Una brasiliana 51enne, Maria Gracas meglio conosciuta come Gao, è stata trovata morta stamattina a San Raineri. A stroncarla il freddo, l'alcol ed il diabete. La donna viveva in una baracca con il marito italiano. Sul corpo non sono state trovate ferite o lesioni.
Il 2012 inizia a Messina con una tragedia della miseria che si è consumata in un tugurio di San Raineri. Il freddo, la fame ma anche l’alcol e le malattie hanno rappresentato il micidiale mix che ha ucciso una 51enne brasiliana. Si chiamava Maria Gracas ma tutti la conoscevano con il nome d’arte di Gao. La donna, viveva con il marito Paolo, di origine lombarda, anche lui vittima dell’alcol, nella squallida e fredda baracca nei pressi dell’inceneritore.
La 51enne la notte scorsa si è sentita male. Il freddo pungente, qualche bicchiere di troppo, i morsi della fame ed il diabete le hanno provocato un malore. Il marito, in preda ai fumi dell’alcol, non si è accorto di nulla. La donna è uscita per chiedere aiuto ma San Raineri era una deserto. La brasiliana è morta completamente sola, senza che nessuno potesse prestarle soccorso. Solo stamattina un pescatore dilettante, che si stava recando in spiaggia, ha scoperto il cadavere ed ha avvertito il 113. Quando gli agenti delle Volanti sono giunti sul posto sono entrati nel tugurio ed hanno trovato il marito della brasiliana che dormiva e non si era accorto di niente. L’uomo, ancora stordito dall’alcol, ha detto che la moglie soffriva di diabete e che non aveva la possibilità di curarsi poiché i due vivevano d’elemosina. Freddo e fame hanno poi fatto il resto. Il sostituto procuratore Fabrizio Monaco ha disposto l’esame esterno sul cadavere eseguito stamani dal medico legale che ha escluso la presenza sul corpo di ferite o lesioni. Gao un tempo viveva facendo l’artista di strada. Dipingeva, realizzava sculture e racimolava così i soldi per andare avanti. Da qualche tempo però si era stabilita a Messina ed aveva preso possesso di una piccola stanzetta nell’edificio della Real Cittadella. In quell’angusto locale Gao e Paolo avevano creato una sorta di laboratorio dove l’artista brasiliana continuava a dipingere ed a realizzare le sue sculture con i rifiuti che riusciva a trovare in quella grande discarica a cielo aperto in cui è stata trasformata la zona falcata. Nonostante la povertà Gao e Paolo erano sempre generosi con chi aveva bisogno. Nella loro stanza c’era sempre posto per qualche extracomunitario per qualche clochard in cerca di un tetto per la notte. E, nei limiti del possibile, riuscivano a dividere con loro anche qualche tozzo di pane. Il loro problema era però l’alcol. Marito e moglie bevevano molto e fumavano parecchio. Gao, inoltre, non voleva saperne di curare il diabete che non le dava tregua. E così la notte scorsa Gao se n’è andata, in silenzio e vicino ai quei quadri che tanto amava.
Una delle tante storie di degrado che in una società civile non dovrebbero esistere