The Third Day, serie tv ambiziosa e perturbante

The Third Day, serie tv ambiziosa e perturbante

Giacomo Maria Arrigo

The Third Day, serie tv ambiziosa e perturbante

venerdì 11 Dicembre 2020 - 07:26

Una miniserie coprodotta da Sky e HBO che rompe i canonici schemi televisivi e crea un’atmosfera eterea, sospesa, rarefatta.

È una piccola rivelazione, quella di The Third Day, miniserie televisiva coprodotta da Sky e HBO. Una serie che rompe i canonici schemi televisivi e crea un’atmosfera eterea, sospesa, rarefatta. La storia ha un incipit lineare, ma presto si confonde in uno strano intreccio psicologico e storico. In una foresta un uomo vede una bambina che si impicca. Riesce a salvarla e a riaccompagnarla a casa, l’isola di Osea. Ma da lì non riuscirà più a fuggire, e strani avvenimenti si susseguiranno in una spirale di follia e allucinazioni.

Jude Law, Katherine Waterston e Naomie Harris i tre attori principali. Marc Munden e Philippa Lowthorpe i due registi. Sei le puntate totali, in un vortice crescente di inquietudine e terrore. L’ambientazione è decisamente peculiare: man mano che ci si addentra nell’isola di Osea, emerge lo specifico culto degli abitanti del posto, una commistione tra antiche credenze celtiche e cristianesimo. Ma il sangue abbonda, la simbologia violenta contrasta con il messaggio di amore di Gesù. C’è qualcosa di strano.

Lo svolgimento alterna momenti lineari a flashback e visioni fugaci. Il risultato è una serie magnetica, inusuale, inaspettata. Insomma, The Third Day può essere definita una produzione sperimentale e ambiziosa, una specie di esperienza onirica in cui lo spettatore è coinvolto in prima persona, costretto com’è a dipanare il mistero fra dense foschie e fruscii minacciosi.

L’incedere narrativo, però, è spezzato. Passati i primi tre episodi si passa agli ultimi tre e si avverte un cambiamento: la cinepresa è più ferma, la storia più lineare, i dialoghi meno allusivi. E infatti i primi tre episodi sono girati da Marc Munden, gli ultimi tre da Philippa Lowthorpe. La qualità è sempre alta, ma i primi tre – è evidente – sono più arzigogolati, labirintici, e forse più in linea con la storia nel suo complesso. Non una cesura netta, ma una differenza è certo rinvenibile.

A dir la verità, tra i primi tre episodi e gli ultimi tre c’è un intermezzo intitolato “Autunno”. Non è andato in onda in Italia, ma si può trovare interamente su Facebook. Si tratta di una ripresa di 12 ore sull’isola di Osea durante un rituale ancestrale, il festival “Esus e il mare”. Un evento artistico, “un grande evento teatrale immersivo”, come lo descrivono gli stessi registi. L’evento è stato anche trasmesso in diretta sul canale Sky Arts nel Regno Unito.

In breve, si può tranquillamente affermare che The Third Day è un prodotto unico nel suo genere, ambizioso e conturbante, e diverso da tutte le altre produzioni cinematografiche recenti. Da vedere.

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