I vertici del movimento naxiota hanno evidenziato sulla loro pagina facebook lo stato in cui versa l'impianto idrico. Negli anni '80 finanziati i lavori per realizzare il cosiddetto progetto 30. Ma per il momento si tratta di una vera e propria incompiuta.
A che punto sono i lavori al serbatoio Adelardi? “Completamente fermi”. A quanto ammonta il costo del progetto iniziale? “Forse circa 3 miliardi e 357 milioni di vecchie lire”. E qual è la situazione attuale? “Non si sa”. Sono domande normali quelle a cui la maggior parte dei cittadini di Giardini Naxos non sanno ancora rispondere con assoluta certezza in merito agli interventi di potenziamento dell’acquedotto comunale che resta da tempo in uno stato di completo “standby”. Le risposte sono vaghe. Del tutto imprecise. E, mentre l’Amministrazione comunale del sindaco Nello Lo Turco sta provando a sbloccare, da alcuni mesi, la situazione con operazioni di manutenzione dei collettori idrici nelle zone periferiche, gruppi politici locali hanno provato a tracciare sui social network una storia, quella riguardante il cosiddetto progetto 30, che tuttora non ha trovato un lieto fine. Una vicenda che affonda le radici negli anni ’80, quando l’allora Giunta naxiota fece richiesta alla Cassa del Mezzogiorno per il finanziamento dell’opera di miglioramento delle rete.
I fondi, pari a poco più di 3 miliardi, vennero stanziati alla fine del dicembre 1986, mentre il progetto era stato redatto due mesi prima. Il costo sarebbe, però, lievitato di molto in seguito ad una variante al progetto originario, che tuttora resta “impantanato” per problemi finanziari. “Per il momento – hanno scritto su facebook i vertici del gruppo politico “Agorà” – l’opera resta incompleta per il mancato collaudo delle tubazioni al serbatoio, che pare sia compromesso per delle lesioni alla base. Questo comporta la perdita di ingenti quantità d’acqua che continuano regolarmente ad infiltrarsi nel sottosuolo”. Uno stato che preoccupa molto Palazzo dei Naxioti che sta tentando di risolvere la questione con interventi di routine ma che – secondo gli stessi “agorini” – “serviranno ben poco per arginare un problema di vitale importanza”.
Enrico Scandurra