Alluvione 2009, l'accusa: ecco perché dovete condannare i 18 imputati

Alluvione 2009, l’accusa: ecco perché dovete condannare i 18 imputati

Alessandra Serio

Alluvione 2009, l’accusa: ecco perché dovete condannare i 18 imputati

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mercoledì 23 Settembre 2015 - 14:49

Al via la requisitoria dell'accusa per amministratori, funzionari della protezione civile e imprenditori alla sbarra per i 37 morti del 2009 tra Giampilieri e Scaletta.

"Questa è a città dove quando piove si muore". Così, più di dieci anni fa, l'avvocato della famiglia Carità chiedeva ai gudici messinesi di condannare i tecnici reponsabili dei lavori sul torrente Annunziata, diventato un fiume in piena sotto l'acquazzone del '98, trascinando con sé una intera famiglia intrappolata in macchina dall'acqua, i coniugi Carità e i due figli piccoli. Alluvione che aveva dato le sue avvisaglie due anni prima, nel '96. Le condanne per quelle morti sono diventate definitive nel 2012, e i condannati sono i responsabilii del Genio Civilie e i tecnici comunali. La prevedibiità dell'evento, in un territorio dove le piogge eccezionali sono cicliche, e gli scarsi lavori di messa in sicurezza erano a base di quelle condanne.

Una tragedia, come il processo che ne seguì, che non ha insegnato molto ai messinesi. Nel 2007 un alluvione devastò la costa jonica del mesinese. Ne 2009 una bomba d'aqua si concentrò di nuovo su quella zona martoriata, seminando stavolta 37 morti e cancellando per sempre intere borgate.

Oggi il processo a carico dei 18 imputati di quelle morti e della devastazione è giunto ad un passaggio cruciale: il Pubblico Ministero Antonella Fradà ha cominciato a delineare quelle che sono le responsabilità di amministratori, responsabili della protezione civile e imprenditori che avevano effettuato i lavori nel periodo precedente, ed è partita dalla zona di Scaletta Zanclea. Il magistrato ha spiegato perché, secondo la Procura di Messina, l’allora sindaco Mario Briguglio, i responsabili del settore di Protezione Civile, devono essere condannati, per quali responsabilità e a che livello.

Il magistrato ha insistito sulla prevedibilità di quegli eventi disastrosi, gli adempimenti indispensabili che le amministrazioni locali devono compiere a tutela del territorio e della stessa vita dei cittadini, poi ha insistito sui lavori che nella zona tra Scaletta e Messina erano stati eseguiti, e quelli che avrebbero dovuto essere eseguiti e non è stato fatto, dopo la prima alluvione, quella che nel 2007 ha profondamente colpito il territorio e risparmiato soltanto per fortuna vite umane.

Si torna in aula il prossimo 7 ottobre quando l’accusa finirà di relazionare, concentrandosi sulla città di Messina, quindi sul borgo di Giampilieri, quello dove si è verificata l’ecatombe, poi depositerà la sua requisitoria scritta, circa 200 pagine, dove formulerà anche le richieste di condanna in termini di pene da erogare. La parola passerà poi alle parti civili, in seguito ai molti difensori e, forse già entro fine anno, il giudice Massimiliano Micali potrebbe emettere la sentenza.

Prima che la parola passasse all'accusa, ha reso spontanee dichiarazioni Gaspare Sinatra, al banco degli imputati come commissario straordinario del Comune di Messina nel 2007.

(Alessandra Serio)

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