In commissione è stato illustrato cosa prevede il progetto di messa in sicurezza dopo i danni dello scorso febbraio: cos'è stato mostrato
MESSINA – Due “casse di calma” a monte, attraversamenti, ponti e viadotti per i passaggi sul torrente stesso e nuove sezioni lungo tutto “l’asse, fino alla foce”, oltre alla sistemazione dei sottoservizi e alla riqualificazione della strada stessa. È questo in estrema sintesi il progetto per la messa in sicurezza del torrente di Zafferia, presentato oggi durante la sesta commissione consiliare e che nelle prossime settimane sarà completato e trasmesso per la valutazione d’impatto ambientale.
Sebbene si tratti di una fase progettuale ancora in corso, l’assessore Caminiti e gli ingegneri Pistorino e Zaccaro, hanno illustrato alcuni passaggi chiave di ciò che si farà lungo tutto il torrente, dalle due diramazioni nord e sud, che per intenderci riguardano “Monalla” e “Chiesa Vecchia”, e fino alla foce, a pochi metri dall’area ex Sanderson.
Ad aprire i lavori è stato l’assessore Caminiti, che ha spiegato: “Avevamo già parlato del torrente Zafferia dopo gli eventi di febbraio 2025. Oggi parliamo della progettazione redatta. Noi come amministrazione abbiamo chiesto l’implementazione del progetto con opere che consentano il deposito dei sedimenti a monte. Lo abbiamo esposto al commissario a Palermo. Oggi ancora si possono fare correttivi, prima di trasmettere tutto per la valutazione ambientale”.
L’ingegnere: “Interventi su tutto il torrente”
Poi Zaccaro ha proiettato alcune slide illustrative sul progetto che “interessa tutto il torrente fino alla foce, tutto l’asse. La foce è a ridosso dell’ex Sanderson e lì si prevede un abbassamento dell’alveo. C’è una riprofilatura di tutta l’asta e saranno eliminati tutti i passaggi a guado che diventeranno di fatto ponti. Realizzeremo due nuovi attraversamenti a quota. Salendo è la stessa cosa, soprattutto al punto di intersezione sotto al cavalcavia autostradale. Sul ramo nord bisognerà salvaguardare gli ingressi alle case e ci saranno viadotti per l’attraversamento. Gli interventi più importanti saranno ovviamente sui rami nord e sud. Abbiamo studiato che c’è una portata liquida adeguata, ma il problema è stato per il materiale solido che ha poi bloccato l’alveo”.
Le sezioni
E ancora: “Abbiamo definito porzione per porzione come saranno le nuove sezioni. Ci saranno ad esempio (a Monalla, ndr) nuove sezioni di base 3 metri e altezza 2,5. Ci sarà un canale, un alveo, che permetterà di non fare più allagare la strada. E così l’intera opera diventerà anche riqualificazione urbana”. Dalle slide mostrate, con tanto di rendering di cosa ci sarà a fine lavori, si vede come la strada e il torrente saranno separati in maniera chiara. Le sezioni molto più alte permetteranno il deflusso dell’acqua in maniera regolare.
Le “casse di calma” e il debris
Ma non è finita, perché l’idea è di far “scendere” dalla montagna meno detriti possibili, oltre all’acqua stessa. L’ingegnere ha spiegato che per questo il progetto prevede due “casse di calma”, che di fatto sono come delle enormi vasche che servono a far rallentare l’acqua e depositare il “debris”, cioè il materiale solido, per non fare danni sotto. Si tratta dello stesso materiale che ha fatto da “tappo” nello scorso febbraio: ghiaia, terra, argilla, detriti di ogni tipo. Le casse, che avranno a servizio alcune “briglie selettive” saranno due e avranno “un volume tale da evitare tranquillamente quanto successo a febbraio”. E il debris, che di fatto formato da sabbia e ghiaia, potrebbe anche essere riutilizzato per altre attività, come il ripascimento.
I sottoservizi saranno sistemati
Nel progetto è prevista anche la sistemazione della parte ancora superiore, dove va ripristinata la viabilità: “Le strade devono funzionare da strade e i torrenti da torrenti. Nel progetto c’è anche il recupero di queste rocce nell’alveo” da riutilizzare. Inoltre “saranno sistemate tutte le infrastrutture e reti che passano dai torrenti. Ci troviamo acquedotto, fognatura, alta tensione. Tutti i sottoservizi saranno sistemati nell’alveo stradale e non in quello torrentizio. Entro 45 giorni avremo il progetto definitivo, che poi seguirà il sui iter. Vista la questione emergenziale si potrà attivare la procedura per partire dalla parte alta”.
L’idea dei due lotti per velocizzare
Su questo aspetto, Caminiti ha spiegato: “Come amministrazione abbiamo chiesto di dividere in due lotti, perché la parte a monte non ha bisogno di pareri ambientali e potrebbe essere realizzata in tempi brevi. Mentre la parte a valle avrebbe tempi diversi perché ci sono gli attraversamenti. La parte a monte vorremmo realizzarla con fondi nostri o Pon Metro”. Questione di settimane per saperne di più. Intanto la fase progettuale verrà completata.
