Hanno studiato e si sono formati presso l’Ateneo peloritano, proprio in quel corso di laurea che oggi l’Università ha deciso di chiudere. In una lettera inviata alla nostra redazione manifestano la propria delusione e scrivono: «Una buona risorsa per il nostro territorio va in frantumi». Ecco il testo
«Cari lettori,
siamo ingegneri elettronici laureatisi all’Università di Messina. Abbiamo deciso, di comune accordo, di esprimere in questa breve lettera il nostro parere su un fatto che in questi giorni ci ha fortemente colpiti e che – a nostro avviso – merita attenzione da parte di tutta la collettività: la chiusura del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Elettronica. Nonostante da qualche anno alcuni di noi abbiano lasciato la Sicilia per intraprendere dei percorsi di ricerca/lavoro altrove, continuiamo a tenerci attivi e soprattutto informati circa le novità provenienti dalla nostra terra d’origine. In particolare, seguiamo con interesse le questioni relative all’Università da cui proveniamo, in quanto ex-studenti ad essa professionalmente grati ed affettivamente legati.
Leggendo la rassegna stampa d’Ateneo, ci siamo imbattuti in una notizia che ci ha rammaricato non poco: dall’anno prossimo il Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Elettronica, da cui tutti noi proveniamo, cesserà di erogare corsi. Ad una prima lettura, ammettiamo di essere rimasti perplessi. La nostra mente è tornata indietro al pensiero dei primi giorni in cui abbiamo iniziato la nostra “avventura” ad Ingegneria, alle aule gremite, talmente piene che alcuni studenti stentavano addirittura a trovare posto e dovevano sedersi sulle scalinate. Gli anni son trascorsi velocemente, fra un esame e l’altro, tra le prime nozioni di Elettronica, di Telecomunicazioni, di microcontrollori e di automazione. Poi alla magistrale il cerchio si è chiuso: i tre anni di studio della triennale hanno trovato la loro naturale prosecuzione nelle discipline proposte al biennio.
Sinceramente, crediamo che la solidità del nostro corso di laurea sia basata proprio su questo: un percorso chiaro, in cui quel che restava in sospeso alla triennale sarebbe stato approfondito e completato alla magistrale. In tal modo, il mosaico avrebbe avuto tutti i suoi tasselli e la preparazione di base sarebbe stata completa. La scelta di scindere il ciclo unico di cinque anni in un sistema 3 + 2 (in accordo con i lavori europei di standardizzazione del “Processo di Bologna”) aveva trovato nel Corso di Laurea di Elettronica a Messina un buon compromesso tra standardizzazione a livello europeo e qualità della formazione: un corso di laurea magistrale né troppo settoriale né troppo generalista, in cui era possibile spaziare dalla Robotica alla Microelettronica, dall’Optoelettronica alle Tecnologie elettroniche, dalle Comunicazioni Wireless all’Elettronica di Potenza. Eppure, pare che da domani ciò non accadrà più. Si lascerà il posto ad un’offerta formativa monca, in cui il completamento del lavoro svolto nel corso di un triennio costringerà gli studenti a migrare verso altri Atenei, per chi potrà permetterselo. E gli altri? Semplicemente dovranno riconvertirsi a corsi di laurea affini, se andrà bene, o peggio, lasceranno gli studi con ben poche possibilità di occupazione stabile, data fra l’altro l’attuale congiuntura economica sfavorevole, e facendo un balzo in avanti, mettendo in un cassetto le proprie ambizioni e i propri sogni, soltanto per il fatto di essere nati in una famiglia non facoltosa.
