 il progetto “macchina-dipendente” ha visto la Telecom vincere la gara per la gestione della piattaforma. Nel 2020 ci siamo resi conto che la telemedicina, e quindi il controllo dei dati di un paziente, poteva essere di grande utilità per i pazienti covid in quarantena a casa. Ed è così che nasce Telecovid, a zero euro, ribadisco, perché è una costola del progetto di Telemedicina che già da anni portavamo avanti”.
L’app per i pazienti in quarantena
Bramanti spiega che nelle abitazioni dei pazienti covid in quarantena vengono portate le apparecchiature per il controllo dei dati giornalieri. I valori ed i dati vengono automaticamente inseriti, attraverso l’app del Telecovid, nelle cartelle cliniche elettroniche in modo da consentire ai medici un costante aggiornamento e capacità d’intervento. In questo momento ci sono pazienti da Trapani a Messina, Palermo, Siracusa. Erano 1.500 nelle scorse settimane ma adesso si sono (per fortuna) dimezzati.
“Sicilia SiCura non ci riguarda”
“Abbiamo semplicemente allargato il progetto, ripeto esistente dal 2015, al telecovid. La nostra app non ha nulla a che vedere con quella di Sicilia SiCura che è destinata ai turisti che verranno in Sicilia. Noi abbiamo semplicemente fatto due cose da 8 anni ad oggi: potenziato il sistema delle cartelle cliniche elettroniche collegandole alle apparecchiature per poter fare telemedicina e teleassistenza e, da gennaio ampliato l’assistenza ai pazienti covid. Le somme spese sono gli 800 mila euro per le apparecchiature da portare nelle case dei pazienti, che erano 1.500. L’app Sicilia SiCura non ci riguarda. Infine, per quanto riguarda mia figlia Alessia, lavora in Toscana con la Dedalus ed ha lavorato all’app Telecovid in Sicilia solo perché era a Messina per il lockdown. Concludo dicendo che la telemedicina funziona. Invito chiunque a provare il funzionamento e la capacità di fornire assistenza a distanza. Allo stesso modo invito a fare altrettanto con Sicilia SiCura per vedere se funziona. Se non erro dovrebbe essere già attiva e non obbligatoria”.