Barcone affondato al largo di Malta nel 2008, riparte il processo a Messina

Barcone affondato al largo di Malta nel 2008, riparte il processo a Messina

Barcone affondato al largo di Malta nel 2008, riparte il processo a Messina

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martedì 29 Ottobre 2013 - 15:30

Annullata l'assoluzione del comandante e del nostromo del Fiorillo, la nave della Guardia Costiera di Messina che nel giugno 2008 agganciò un barcone di migranti in acque maltesi. Nuova udienza a giugno, davanti al Gup di Messina, Salvatore Mastroeni. Secondo l'inchiesta, le manovre portarono alla morte di diversi uomini a bordo, impegnati in un viaggio della speranza. Ma qualcuno mentì, nella versione ufficiale.

Si riparte da zero nel procedimento che vede protagonisti un nostromo e il comandante del Fiorillo, il pattugliatore della Guardia Costiera di Messina che nel giugno 2008 fu al centro di una vicenda delicata, l’affondamento di un barcone di migranti nelle acque maltesi. Una vicenda al centro di un servizio che la trasmissione di Mediaset “Le Iene” non ha mai potuto mandare in onda perché censurata preventivamente dalle autorità. Il processo, celebrato a Messina alla fine di una puntuale indagine della polizia giudiziaria della Questura, coordinata dall’allora sostituto procuratore Stefano Ammendola, si chiuse con l’assoluzione del comandante e del nostromo, accusati sostanzialmente di aver inquinato le prove di quello che è sembrato un tentativo di salvataggio diventato, “per errore”, un tragico affondamento mortale. Ma l’avvocato catanese Salvatore Di Dio ha chiesto ed ottenuto la riapertura del processo, con la revoca dell’assoluzione. Udienza fissata al gennaio prossimo, davanti al gup Salvatore Mastroeni. Agli atti, ulteriori elementi ricostruiti dalle indagini difensive, accanto alla corposa documentazione già consegnata dagli investigatori.
La tragedia è del 10 giugno 2010, quando il Fiorillo intervenne in acque maltesi per agganciare un barcone con migranti a bordo. In patria ne tornarono poi non più di 20. Un buco nero, quello del salvataggio, perché secondo le testimonianze gli uomini sul barcone erano diversi di più. Secondo l’inchiesta, le manovre di aggancio del pattugliatore al barcone provocarono la morte di diversi uomini a bordo.

Un commento

  1. INCREDIBILE! Siamo uno Stato alla frutta, processare chi si prodiga per soccorrere questi “invasori” in mare è una cosa incredibile. Nessuna colpa hanno gli scafisti e il crimine organizzato, agevolati anche dalle politiche buoniste.
    VERGOGNA!!!

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