Con soddisfazione, ci sentiamo di dire che a Messina abbiamo potuto frequentare un corso di laurea in Ingegneria Elettronica ben strutturato, con professori motivati, ben preparati e orientati alla ricerca (nonostante le ben note e precarie condizioni della ricerca in Italia). Certamente, il corso è stato oggetto anche di critiche, in quanto talvolta tacciato di essere “difficile”. Lo è stato davvero? Quanto è importante formare ingegneri preparati e attenti alle criticità della progettazione? È giusto penalizzare un corso che ha deciso di “non abbassare il livello didattico” ma che ha sempre puntato sulla qualità dei giovani ingegneri formati? Perché va detto che l’ingegneria impone senso di responsabilità e non è assolutamente ammissibile lasciare i dettagli alla casualità: ne va della correttezza dei dati che processiamo, dei risultati che proponiamo e anche, alcune volte, dell’incolumità degli utilizzatori finali dei nostri sistemi. Tutto questo ci è stato insegnato fin dal primo giorno del nostro percorso, e con orgoglio ci sentiamo di chiarirlo. Oggi, leggendo della scelta discutibile di sopprimere il corso di laurea magistrale, vogliamo chiedere: ma è davvero proficuo quel che si sta facendo? Ci saranno davvero aspetti positivi o questo ridurrà ulteriormente le possibilità di iscrizione anche alla Laurea Triennale di Elettronica? Non sarebbe forse meglio discutere su eventuali miglioramenti da apportare? Ci viene da pensare, ad esempio, alla possibilità di condurre alcuni corsi in lingua inglese.
Un percorso incompleto, infatti, non dà intrinsecamente stabilità, soprattutto agli occhi dei giovani ragazzi che si accingono ad iniziare un percorso di studio universitario. Un corso di laurea che sparisce oggi è una possibilità in meno per ogni studente di domani. Si potrebbe obiettare affermando che qualunque studente potrebbe proseguire il proprio percorso di studio dopo la triennale in un altro Ateneo, possibilmente lontano da quello di provenienza. Si pongono però due problemi importanti: il primo di natura didattico-pedagogica, il secondo di natura economico-sociale. Infatti, la continuità didattica ha un’importanza strategica nella formazione di un ingegnere, ancor più con l’autonomia associata alla scelta dei programmi di insegnamento dei vari Atenei. Come accennato prima, in qualunque corso di laurea triennale si prevede che determinati argomenti vengano affrontati alla magistrale. Ma non tutte le triennali d’Italia sono allineate, anzi! Basta dare un’occhiata ai piani di studio offerti dai vari Atenei per capire che Ingegneria Elettronica non è uniformata a livello nazionale, soprattutto per quel che concerne gli insegnamenti tecnici del secondo e del terzo anno. Questo fatto ha ripercussioni sulle scelte dei giovani laureati triennali, laddove non sia garantita la prosecuzione degli studi.
Il secondo aspetto, da non sottovalutare, è associato al fatto che molte famiglie hanno delle difficoltà oggettive a mantenere gli studi dei figli lontano dal proprio territorio di residenza, ed il diritto allo studio dovrebbe prevedere adeguati sostegni. È inutile dire che le attuali borse di studio non sono sufficienti per gestire la permanenza fuori sede di uno studente, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Infine, non va dimenticato che in una realtà come quella italiana, in cui troppe volte le esigenze del meridione sono state accantonate a causa di una cattiva gestione della cosa pubblica, sarebbe interessante difendere i propri centri di formazione, nonché i poli tecnologici e scientifici, cuori pulsanti degli Atenei e punti di riferimento per l’innovazione e la ricerca di base.
Con rammarico prendiamo atto del fatto che una buona risorsa per il nostro territorio va in frantumi, soprattutto perché a nostro avviso la qualità del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Elettronica non è assolutamente trascurabile, dati anche gli esiti estremamente positivi in vari concorsi pubblici su scala nazionale ed internazionale, come quelli per ottenere posizioni in programmi di Dottorato di Ricerca, in cui molti di noi si sono distinti con profitto, e dei risultati ottenuti da altri colleghi ingegneri che, invece, si stanno inquadrando proficuamente all’interno di realtà aziendali di medio-grandi dimensioni.
Per concludere, è nostra opinione che sia necessario ponderare meglio una scelta che potrebbe avere delle ricadute a vari livelli, da quello didattico a quello sociale. Il nostro corso di laurea ha formato, e continua a formare, validi ingegneri, pertanto non dovrebbe essere spazzato via con un colpo di spugna senza un’adeguata valutazione del suo impatto e della qualità dei corsi erogati. Non è solo il numero di iscritti a garantire qualità, altrimenti corsi da migliaia di studenti dovrebbero garantire livelli superiori. I fatti mostrano chiaramente che non è così. È vero che un corso con molti iscritti fornisce maggiori introiti all’Ateneo, ma cosa dovrebbe essere, in fondo, l’Università? È sufficiente ridurla ad un complesso sistema che a fine anno deve avere i conti in pari? Crediamo di no. È prima di tutto qualità: pensiamo che a volte questa cosa andrebbe ricordata, a discapito dell’imperante concezione “aziendale” che poco si confà alla sua intrinseca natura, ovvero quella di accogliere, istruire e formare i propri studenti. Il resto è corollario.
