The Spy, una sapiente miniserie targata Netflix che ripercorre una delle vicende più incredibili della storia recente.
Poche sono le produzioni televisive che ripercorrono in modo storicamente accurato e psicologicamente profondo eventi realmente accaduti. Sono infatti le storie individuali a destare maggiori preoccupazioni ai registi, agli sceneggiatori e agli attori: laddove il disagio vissuto in prima persona è il tema centrale, tutto il resto diventa contorno. Tutto questo è vero per The Spy, sapiente miniserie (disponibile su Netflix) basata sulla vita della spia israeliana del Mossad Eli Cohen.
Il protagonista, Eli Cohen, è interpretato da un sorprendente Sacha Baron Cohen, attore poliedrico e versatile che in questi panni offre una performance indimenticabile. I 6 episodi scritti e diretti da Gideon Raff e Max Perry sono una discesa agl’inferi: dal reclutamento del volenteroso ma ingenuo Eli fino alla partecipazione dello stesso nel governo siriano, concludendosi infine con la sua nota e tragica morte. Una storia di spionaggio che, se non fosse vera, risulterebbe quantomeno inverosimile.
Eli Cohen, sotto la falsa identità di Kamal Amin Thaabet, si infiltrò negli anni ‘60 nei più alti ranghi del governo siriano, e dopo il colpo di stato militare a favore del partito Baath nel 1963 assunse la carica di viceministro della difesa del regime siriano. Quando nel 1965 venne scoperto da una squadra sovietica venne torturato e infine pubblicamente impiccato. L’esecuzione fu ripresa dalla televisione siriana.
La Siria si è sempre rifiutata di restituire a Israele i resti di Eli Cohen, tanto forte era stata l’umiliazione di essere apparsa vulnerabile all’abile azione di spionaggio del Mossad. In Israele, invece, Cohen è considerato un eroe nazionale: Cohen, infatti, riuscì a passare al Mossad importanti informazioni che influenzarono le decisioni politiche ed economiche degli anni seguenti nell’area mediorientale. La città israeliana di Bat Yam, dove risiedeva la sua famiglia, gli ha dedicato una piazza.
La miniserie The Spy mette in scena anche il dramma psicologico vissuto da un uomo che aveva due nomi, due vite, due identità. Il confine tra Eli Cohen e Kamal Amin Thaabet si assottiglia sempre più, sfumando in una follia difficilmente gestibile e in un declino mentale acuito dalla pressione del compito da svolgere. Il coraggio di un uomo viene sì elogiato ma anche compreso, vale a dire calato nel reale contesto politico e familiare: Cohen era sposato, sicché la relazione coniugale si fa vieppiù difficile e ingestibile, anche per via di una relazione amorosa in Siria che doveva essere portata avanti in modo da accrescere la credibilità del proprio ruolo.
Viceministro dei siriani, spia degli israeliani, marito assente, amante riluttante. Identità contrastanti che confliggevano tra loro nell’unica persona di un uomo che – come si vede nella prima scena della prima puntata – non ricorda più nemmeno il suo vero nome. Assorbito dalla missione da svolgere, nega sé stesso per il bene di Israele. The Spy è una miniserie da vedere tutta d’un fiato, una ricostruzione veritiera di una delle vicende più incredibili della storia recente.