Dopo la rimodulazione del riequilibrio, il Comune è ancora a rischio default

Dopo la rimodulazione del riequilibrio, il Comune è ancora a rischio default

Danila La Torre

Dopo la rimodulazione del riequilibrio, il Comune è ancora a rischio default

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sabato 24 Novembre 2018 - 13:05

Restano in piedi anche le dimissioni di De Luca, che in conferenza stampa ha confermato che non sarà il sindaco del dissesto qualora venisse definitivamente conclamato

Neanche cinque giorni di tour de force in aula consiliare, tra sedute di commissione bilancio e di Consiglio comunale, sono riusciti a stremare il sindaco Cateno De Luca, che questa mattina, in conferenza stampa, ha spiegato cosa succederà dopo la rimodulazione del piano di riequilibrio e l'attuazione, già da lunedì, delle varie misure del "SalvaMessina".

Il sindaco fa capire subito che non c’è tempo di festeggiare e gongolare per l’indiscutibile vittoria politica portata a casa (senza neanche un consigliere comunale è riuscito a farsi votare tutto ciò che ha voluto, la liquidazione dell’Atm addirittura all’unanimità) perché il Comune di Messina è ancora a rischio dissesto.

Se la massa debitoria inserita nella manovra di riequilibrio ammonta complessivamente a oltre mezzo miliardo di euro (VEDI QUI), a preoccupare, e non poco, il sindaco De Luca sono i debiti, certi, liquidi ed esigibili del Comune che si vanno a sommare a quelli delle partecipate, per una cifra complessiva di 244.704.548.72 euro, di cui 112.352.570,14 euro sono quelli in capo all'ente e 132.351.978,58 euro sono quelli delle partecipate.

«Sulle mole debitoria del Comune incidono in maniera determinante i debiti delle partecipate. Il Comune è a rischio dissesto per la qualità del debito. Tutti i debiti delle partecipate sono certi, perché si tratta in gran parte di debiti con Istituti di Credito e previdenziali» .

Alla luce di questa situazione debitoria, il sindaco De Luca considera fondamentali due misure per poter definitivamente scongiurare il rischio default: una passa dalla volontà del Consiglio comunale, ed è l’istituzione della società per la valorizzazione del patrimonio; l’altra riguarda la necessità impellente di raggiungere e sottoscrivere accordi con i creditori di Palazzo Zanca, per abbattere del 50% i debiti certi .

LA SOCIETA’ DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO

La delibera relativa all'istituzione della società di valorizzazione del patrimonio (VEDI QUI) era all’ordine del giorno delle sedute del Consiglio comunale dedicate al pacchetto “Salva Messina” ma la discussione è stata rinviata.

«Questa misura – spiega De Luca – è l’unica che può garantirci entrate straordinarie, non solo in termini di dismissione del patrimonio ma anche di valorizzazione, andando a riscuotere i fitti degli immobili, che oggi incassiamo nella misura del 20%. Se saremo veloci, e in questo senso faccio un appello al Consiglio comunale, attraverso il piano di valorizzazione e dismissione possiamo garantire risorse al Comune in grado di dare copertura ai debiti certi ed esigibili. Questa condizione ci permetterebbe di essere credibili davanti alla Corte dei Conti anche nel caso non riuscissimo a sottoscrivere accordi con tutti i creditori».

Il primo cittadino si dice convinto che con 200 milioni di euro derivanti dalla valorizzazione del patrimonio sarà possibile chiudere il Piano di riequilibrio in 4-5 anni.

«Il valore complessivo del patrimonio del Comune – dice – ammonta a circa 800 milioni di euro e se in passato sono state adottate strategie sbagliate che non hanno portato i frutti sperati noi non ripeteremo gli errori di chi ci ha preceduto». Sulla scelta di creare una nuova partecipata del Comune, che va ad aggiungersi all’Agenzia dei servizi sociali del risanamento, De Luca la ritiene l’unica mossa possibile per dotarsi dell giuste competenze e far funzionare un settore strategico per la gestione amministrativa complessiva.

LA PROPOSTA DI DE LUCA AI CREDITORI

Tempi e criteri degli accordi con i creditori sono inseriti nel provvedimento già approvato durante la maratona di questi giorni (VEDI QUI).

«Fino ad oggi – spiega De Luca – non ho avuto interlocuzioni con i creditori, perché ho aspettato che venisse approvata la rimodulazione del piano di riequilibrio, ma inizieremo a contattrali già la lunedì e a stilare un cronoprogramma. I grandi creditori dovranno scegliere se abbattere del 50% il loro credito, sapendo che saranno pagati in tempi certi, o di fatto velocizzare la procedura di dissesto del Comune, che – qualora fosse conclamato dalla Corte dei Conti – porterà comunque a una riduzione al 30% del credito e a tempi di pagamento che saranno decisi dai commissari liquidatori».

LE DIMISSIONI DI DE LUCA IN CASO DI DISSESTO

Se gli accordi con i creditori saltassero e la società di valorizzazione del patrimonio non andasse in porto, il sindaco De Luca farà predisporre agli uffici la delibera sul dissesto, che dovrebbe comunque essere votata dal Consiglio comunale.

Il sindaco conferma oggi quanto aveva dichiarato dall’inizio del suo mandato e cioè che in caso di default lascerebbe la sua poltrona di Palazzo Zanca, anche adesso che non ha più il paracadute della carica di deputato all'Ars: «Non mi interessa essere il sindaco del dissesto, tornerei al mio lavoro», ha risposto a precisa domanda.

Danila La Torre

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