“Tindari Festival 60 anni”: storia, gloria, spettacolo

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Tosi Siragusa

“Tindari Festival 60 anni”: storia, gloria, spettacolo

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martedì 30 Agosto 2016 - 22:07

Il grandioso Aiace, distante da deità e umani, ritorna con l’imponenza del cuntista Vincenzo Pirrotta. Riflessioni a cura di Tosi Siragusa

Lo scorso 27 agosto, presso il Teatro antico di Tindari, si è svolta, in funzione in uno celebrativa e di intenti programmatici, la serata conclusiva del festival “Teatro dei due Mari”. L’evento, che si era previsto fosse gratuito, ha anche costituito l'occasione per una volontaria adesione economica per raccogliere fondi per gli ultimi terremotati d’Italia (finalità che, si auspica, sia andata a buon fine). Si è dunque voluto sottolineare con questa importante rappresentazione la chiusura della rassegna tindaritana, per ricordare l’anniversario (sessantesimo) della riapertura al pubblico del teatro, quello cioè del 25 agosto 1956, con la programmazione dell’”Aiace” di Sofocle, per la regia di Michele Stilo.

Dopo l’appassionata recitazione di Vincenzo Pirrotta proprio nei panni dell’eroe di Sofocle – che ha costituito l’incipit dell’evento – Tindara Caccetta, molto apprezzata in ambito locale, ha da lì in poi condotto con garbo e competenza la serata, chiamando sul palco via via i principali protagonisti dell’intercorso periodo, per ripercorrerne i tratti salienti. Cinzia Maccagnano ha poi sapientemente interpretato brevi brani per i ruoli di “Medea” e di “Ecuba”, quest’ultima da “Le Troiane”, alternando al registro della sofferta ferocia, quello dell’epopea dolente materna. Sono state poi a più riprese mandate in proiezione le locandine delle rappresentazioni principali, per rievocare importanti produzioni (anche regionali e della Pro Loco del tempo) quali appunto “Aiace”, “Ifigenia in Tauride”, “La Mandragola”, “Le Troiane”, “Le Baccanti”, “Scandinavia”, etc. e si sono poi celebrati i nomi di Andrea Bosich, Gianrico Tedeschi, Michele Placido, Franco Interlenghi, Giusto Monaco ed altri. Il sindaco Aquino e l’assessore alla cultura Russo hanno presenziato alla celebrazione, ove più volte è stata ringraziata anche l’attuale consulente artistica del Tindari Festival, Anna Ricciardi. Filippo Nasca ha poi intrattenuto il pubblico presente con racconti stimolanti dei decorsi sessant’anni, insieme a Stefano Molica, regista e sceneggiatore pattese, molto attivo in ambito tindaritano e non solo. Sul finire, il prof. Filippo Amoroso per lungo tempo autorevole protagonista della rassegna, attraverso il Teatro dei due Mari, ha reso il suo contributo, oltre che a mezzo di ricordi e aneddoti, anche con l’interpretazione di brani tratti da “I Persiani” di Eschilo.

È stato omaggiato in chiusura il compianto messinese Massimo Mollica, con la proiezione di brani tratti da “U ciclupu”, con la regia di Andrea Camilleri, da Pirandello. La sezione più interessante è stata, però, quella che ha visto gli interventi dei cosiddetti Ragazzi del '56, che, con brillante intuizione, diedero inizio all’avventura tindaritana. E così Freni, Rivolo, Alioto, attraverso il figlio Salvatore, Scaffidi e Alfio Noto, ciascuno secondo i compiti di allora, di ufficio stampa, organizzativi e artistici, hanno reso testimonianza utile ai fini celebrativi, lasciando però chiaramente intendere che potrebbe loro riservarsi, anche in tempi attuali, un ruolo più attivo per determinanti contributi. È stato poi ricordato il custode Tindaro Sidoti, figura di spicco all’epoca per il fondamentale apporto reso in occasione delle varie rassegne. La grandiosa figura di Aiace, lontano da uomini e dei, che aveva dato inizio alle rappresentazioni del '56, sessant’anni dopo è risuonata dal suggestivo palcoscenico, ricreando l’incanto dei tempi andati, ove probabilmente, pur in assenza di risorse economiche, quelle umane, con le idee e le ardenti energie messe in campo, riuscivano a supplire degnamente, generando un fervore culturale, che andrebbe certamente replicato.

Tosi Siragusa

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