Un esposto sulle responsabilità dei problemi al porto di Tremestieri. Alcuni membri del Comitato Stop Tir contro monopoli e speculazioni, invece, hanno esposto degli striscioni sulla facciata dell’ex Standa, di fronte gli imbarchi della rada San Francesco. Un promemoria per la manifestazione contro i tir in città prevista sabato 29 alle 17 con partenza
Una denuncia alla Procura della Repubblica per accertare le responsabilità sulla chiusura, talvolta parziale altre volte totale, del porto di Tremestieri. A presentarla, stamane, il comitato “La Nostra Città” che, nel corso del tempo, ha organizzato una serie di iniziative e lanciato diversi appelli contro i tir in città. L’esposto rivolto al procuratore Guido Lo Forte chiede: “l’avvio di indagini che facciano finalmente luce sullo scandalo rappresentato dall’approdo di Tremestieri . Opera finanziata dal governo nazionale nel 2001, completata nell’aprile del 2006 e ancora oggi,dopo tredici anni, sostanzialmente inutilizzata o sottoutilizzata nonostante costose varianti in corso d’opera, appalti per adeguamenti strutturali e per costosissime operazioni di dragaggio che durano periodicamente da otto anni. Come comitato La Nostra Città più volte abbiamo sollecitato le istituzioni cittadine (dall’Autorità Portuale all’amministrazione comunale ai Prefetti) affinché intervenissero ciascuno secondo le proprie competenze, per accertare responsabilità e comportamenti irregolari negli appalti, nelle progettazioni, nell’esecuzione delle opere. Anomalie e irregolarità che potrebbero aver avuto e avere ancora il doppio scopo di lucrare sull’andamento dei lavori ma anche di penalizzare la linea di traghettamento a sud a favore di altre linee di traghettamento Sicilia-Calabria certamente più vantaggiose per gli armatori ma penalizzanti per la città”. Nell’esposto vengono segnalate anche “le omissioni e le disattenzioni legate alla gestione dei fondi ecopass”. Saro Visicaro, presidente di “La Nostra Città”, sottolinea infine la “mancata presenza della prevista rappresentanza del Comune nel ruolo strategico all’interno del Comitato Portuale”.
Domani, invece, sarà la volta della manifestazione organizzata dal comitato “Stop Tir – contro monopolio e speculazioni”, capitanato da alcuni membri del Teatro Itinerante “Pinelli”. Hanno appeso uno striscione sul palazzo abbandonato dell’ex Standa, proprio di fronte alla rada San Francesco, con la scritta “Via i Tir dalla città”; un altro, invece, recava il gioco di parole “Stop ai tir..anni”.
Obiettivo polemico di questa azione in particolare ma della stessa manifestazione di sabato 29 marzo è l’attraversamento dei tir in città, visto dai membri del Comitato come una precisa scelta speculativa.“Oltre 700.000 l’attraversano ogni anno – dichiara il Comitato Stop Tir – garantendo al gruppo di traghettatori incassi enormi di cui alla città non resta nulla, se non l’aria irrespirabile e le strade congestionate e distrutte”.
Gli striscioni sono stati preceduti da una serie di seminari sul “diritto alla città” svolti alla Casa dello Studente Occupata e dall’iniziativa che ha visto un gruppo di attivisti adoperarsi nella scerbatura e pulizia della fontana che si trova sul viale della Libertà, in zona Rada San Francesco. Un luogo, quello della Rada, simbolo per quanto riguarda il tema sempre dolorosamente attuale dell’attraversamento dei tir in città, ma non solo. Il Comitato Stop Tir – contro monopoli e speculazioni, contesta, infatti, la concessione in gestione ad un privato realizzata dall’Autorità Portuale ormai da decenni e rinnovata nel 2013, la gestione ambigua dei fondi dell’ecopass – come già denunciato dal consigliere comunale Luigi Sturniolo, gli incassi del Comune sono decisamente bassi rispetto alle previsioni – e in generale l’intera gestione del waterfront in particolare e delle strade cittadine in generale, usate come anonimi budelli d’asfalto secondo la logica privatistica, piuttosto che essere vissute nella socializzazione e nella cura per la crescita e il benessere dell’intera società.
Un modus operandi, quello dello sfruttamento del territorio e della privatizzazione selvaggia, che si aggrava in un’epoca divorata da una drammatica crisi economica, come sottolinea il Comitato: “Il diritto alla salute è appaltato a cliniche private, il diritto alla mobilità consegnato a privati, il diritto all’istruzione svenduto ai centri di formazione. Rivendichiamo l’autonomia politica di questo territorio dai poteri privati, che non possono più condizionare economie, progetti, assetti urbani e scelte politiche che riguardano la vita, i diritti e ed il futuro della collettività”.
Ma quanto sono belli questi comitati pluridecennali! Protestano, chiaccherano, si arrabbiano, gridano NO TIR! NO TIR! a sguarciagola ma “quagliando quagliando” nessun risultato tangibile dopo la riunione farsa sul Boccetta del 1992, sono anche essi serviti alla causa dei traghettatori. L’unico vero grido che avrebbero dovuto e dovrebbero pronunciare, senza se e senza ma, se effettivamente amano Messina, realizzate il PONTE SULLO STRETTO!!!
L’unico concorrente temuto e per questo affondato dagli “amici” dei traghettatori sullo Stretto!! Per ricompensa della loro perseveranza, invece di venir realizzato quell’affaccio sul mare negato per decenni ai messinesi, gli realizzeranno un nastro d’asfalto, in Via Don Blasco, che vomiteranno i tir della Cartour direttamente sul Viale Gazzi. Meditate e non fatevi fregare di nuovo!!!
siete solo dei no ponte e visto che in 20 anni avete solo fatto fiaccolate senza nessun risultato, dato che i tir sono ancora di + in mezzo ai piedi nonostante l’eroe accorinti, fareste bene a tacere anche voi, i tir in queste condizioni passerano sempre
Incredibile come la questione ponte sia ancora affrontata in maniera cosî superficiale. Il ponte è stato realizzato cosí come è stato progettato. Una macchina mangia soldi su un sogno millenario tecnicamente irrealizzabile (studi iuav vemezia).
Quanto all’attraversamento, sarà mai possibile mettere in discussione il monopolista dello stretto, la truffa tremestieri e il sistema ecopass?
Pechè ponte o non ponte una sola famiglia guadagna in un giorno quanto io (se va bene) sudo in dieci anni. Che mi sembra un pò troppo persino per il più ferreo dei capitalisti. Anche perchè questo avviene senza produzione di alcun che e solo in virtù di un privilegio consolidato nei secoli dei secoli. Ecco, è di questo che sarebbe bello poter parlare, ricominciare ad immaginare la giustizia sociale come un fatto concreto e non come una puerile utopia.