È giallo sulla morte di una giovane precipitata dal settimo piano dell'Ospedale di Sperone, il 15 novembre scorso. Secondo la Polizia non fu suicidio. Si indaga su violenze in famiglia
E’ avvolta nel mistero la fine di una giovane donna che, lo scorso 15 novembre, è morta schiantandosi contro la galleria di vetro del secondo piano dell’Ospedale Papardo, dopo essere precipitata da una finestra del settimo piano. Un volo di circa 20 metri che non le ha lasciato scampo e che, nell’immediatezza, fu catalogato come suicidio. Non è la prima volta infatti che si registrano tragici suicidi all’Ospedale di Sperone, dove negli anni alcuni degenti in stato terminale si sono lanciati nel vuoto dal nono piano, il più alto.
Quella sera, sul posto intervenne una Volante e gli agenti capirono subito che qualcosa non tornava. La ragazza, intorno ai 25 anni, non era una degente, era entrata al Pronto Soccorso due giorni prima per forti dolori al petto. Disse di aver subito un incidente, ma il personale che l’ha visitata ipotizzò maltrattamenti. Indagando, è poi emerso un contesto tutt’altro che tranquillo. Erano state infatti denunciate le presunte violenze subite da un bimbo, ed è probabile che anche la ragazza “prendesse le botte”. Insomma una famiglia, residente nella zona sud, devastata da un uomo orco.
Ma c’è soprattutto altro che non torna agli investigatori, nella tragedia del 15 novembre. I testimoni hanno infatti sentito delle urla, poco prima del volo fatale, voci di un uomo che inveiva contro la ragazza. Di lui, all’arrivo della Polizia, non vi era però traccia. La Procura ha perció disposto l’autopsia sul corpo della giovane ed adesso si attende il referto del medico legale. Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile, che ipotizza l’istigazione al suicidio, ma non esclude l’omicidio. Gli accertamenti sono coordinati dai sostituti procuratore Antonella Fradà e Margherita Brunelli.
Veronica Crocitti