I FIRMATARI
Santi C. Pavone, 25 anni. Laureato con Lode in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 270) nel luglio 2012 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Attualmente Dottorando di Ricerca del XXVIII ciclo in Electromagnetics Engineering, presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche (DIISM) dell’Università degli Studi di Siena. Fa assistenza ai corsi di Campi Elettromagnetici e di Compatibilità Elettromagnetica. I suoi lavori sono stati pubblicati in conferenze internazionali.
Valentina Bonfiglio, 29 anni. Laureata con Lode in Ingegneria Elettronica Specialistica (DM 509) nel marzo 2008, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca presso l’Università di Pisa e attualmente è Assegnista di Ricerca presso l’Università degli Studi di Firenze. I suoi lavori sono stati pubblicati e discussi in diverse conferenze internazionali.
Giovanni Mangraviti, 29 anni. Laureato con Lode in Ingegneria Elettronica Specialistica (DM 509) nel novembre 2008, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Sta concludendo il Dottorato di Ricerca presso la Vrije Universiteit Brussel (Libera Università di Bruxelles) e nel contempo è Ricercatore presso l’IMEC, un centro di ricerca sulle micro/nanotecnologie, Leuven (Belgio). I suoi lavori sono stati pubblicati e discussi in diverse conferenze internazionali.
Giuseppina Cardile, 28 anni. Laureata con Lode in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 270) nel novembre 2013 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Attualmente progettista hardware junior presso Skytechnology s.r.l. (gruppo Skyteam), società di consulenza operante nell’area dei sistemi embedded.
Gabriele Maimone, 26 anni. Laureato con votazione di 110/110 nel luglio 2013 in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 270) presso l’Università degli Studi di Messina. Appassionato di “automotive”, attualmente impegnato in stage presso Magneti Marelli, in località Corbetta (MI).
Salvatore Baldo, 28 anni. Laureato con Lode in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 270) nel luglio 2013 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Attualmente D0ttorando di Ricerca presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli Studi di Catania e Borsista presso l’Istituto per la Microelettronica e Microsistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IMM-CNR), Catania. I suoi lavori sono stati pubblicati in conferenze a livello nazionale e internazionale.
Daniele Cardile, 24 anni. Laureato con Lode in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 270) nel novembre 2013, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Attualmente svolge l’attività di Ingegnere di processo presso lo stabilimento di Pomezia della Procter&Gamble, azienda leader a livello mondiale per la produzione di beni a largo consumo.
Antonino Contino, 24 anni. Laureato con Lode in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 270) nel novembre 2013, presso l’ex-Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Ha appena vinto il Dottorato di Ricerca presso la Katholieke Universiteit Leuven (Università Cattolica di Leuven, Belgio) e nel contempo svolge attività di ricerca presso il centro di ricerca di fama internazionale IMEC, Leuven (Belgio).
Daniele Sorbo, 30 anni. Laureato nel 2011 presso la Facoltà di Ingegneria di Messina nel Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica (DM 509). Attualmente, laureando in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 270). Sta concludendo i suoi studi con data di laurea magistrale prevista entro luglio 2014.
Francesco Ferrise, 28 anni. Laureando in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 270), presso l’ex-Facoltà di Ingegneria. Attualmente stagista presso Power-One (Gruppo ABB), Terranuova Bracciolini, Arezzo.
Alessio Ballerino, 29 anni. Laureando in Ingegneria Elettronica Specialistica presso l’ex-Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Attualmente sta svolgendo un tirocinio presso HTS High Technology Systems s.r.l., azienda specializzata nella progettazione e assemblaggio di circuiti elettronici.
Giuseppe Curcio, 30 anni. Laureato nel 2013 in Ingegneria Elettronica Specialistica (DM 509) presso l’Università degli Studi di Messina. Attualmente impiegato come Purchasing Engineer – Products development – Div. Clusters & Display presso Magneti Marelli SE, Corbetta (MI).
Giuseppe Sturniolo, 29 anni. Laureato in Ingegneria Elettronica Specialistica (DM 509) nel marzo 2011 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Attualmente collaboratore presso High Technology Systems, Cittanova (RC), come responsabile dei test funzionali e collaboratore ai progetti.
