Il segretario/direttore generale sollecita il suo vice, il dirigente comunale Giovanni Bruno, «a predisporre la proposta di deliberazione di presentazione della mozione raccordandosi con la Gentile Presidente del Consiglio Comunale»
Raggiunte le 16 firme, la mozione di sfiducia dovrà arrivare in Aula «nell’arco temporale che va dal 29 gennaio al 18 febbraio 2017». A fare chiarezza sui tempi è il segretario/direttore generale di Palazzo Zanca, Antonio Le Donne, che non solo risponde alla nota che la Presidente del Consiglio Comunale, Emilia Barrile gli aveva inviato pochi giorni fa (vedi qui), ma va oltre e certifica la legittimità del documento depositato a luglio scorso presso la Segreteria generale del Comune di Messina dai consiglieri Udc (oggi “Centristi per la Sicilia”) e Ncd.
Su quell’atto le 16 firme necessarie per avviare l’iter della sfiducia non sono arrivate contemporaneamente ma a scaglioni, con un’accelerazione repentina e inaspettata nell’ultima settimana. «La mozione – spiega Le Donne – non è stata presentata con tutte le firme già apposte, bensì è stata presentata di fatto quale “proposta di mozione” da parte di alcuni Consiglieri in attesa d’essere sottoscritta anche da altri». Soprattutto all’esterno di Palazzo Zanca, la modalità seguita ha fatto sorgere dubbi sulla legittimità del documento. Dubbi che Le Donne prova a sciogliere così: Ebbene – spiega nella nota – la legge regionale non disciplina in modo dettagliato tale procedura, né lo scrivente ha notizia di circolari esplicative valide a livello regionale siciliano. L’unica differenza tra una mozione depositata con le firme già raccolte e una proposta di mozione depositata con una quota di firme ancora da raccogliere sta semplicemente nel carattere “pubblico” della raccolta. In sostanza, invece che raccogliere le firme prima del deposito si è deciso di raccogliere le firme sotto la forma di una adesione “aperta” e“progressiva”».
Per Le Donne, dunque, «la modalità “progressiva” di raccolta delle sottoscrizioni sulla “proposta di mozione” è legittima, con l’unica ovvia avvertenza – sottolinea nella nota – che il termine iniziale del procedimento (dal quale cioè decorrono i termini per il dibattito in Consiglio Comunale) non è quello di presentazione della proposta di mozione, ma quello coincidente con la sottoscrizione delle firme idonee a raggiungere il quorum richiesto».
Confermata la legittimità del documento, il segretario/direttore generale sollecita quindi il suo vice, il dirigente comunale Giovanni Bruno, «a predisporre la proposta di deliberazione di presentazione della mozione raccordandosi con la Gentile Presidente del Consiglio Comunale».
Come detto poc’anzi, la delibera dovrà approdare in Aula non prima del 29 gennaio e non oltre il 18 febbraio. La mozione di sfiducia (ad oggi firmata complessivamente da 17 consiglieri comunali) per avere un risvolto pratico dovrà incassare il voto favorevole dei due terzi dei membri del Consiglio comunale, pari a 27 consiglieri su 40.
Solo nel caso in cui sarà raggiunta quota 27 andranno a casa sindaco, assessori e consiglieri comunali. Il Comune verrebbe quindi commissariato e inizierebbe il periodo di traghettamento verso nuove elezioni.
Danila La Torre