A processo i presunti complici dei Cuscinà e i fornitori catanesi bloccati dalla Gdf di Messina
MESSINA – E’ un verdetto di colpevolezza quello che arriva alla fine del primo giudizio sull’operazione Impasse, il blitz antidroga della Guardia di Finanza sul traffico di stupefacenti con la Calabria gestita dalla famiglia Cuscinà di Giostra. Il giudice per le indagini preliminari Fabio Pagana ha chiuso il processo in abbreviato con la condanna di tutti e sei gli imputati.
La sentenza
Ecco il verdetto: 3 anni e 8 mesi per Carmelo Menoti, 8 anni per Pasquale Mollica, 6 anni e 8 mesi per Daniele Sulas e Maurizio Papale, 3 anni e 8 mesi per Antonio Suraci, 5 anni e 10 mesi per Umberto Suraci. Definiti anche i due patteggiamenti richiesti da Angelo e Carmelo Arancio, accusati di essere i due fornitori catanesi del giro messinese. Hanno difeso gli avvocati Alessandro Trovato, Tino Celi e Giacomo Iaria.
L’operazione Impasse
Quella definita in abbreviato non è che la prima tranche dell’inchiestra, che complessivamente ha riguardato 65 persone e ricostruito il giro di droga portato avanti dai Cuscinà di Giostra nel 2020. Per aggirare i controlli durante il lockdown sono state usate in qualche caso le ambulanze. Topo Gigio è il soprannome di uno dei complici, incaricato di custodire la droga, mentre Sky è invece il sistema criptato istallato su cellulari, costosi almeno quanto un mese di reddito di cittadinanza, usato dai fornitori per comunicare con i “clienti” in maniera riservata.
A far scattare gli accertamenti sono le rivelazioni di Giovanni Bonanno (leggi qui chi è “Il canazzo”). Alla base del blitz ci sono anche i suoi verbali (leggi qui i dettagli della retata) Giovambattista Cuscinà (nella foto) è, secondo la Dda messinese, il capo del giro