Veronica Mandaglio, 31 anni. Laureata in Ingegneria Elettronica nel novembre 2010, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Attualmente impiegata presso High Technology Systems, Cittanova (RC), come responsabile di progetto e collaboratrice agli acquisti.
Marco Cambria, 30 anni. Laureato con Lode in Ingegneria Elettronica Magistrale (DM 509) nel marzo 2008, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina. Attualmente Solution Analyst presso Everis, multinazionale del gruppo NTT DATA, operante nell’ambito dell’Information Technology.

E “xxxxxxxx” non ce lo mettete?
Fanno bene che la chiudono, a quanto sembra l’universita’ di Messina e’ un’emigratoria!
Il numero massimo di laureati in un anno è stato di 5.
Troppo pochi per tenere in piedi una struttura faraonica ed elefantiaca per le esigenze reali.
Abbassate la saracinesca.
George.
L’Università di Messina non è solo il policlinico, o giurisprudenza… Ci sono facoltà che ancora possono offrire sbocchi lavorativi, e noi chiudiamo questi corsi di laurea. L’università di Messina sarà solo un “laureificio” per chi eredita una professione, o un parcheggio perchè non sa cosa fare. Chi vorrà studiare, si trasferirà al nord. Prima avevamo la fuga di cervelli dopo la laurea, adesso diventerà anche una fuga di soldi che queste persone dovranno spendere in altre città. Quando tra 50 anni resteremo una città di 100.000 abitanti, tireremo le somme…
Mi scusi ma cosa intende con “xxxxxxxx”? sinceramente mi sfugge…se è un’allusione a qualcosa personalmente non l’ho colta. Così come non capisco cosa intende per “emigratoria”.
Credo che il nostro parere sia da rispettare come noi possiamo pensare di rispettare il suo…ma almeno ci spieghi cosa intende così come abbiamo fatto noi, illustrando la nostra esperienza e, come puà notare, mettendo i nostri nomi e cognomi per presentarci.
Valentina Bonfiglio
Quanti dei laureati effettivamente un lavoro da ingegnere ?
Considerando che il concorso pubblico o il mettifirma non è un lavoro da ingegnere.
Messina una delle ultime in Italia, chi può vada via anche per studiare, qui è tempo perso. Il numero degli iscritti è in calo, non a caso. Lasciamo questa inutile università ai navarra e cuzzocrea vari
Forse a anche a me dispiacerebbe se chiudessero il mio corso di laurea, ma non dispiacerebbe se lo stesso fosse uno spreco di soldi.
Complimenti anche per il modo con cui hanno allegato dei mini curricula alla lettera.
Forse un modo per farsi pubblicità
Mi dispiace per questi bravi ragazzi che hanno firmato questa lettera, onore e merito a loro.
Ma è indubbio che, per colpa non certamente loro, l’Università di Messina è stata sempre agli ultimi posti della qualità formativa rispetto alla stragrande maggioranza degli atenei italiani.
Inutile cercare il colpevole, ma è certo che in un clima di totale spending review secondo loro, da quali atenei si dovrebbe cominciare la purga ?
E’ STRANO , MA CONCORDO
Io invece godo tantissimo che finalmente venga chiusa. Tutta la facoltà di ingegneria di Messina andrebbe chiusa e rimpiazzata con un “bingo” o magari ci facciamo un casinò. Che poi sono “offerte turistiche” a cui una città che aspira ad essere la punta di diamante del turismo nel Mediterraneo non può affatto rinunciare.
Ormai il settore elettronico è in esaurimento, tra dieci anni l’elettronica sarà sostituita dalla chemopatica che rivoluzionerà questo mondo.
Applausi quindi all’università di Messina che è riuscita ad intuire l’avvento della chemopatica ancora prima della sua scoperta!
Me lo hanno censurato.
Si trattava di un’espressione romanesca neanche tanto volgare per evidenziare quanto ve la tirate!
Emigratoria vorrebbe l’accento sull’ultima “i” ma da dove ti scrivo io le tastiere non hanno gli accenti.
La cosa curiosa è che questa lettera invece di scriverla gli studenti della triennale che ci sono dentro la scrivono solo degli ex-studenti. Chissà perchè