Opere pubbliche e mobilità. Solo piccoli passi, la svolta tarda ad arrivare

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giovedì 23 Giugno 2016 - 22:08

Bene Atm, male metroferrovia e viabilità. L’odissea dello svincolo di Giostra, della nuova via don Blasco e del porto di Tremestieri. Passi lenti per risanamento e recupero del fronte mare. Fallimento nel settore ambiente

La pista ciclabile in centro città, il prolungamento di quella sulla riviera nord, le nuove mini isole pedonali Cairoli e Duomo, il parcheggio di villa Dante, la riqualificazione ambientale del torrente Badiazza. Sono le poche novità “visibili” in città a tre anni dall’insediamento della giunta Accorinti. Novità, tra l’altro, tutte non esenti da critiche, in particolare le piste ciclabili e le isole pedonali ma anche il parcheggio di Villa Dante, che resta sottoutilizzato, e l’area di Badiazza, i cui lavori sono finalmente giunti a conclusione, ma il risultato poteva essere migliore. L’unico vero “miracolo” dell’amministrazione è quello di aver “risuscitato” l’Atm, l’azienda di trasporto pubblico era sull’orlo del baratro con appena una quindicina di bus circolanti e quattro tram, oggi i bus sono triplicati e i tram raddoppiati, con la prospettiva di aumentare ancora in modo consistente a fine anno. Non si può dire lo stesso della metroferrovia, un’altra fondamentale opera di trasporto pubblico per la zona centro-sud. Le corse quotidiane sono 28, un buon numero, ma l’integrazione coi bus Atm non è ancora perfezionata e non esiste un biglietto integrato. La viabilità, in generale, non è migliorata granché e le arterie centrali, come corso Cavour, via Garibaldi, via La Farina e via Cesare Battisti, restano il regno della sosta selvaggia.

La città potrà cambiare volto quando saranno fruibili lo svincolo di Giostra, la nuova via don Blasco e il porto di Tremestieri. Ma qui arrivano le note dolenti, perché sui grandi appalti ci sarebbero libri da scrivere. Quando la giunta Accorinti s’insediava, tre anni fa, da appena un mese era stata aperta la prima metà dello svincolo di Giostra, 15 anni dopo la posa della prima pietra, ma il 70 % dell’opera è stata realizzata nel corso della giunta Buzzanca. Solo in quel momento ci si è resi conto che per aprire tutto lo svincolo in sicurezza e “connetterlo” col viadotto Ritiro serviva una nuova variante di progetto e qualche milione in più. L’amministrazione comunale ha provato a trovare i fondi, non ci è riuscita, ed ha “delegato” il Cas, che ha bandito un grande appalto da 43 milioni per mettere in sicurezza l’intero viadotto Ritiro, oltre a completare lo svincolo di Giostra. I lavori sono iniziati a maggio ed entro fine anno dovrebbe finalmente diventare fruibile una delle due uscite, la più importante, quella per chi proviene dal centro città. L’apertura dell’altra uscita andrà di pari passo con i lavori sul Ritiro, la cui conclusione è prevista al 31 agosto 2018, due mesi dopo la fine del mandato per la giunta Accorinti.

Se per lo svincolo di Giostra l’amministrazione comunale ha avuto un ruolo marginale, si è invece spesa in prima persona per la nuova via don Blasco. Dopo l’ok ambientale ottenuto nel 2010, il protocollo d’intesa con la Regione è stato firmato il 1. giugno 2013, alla vigilia dell’elezione di Accorinti. Poi una lunga serie di passaggi fino alla pubblicazione della gara d’appalto, avvenuta lo scorso 22 aprile, prima che si rendesse necessaria la ripubblicazione per il nuovo codice degli appalti, prevista a giorni. Un traguardo importante, ma poi bisognerà espletare la gara e realizzare i lavori.

Ruolo importante anche per il progetto del nuovo porto di Tremestieri, visto che il Comune è stazione appaltante, pur se in prima linea c’è anche l’Autorità Portuale che potrebbe presto subentrare. Se altri fronti sono stati terreno di scontro, su questo i due enti pubblici vanno d’amore e d’accordo e conducono una battaglia comune. Anche in questo caso, c’è una data spartiacque a pochi giorni dall’insediamento della giunta Accorinti. Il 15 giugno 2013 il Consiglio di Stato ribaltava l’aggiudicazione dell’appalto alla Sigenco, affidandola alla seconda classificata Coedmar e annullando di fatto la firma del contratto, che risaliva al marzo 2012. In quel momento sembrava una perdita di tempo, col senno di poi fu un colpo di fortuna, visto che l’impresa catanese è fallita. Tre anni dopo, però, gli ostacoli non sono finiti. Reperiti con fatica i finanziamenti necessari, ora lo scontro è con la Regione, che vuole riapprovare il progetto definitivo. Ma ulteriori perdite di tempo potrebbero far saltare tutto.

