Spese di rappresentanza, adesso a Palazzo Zanca si stringe la cinghia

Spese di rappresentanza, adesso a Palazzo Zanca si stringe la cinghia

Spese di rappresentanza, adesso a Palazzo Zanca si stringe la cinghia

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martedì 03 Aprile 2012 - 08:31

Due decreti (uno dell’era Berlusconi, l’altro di Monti) impongono limitazioni e trasparenza. I dirigenti dell’area finanziaria del Comune lo “ricordano” ad uffici e politici

Spese di rappresentanza, la pacchia è finita. La crisi è crisi per tutti, non si scappa. Così a Palazzo Zanca si dovrà tirare la cinghia anche sotto questo aspetto. Nei mesi scorsi non sono mancate le polemiche proprio sul tema delle spese di rappresentanza, quelle effettuate, ad esempio, dal sindaco Buzzanca oppure quelle del presidente del consiglio comunale Pippo Previti, finito nel mirino del consigliere Nino Carreri. Adesso le regole si fanno più stringenti e la trasparenza la farà da assoluta padrona. Il ragioniere generale Ferdinando Coglitore ed il dirigente al Bilancio Giovanni Di Leo hanno inviato una nota al segretario generale, ai dirigenti, al collegio dei revisori dei conti, ma anche al sindaco, allo stesso presidente del consiglio comunale e agli assessori, ricordando quali sono i limiti previsti fin dal 2011 per le spese di rappresentanza e di relazioni pubbliche e quali sono i doveri a cui ottemperare. L’invito dei due dirigenti è di utilizzare, per le spese di rappresentanza, «esclusivamente i capitoli di spesa esistenti e collocati nella funzione “Funzioni generali”, attribuiti rispettivamente al dirigente Ufficio di gabinetto del sindaco (Antonio Ruggeri) ed al dirigente Affari del consiglio (Giuseppe Mauro) e a cui eventualmente chiedere l’utilizzazione delle somme necessarie. Ogni altra imputazione di spese per le relazioni pubbliche e rappresentanza, rientrerà nella esclusiva responsabilità del dirigente proponente il provvedimento».

I decreti da cui prendono spunto i due dirigenti dell’Area economico-finanziaria di Palazzo Zanca sono il decreto del ministero dell’Interno del 23 gennaio 2012 ed il decreto legge 78 del 2010. Coglitore e Di Leo ricordano le limitazioni (che specifichiamo più avanti), che riguardano incarichi di studio e consulenza, spese per le relazioni pubbliche, convegni, mostre e pubblicità, spese per missioni, spese per formazione. L’ultimo paragrafo della nota Coglitore e Di Leo al dirigente dell’ufficio di Gabinetto, Antonio Ruggeri, “sollecitato” alla «compilazione della scheda relativa alle spese di rapprsentanza 2011 da allegare al rendiconto». Che, va detto, chissà quando verrà approvato.

COSA DICONO I DECRETI
Il primo decreto è quello targato Berlusconi approvato nel maggio 2010, recante “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività”. L’articolo che si riferisce maggiormente alle varie spese degli enti locali è il numero 6, che prevede, tra l’altro, che «al fine di valorizzare le professionalita’ interne alle amministrazioni, a decorrere dall’anno 2011 la spesa annua per studi ed incarichi di consulenza, inclusa quella relativa a studi ed incarichi di consulenza conferiti a pubblici dipendenti, sostenuta dalle pubbliche amministrazioni, incluse le autorità indipendenti, escluse le università, gli enti e le fondazioni di ricerca e gli organismi equiparati (nonche’ gli incarichi di studio e consulenza connessi ai processi di privatizzazione e alla regolamentazione del settore finanziario) non può essere superiore al 20 per cento di quella sostenuta nell’anno 2009. L’affidamento di incarichi in assenza dei presupposti di cui al presente comma costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale». Inoltre il decreto prevede che le amministrazioni pubbliche «non possono effettuare spese per relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e di rappresentanza, per un ammontare superiore al 20 per cento della spesa sostenuta nell’anno 2009 per le medesime finalità». Le stesse «non possono effettuare spese per missioni (…) per un ammontare superiore al 50 per cento della spesa sostenuta nell’anno 2009», stesso limite per le spese per la formazione.

L’altro decreto citato da Coglitore è quello del 23 gennaio 2012 che, in sostanza, obbliga gli enti locali ad elencare tutte le spese di rappresentanza in un documento «da trasmettere alla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti e da pubblicare, entro dieci giorni dall’approvazione del rendiconto, nel sito internet dell’ente locale», secondo uno schema tipo indicato dal decreto stesso.

Un commento

  1. TOGLIAMO LE AUTO BLU E NERE.. A PIEDI O CON IL TRAM ..A PAGAMENTO…

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