Si è conclusa con il convegno “Sport e legalità – Un Unico valore” la settimana ricca di appuntamenti sul tema organizzata dal comune di Torregrotta
Il tema dello sport e quello della legalità si possono ben sposare: è quanto è accaduto ieri nell’Aula consiliare di Torregrotta. Un momento fortemente voluto dall’Assessorato allo Sport e alle politiche Giovanili, di competenza di Santino Archimede, al quale erano presenti il primo cittadino, Antonino Caselli, il vicesindaco, Antonella Pavasili, insieme ad altri rappresentanti della comunità torrese. L’evento si è svolto a conclusione di un ciclo di incontri avviati il 15 marzo, per la prima edizione della Settimana dello Sport e della Legalità, che ha visto il pieno coinvolgimento delle giovani generazioni, con momenti di formazione nelle scuole.
All’incontro hanno preso parte il dottor Giacomo D’Amico, professore associato di Diritto Costituzionale, Don Luigi Perelli, direttore dell’Oratorio Salesiano di Barcellona Pozzo di Gotto, il dottor Francesco Massara, Sostituto Procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto; il tenente Cristian Letizia, del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Milazzo; Maria Ruggeri, atleta romettese, e Maria Andaloro, ideatrice della campagna “Posto Occupato”. Presenti, inoltre, il sindaco di Rometta, Nicola Merlino, con diversi amministratori dei comuni vicini, il vicesindaco di Monforte, Piera Basile, e alcuni esponenti dell’associazione Fidapa e di associazioni sportive che operano sul territorio. A prendere per primo la parola Don Perelli, il quale, traendo spunto dalla sua vasta esperienza, ha posto l’accento sull’importanza dell’educazione al dono e della capacità di trasmettere alle giovani generazioni la gioia di essere al servizio degli altri.
“E’ l’inizio della fine della supremazia mafiosa sul territorio” sono alcune tra le parole pronunciate nell’intenso intervento del magistrato Francesco Massara, che opera nel territorio barcellonese dal 2006. Citando anche l’operazione Gotha 4, il sostituto procuratore ha affermato: “Nonostante la presenza della famiglia mafiosa barcellonese risulti opprimente, c’è una reazione forte da parte della popolazione. La nostra terra è stata soggiogata dalla mafia perché è stato permesso da tutti, con la mancanza di denuncia, che rafforza Cosa Nostra, ed è una responsabilità diretta e immorale di tutti. In genere – afferma ancora Massara – la mafia agisce mandando un segnale all’imprenditore, secondo uno schema ormai ben consolidato: gli fa recapitare una bottiglietta piena di benzina con due cartucce annesse. E’ a questo punto che dobbiamo chiederci perché l’imprenditore sente l’esigenza di parlare con il mafioso? Per paura? A volte qualcuno è contento di poter pagare per essere protetto. Oggi invece tutto sta cambiando, la gente denuncia di più i soprusi”. “Io dico – conclude Massara – di non aver paura di denunciare fatti di imposizione mafiosa, perché i soggetti che lo fanno oggi non corrono alcun rischio”.
Dello stesso parere è il tenente Cristian Letizia, il quale, ricordando le stragi di mafia del 1992, afferma che “la mafia non è un mostro a tante teste, che non si può combattere, essa e’ un’istituzione, che si basa sulla povertà e sull’ignoranza. La novità risiede proprio nel fatto che adesso la gente denuncia e si fida, forse perché ha visto che c’è una maggiore risposta da parte dello Stato, che raggiunge in maniera più costante dei buoni risultati. Sono tanti gli imprenditori che si rivolgono a noi (ndr. Carabinieri) e che riescono ad ottenere la tutela per continuare a svolgere la propria attività. E – conclude il tenente – anche i ragazzi dimostrano la volontà di capire e di denunciare le prime forme come il bullismo. I mezzi di aggregazione come l’oratorio, o le attività sportive possono solo portare ulteriori benefici”.
“Il fondamento della legalità va individuato nella Costituzione” afferma il professor D’Amico, che sottolinea l’importanza dei modelli da seguire, specialmente per i giovani.
Emozioni condivise quelle di Maria Ruggeri, atleta romettese, Medaglia d'Oro ai Campionati Europei Master di Smirne (Turchia), che ha raccontato “ho sempre vissuto lo sport in maniera pulita, e vorrei che gli altri facessero lo stesso. Ho avuto la fortuna di fare attività agonistica a livello internazionale, e ho gareggiato anche con tante ragazze finite nel tunnel del doping. Per me non è giusto che dopo due anni chi compie questo errore possa gareggiare nuovamente. E’ una questione di rispetto per chi fa tanti sacrifici. Io lavoro con i bambini e spero di potergli dare ancora tanto, soprattutto spero che essi abbiano la passione, l’atletica è passione”.
E a rientrare pienamente in un’ottica di legalità è anche la campagna Posto Occupato, nata da un’idea di Maria Andaloro, editore de “La Grande Testata”, personaggio fortemente radicato alla sua terra, Rometta, ma allo stesso tempo capace di diffondere in tutt’Italia un messaggio universale: occupare un posto a scuola, in comune, a teatro, ovunque ci troviamo, per ricordare tutte quelle donne vittime di violenza, di soprusi, che potrebbero essere sedute lì, accanto a noi. Una locandina che reca la scritta “Posto occupato” viene posta su di una sedia vuota. Si tratta di un gesto semplice, che non ha costi ma ha un altissimo valore sociale.
Al termine dell’incontro una targa in onore della Giornata Nazionale della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime della mafia, che ricorre il 21 marzo, è stata posta in una delle aiuole di Piazza Unità d’Italia.