Un altro fondamentale punto del programma elettorale di Accorinti riguarda il recupero del fronte mare. La “battaglia” di Cambiamo Messina dal basso sul “mare negato” è tutta rivolta all’Autorità Portuale, che oltre alle aree strettamente portuali gestisce, a torto o ragione, anche la zona compresa tra Boccetta e Annunziata, “condizionata” dalla presenza della rada San Francesco. Ma il fronte mare è anche quello che dall’Annunziata va verso nord e dal porto storico va verso sud. E qui l’amministrazione comunale ha fatto poco o nulla. La giunta Accorinti ha ereditato il progetto definitivo della via del mare fino a Tremestieri ma, prima di chiedere finanziamenti, vuole chiudere la partita del Piau, il Piano innovativo in ambito urbano, che riguarda l’area compresa tra la falce e Gazzi e ora pare alle battute finali. A proposito di Zona Falcata, finalmente si muove qualcosa. L’accordo del 23 aprile 2014 ha sancito la fine del contenzioso tra Autorità Portuale ed Ente Porto ma il Comune, che in quell’occasione “esultava”, poi si è opposto, prima che finalmente si raggiungesse quest’anno un nuovo accordo “sfociato” nel patto per la falce. Sbloccato l’iter del piano regolatore portuale, il primo passo è stato l’inizio della demolizione dell’ex stazione di degassifica.

Sul fronte della messa in sicurezza del territorio, l’amministrazione comunale ha ottenuto un finanziamento da 30 milioni per la riqualificazione del torrente Bisconte, nell’ambito del programma “Italia Sicura”. A fine aprile è stato approvato il progetto esecutivo e a breve dovrebbe essere pubblicata la gara d’appalto. Sono arrivati anche 2 milioni per il torrente Annunziata, ma l’iter è più indietro, in fase di redazione del progetto definitivo.

Altro tema in discussione da anni è la realizzazione del secondo palagiustizia. Fatta la scelta per la sede in viale Europa, il ministero ha comunicato che a breve verrà firmato il protocollo d’intesa.

Prosegue a rilento il risanamento: consegnate altre venti case sul lato monte di via Taormina e iniziate le demolizioni sul lato mare; sono state finalmente demolite le palazzine pericolanti di Tremonti Casa Nostra ed è in corso la realizzazione di un parco; al palo la costruzione di altri alloggi in via Taormina e a Santo Bordonaro mentre, per il resto, è stato scelto di acquistare case sul mercato invece che realizzarle. Primo esperimento a Fondo Fucile, al momento un fallimento per errori nella graduatoria.

A breve partirà la raccolta differenziata dei rifiuti nella prima e nella sesta circoscrizione e si faranno altri tipi di valutazioni. Ma i primi tre anni della giunta Accorinti, in questo settore, sono stati un fallimento totale, in perfetta continuità col passato. Anche in questa settimana, come in numerose altre degli ultimi tre anni, la città è sommersa dai rifiuti. L’emergenza sta rientrando ma è un film già visto. Il fallimento non riguarda solo la spazzatura ma, più in generale, l’ambiente. Due polmoni verdi in città, uno immenso a Camaro, un altro piccolo ma importante sul viale Regina Margherita, erano chiusi e tali sono rimasti. Per la foresta di Camaro c’è un finanziamento da 1 milione con tanto di progetto esecutivo, il Comune ha chiesto il decreto alla Regione e da Palermo, come sempre, tutto tace. Per l’assessore Ialacqua “sarà un nodo della rete ecologica comunale che valorizzerà le infrastrutture verdi in contrapposizione a quelle grigie, per rendere Messina più vivibile”. Sì, ma se nessuno si muove… Ancora più paradossale la questione parco Aldo Moro. L’intesa con Ingv sembrava raggiunta, poi è saltata un anno e mezzo fa. Si disse che si sarebbe tentato un nuovo accordo per evitare di intraprendere le vie legali e perdere altro tempo. Niente di tutto ciò e si è perso tempo lo stesso. Dulcis in fundo, di recente la delega al Patrimonio è stata trasferita all’assessore Eller, che aveva ben altri problemi a cui pensare…

Marco Ipsale

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