Martina Testa racconta David Foster Wallace

Martina Testa racconta David Foster Wallace

Laura Giacobbe

Martina Testa racconta David Foster Wallace

domenica 26 Ottobre 2014 - 19:51

Un uomo dalla grande sensibilità e dalla mente estremamente acuta, capace di captare le dinamiche socio- culturali in atto e di farsi mediatore tra esse ed il pubblico.

Un venerdì pomeriggio, il tepore di una libreria gremita di ascoltatori, e Martina Testa che racconta il suo rapporto con David Foster Wallace, l’autore di cui viene considerata la “voce italiana”: è avvenuto venerdì scorso, 24 Ottobre, alla libreria Colapesce – libri, gusti, idee.
Martina Testa, direttrice editoriale di Minimum Fax, oltre che affermata traduttrice letteraria, ha consentito a conoscitori e non, appassionati o semplici curiosi, di entrare per un po’ nel mondo di questo personaggio, all’interno del suo universo creativo, per provare a sondarne le tematiche, le tecniche, gli spunti e le aspirazioni.
Una rapida ricerca su internet, o la lettura veloce di qualche brano, basterebbero a lasciar intravedere l’unicità di David Foster Wallace, romanziere e saggista statunitense prematuramente scomparso nel Settembre del 2008. Tuttavia, poter vedere uno dei suoi traduttori italiani più noti che ne traccia in diretta un ritratto vivido e appassionato, è quasi un privilegio. L’immagine che emerge dalle parole di Martina Testa è quella di un uomo dalla grande sensibilità e dalla mente estremamente acuta, capace di captare le dinamiche socio- culturali in atto e di farsi mediatore tra esse ed il pubblico. Un pubblico, il suo, nemmeno così vasto, secondo quanto ci dice la traduttrice, ma talmente affascinato dalle idee e dal carisma di Wallace, da vedere in lui quasi un guru, promotore di istanze rivoluzionarie.
Se non rivoluzionarie, perlomeno avanguardiste le sue idee lo erano di certo. Basti pensare che, già nei primi anni novanta, aveva intuito quali rischi poteva comportare l’avvento della tecnologia, tanto sul singolo quanto sulle masse, se ben sfruttata dai piani espansionistici delle grandi multinazionali.
Martina Testa prosegue, raccontando di un Wallace eclettico, capace di guardare il mondo a 360°, di cogliere, in ogni aspetto del reale, potenziali spunti di meditazione. Lo definisce “ torrenziale” nella sua scrittura densa di significati, alla spasmodica ricerca di una precisione stilistica che sembra essere, per lui, la sola chiave dell’autenticità. Ma dove risiede l’autenticità dell’uomo? E’ ancora possibile identificarla, provare a salvaguardarla anche nell’era della mercificazione dell’arte e dell’omologazione dell’Io? E qual è il ruolo della letteratura in questa ricerca? A questi, ed a molti altri interrogativi, la ricerca di David Foster Wallace ha provato a dare una risposta, lasciando al pubblico, dopo la sua scomparsa, alcune riflessioni di una laconicità quasi disarmante:
“Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d’arte mi sembra che sia la capacità di individuare e fare la respirazione bocca a bocca a quegli elementi di umanità e di magia che ancora sopravvivono ed emettono luce nonostante l’oscurità dei tempi”;
“Quello che è stimolante […] è, dando per assodato che il presente sia grottescamente materialistico, vedere come mai noi esseri umani abbiamo ancora la capacità di provare gioia, carità, sentimenti di autentico legame, per cose che non hanno un prezzo”. (http://www.minimumfax.com/libri/speciali/134 – “Le perle di David Foster Wallace”, SPECIALE DAVID FOSTER WALLACE, a cura di Martina Testa)
La professionalità la simpatia di Martina Testa hanno contribuito a regalare ai partecipanti un pomeriggio carico di spunti di meditazione, lasciandoli indubbiamente più ricchi e desiderosi di scoprire qualcosa in più su questo autore, di cui certamente sentiremo la mancanza nei tempi a venire.

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