Non è sempre vero che i ragazzi sono immaturi per comprendere tematiche più impegnate: basta trovare la chiave giusta, attraverso un linguaggio più vicino a loro. La Fondazione Pesciolinorosso pone al centro delle sue iniziative questo contatto diretto genitori-figli. Gianpietro Ghidini, padre di Emanuele, scomparso a 16 anni sotto effetto di stupefacenti, oggi si fa padre di ogni ragazzo che incontra e con la sua famiglia abbraccia l'universo dei giovani per ricordargli sempre "che la vita deve vincere su tutto"
Cliccando sul sito della Fondazione Pesciolinorosso non si può restare indifferenti allo sguardo e al sorriso di Emanuele Ghidini. Oggi, il padre di questo ragazzo, che a soli 16 anni ha deciso di mettere un punto alla sua vita mentre era sotto effetto di sostanze stupefacenti, ha parlato ai ragazzi delle seconde classi della scuola media di Torregrotta, per una delle tappe previste in Sicilia dalla Fondazione Pesciolinorosso.
Esattamente diciassette mesi fa la tragedia nel bresciano. Oggi quella stessa tragedia si è tramutata in forza e bisogna essere orgogliosi che questi messaggi giungano fino a noi, nelle nostre scuole, vengano trasmessi ai nostri ragazzi.
Il dolore per la perdita di un figlio all’inizio ti travolge. “Sono entrato in un baratro, un buio profondo dal quale pensavo di non uscire più” racconta Gianpietro Ghidini. “Poi una notte ho sognato di tirare Emanuele fuori dall’acqua, ho aperto gli occhi e ho capito cosa dovevo fare”. Nasce così la Fondazione Pesciolinorosso, nel ricordo di questo ragazzo ma con una spinta propulsiva alla vita. Gianpietro ha trasformato la sua casa in un’ “officina”, la sede della Fondazione, che lavora principalmente su due obiettivi: la prevenzione e l’ascolto e lo sviluppo di idee.
Quindi, per prima cosa, come si evince anche dal testo “Lasciami volare”, è fondamentale conoscere bene l’argomento di cui si parla: cannabis, anfetamine, extasy o MDMA, allucinogeni, oppiacei, cocaina. E’ bene che si conoscano gli effetti che l’assunzione di tali sostanze può comportare. Poi ancora l’ascolto, che sia reciproco tra genitori e figli. E lo sviluppo di idee, che è uno dei cardini che la Fondazione porta avanti, per affiancare i ragazzi e aiutarli a diventare imprenditori di se stessi.
E sul tema dell’ascolto si è soffermato anche il pedagogista Nicolò Schepis, ricordando come oggi l’attenzione, specialmente quella dei giovani, venga catturata solo dalle immagini o dai video, o da musiche piene di movimento, mentre si diventa sempre meno propensi ad ascoltare la voce di chi ci parla. “Le cellule cerebrali rispondono a stimoli molto alti e quelli più bassi non riusciamo a percepirli. Non riusciamo a provare emozioni dolci. Ricerchiamo solo quelle più forti, che possono provenire ad esempio dall’insieme di sostanze stupefacenti, stimolazioni visive e uditive che fanno sì che il nostro cervello si inaridisca. Il rischio è che il mondo ci travolga”. Un monito importante quello di Schepis, perfettamente aderente all’attuale modo di vivere dei giovani: spesso si isolano fissando lo schermo del computer o dello smartphone e la voce di chi si rivolge a loro diventa lontana, ovattata. Caso estremo è poi appunto quello di chi va in discoteca non solo per svagarsi, ma per bere o assumere altre sostanze e lasciarsi andare, perdendo la cognizione di sé.
“Non abbiate fretta di volare” afferma Gianpietro Ghidini, rivolgendosi ai giovani. “Voler provare da troppo giovani le esperienze può farvi bruciare, non fatevi venire il panico se qualcuno va più veloce di voi. Si cresce anche attraverso gli sforzi, non avendo tutto spianato. Bisogna avere il coraggio di parlare, di capire quando si sbaglia”. E poi focalizza il suo intervento su alcuni punti fondamentali. Uno di questi è l’indifferenza: “non bisogna lasciare solo chi sta sbagliando, chi cade nella dipendenza non è più padrone del proprio cervello, diventa ladro, bugiardo. Se i nostri amici sbagliano aiutiamoli. Dagli errori ci si può rialzare, solo dalla morte non si può. Non pensate di provare le droghe mai. Una morte peggiore di quella fisica é quella interiore”.
Con l’aiuto di immagini e filmati il padre di Emanuele esplica concetti che a una prima occhiata sembrerebbero far parte di quelli più risaputi e ovvi, ma che svelano un aspetto più profondo. E’ il caso dell’esempio del vaso rotto: i giapponesi riparano quell’oggetto valorizzandolo, mediante l’utilizzo dell’oro. E’ come dire che dobbiamo smetterla di pensare che ciò che è rotto non si può più sistemare o migliorare, come un vaso di cui non riusciamo a mettere insieme i cocci. “Perché i problemi esistono per tutti – ricordi Ghidini – ma di fronte ad essi dobbiamo sempre ricordarci delle cose belle che abbiamo e sforzarci di essere persone straordinarie, perché siamo stati scelti per essere qui. Sarebbe bello non sbagliare mai nella vita, ma se noi avremo la forza di riconoscere di aver sbagliato e il coraggio di provare a rialzarci da quell’errore, potremo essere come un vaso rotto sì, ma con le vene d’oro”.
E infine, Gianpietro Ghidini ha ricordato come sia importante fare affidamento sui propri genitori, facendo riferimento alla nota canzone di Mengoni: “Sfruttate i guerrieri, i vostri genitori, chiedete consiglio. C'è un’eta in cui contano solo gli amici, ma questi vanno e vengono. Chi non vi tradirà mai sono i vostri genitori, che non vi volteranno mai le spalle, darebbero la vita per voi. Oggi, tornando a casa, provate ad abbracciarli e a dirgli ‘ti voglio bene’”.