L'avvocato Silvestro difende l'operato dell'ex presidente del consiglio Emilia Barrile. Il 22 ottobre la sentenza
Emilia Barrile ha svolto la sua attività di esponente politica locale, senza mettere in campo alcuna “interferenza illecita”, senza commettere reati. La Procura di Messina ha messo in piedi un castello accusatorio inconsistente sotto il profilo penale, che si basa sull’esaltazione dei comportamenti di un soggetto “ingombrante” politicamente, ma che non integrano reati.
E’ questo il leit motiv dell’intervento dell’avvocato Salvatore Silvestro, che alla fine del processo Terzo Livello ha preso la parola per difendere la principale protagonista dell’inchiesta, l’ex presidente del consiglio comunale di Messina Emilia Barrile appunto.
L’avvocato Silvestro ha argomentato per quasi sei ore, ascoltato dalle tre giudici della I sezione penale (presidente Silipigni) e dal pubblico ministero Fabrizio Monaco, che ha condotto tutto il processo. Dopo averlo ascoltato, il Pubblico Ministero – che qualche giorno fa ha sollecitato condanne per tutti gli imputati – ha chiesto di poter nuovamente intervenire. Lo farà martedì prossimo 22 ottobre. Poi la Corte entrerà in camera di consiglio per uscirne con la sentenza. La Barrile, che è ancora ai domiciliari, rischia una condanna a 6 anni e mezzo, quanto sollecitato dall’Accusa.
Nel suo lungo intervento l’avvocato Silvestro non ha lesinato affondi contro il Pubblico Ministeri, polemizzando con punte di sarcasmo con la costruzione dell’Accusa, che indica la Barrile come capo di un’associazione a delinquere finalizzata a una lunga serie di reati. Spesso il legale l’ha chiamata infatti “la trafficante”, ed ha contestato la stessa applicabilità del reato associativo al tipo di condotte che la Barrile metteva in atto. L’impianto accusatorio, secondo Silvestro, è stato costruito attraverso “l’esaltazione di comportamenti e atteggiamenti, politici e personali, di una imputata che per la sua importanza, o ingombranza, sollecita l’interesse, anche investigativo. Ma condotte che altro non sono che la normale estrinsecazione della ricerca del consenso”.
“Certo, non si deve alimentare un infame meccanismo clientelare – ha detto Silvestro – ma mi chiedo, lo chiedo con la lealtà della toga che indosso ma anche come persona comune: non è mai capitato a nessuno di incontrare un amico che ricopre anche una carica pubblica e chiedere informazioni sul procedere di una pratica, di una delibera, e sentirsi rispondere sì è stata esitata o no, è ancora in itinere?”.
Insomma, secondo l’avvocato Silvestro, a parte il “pour parler” con elettori e potenziali elettori, amici e contatti di ogni genere che tutti i politici hanno, a parte il “mettersi a disposizione” generico e generale, l’Accusa ha adombrato ma non ha dimostrato che poi la Barrile abbia messo in pratica alcuna “interferenza illecita”. E anzi, i molti testimoni che hanno sfilato durante il processo, sostiene il difensore, hanno testimoniato esattamente l’opposto. Il tenore dell’Accusa, e i testimoni dell’Accusa, ha precisato il difensore, “trasudano giudizi morali negativi”, ma non riescono ad indicare concretamente reati.
Nel corso della discussione, l’avvocato Silvestro ha anche affrontato tutti nodi giurisprudenziali che il processo pone “Questa sarà una sentenza che farà giurisprudenza”, spiega Silvestro. Il nodo principale è proprio la configurabilità dell’associazione a delinquere “applicata” all’associazione politica, così come è già avvenuta col processo Matassa, anche se in quel caso i reati fini contestati sono altri, diversa la portata dei personaggi.