Il titolo del messaggio è tratto da un passo del Vangelo di Matteo (l’incontro di Gesù con la donna Cananea, Mt 15,21-28), scelto come “icona biblica” per questo percorso
L’Arcivescovo Mons. Calogero La Piana ha incontrato, in questi giorni, i sacerdoti e gli operatori pastorali di tutta l’Arcidiocesi, consegnando gli “orientamenti pastorali” per il biennio 2014-2016 dal titolo “Briciole che saziano”. Qui di seguito una breve cronaca dell’evento.
Proseguendo il cammino del decennio “Verso la tua Parola guida il mio cuore”, la nostra Chiesa locale si sta inoltrando ad iniziare un percorso biennale attraverso gli “Orientamenti pastorali” che l’Arcivescovo S.E. Mons. Calogero La Piana, in questi giorni, ha consegnato, incontrando i presbiteri e gli operatori pastorali di tutta l’Arcidiocesi, nelle quattro zone pastorali: lunedì 29 settembre, per la Zona Tirrenica; martedì 30, per Messina e Villaggi; mercoledì 1 ottobre, per le Isole Eolie; giovedì 2, per la Zona Ionica.
“Briciole che saziano”! Questo il titolo del messaggio che il Presule ha consegnato, tratto da un passo del Vangelo di Matteo (l’incontro di Gesù con la donna Cananea, Mt 15,21-28), scelto come “icona biblica” per questo percorso.
Dopo un iniziale momento di preghiera durante il quale è stata letta la pagina Biblica di riferimento, Mons. La piana ha introdotto il suo intervento riallacciandosi al cammino pastorale decennale, che ha il preciso obiettivo di “educare e educarci alla Parola di Dio, orientando la nostra vita e quella dei fratelli verso la bontà del Vangelo, nel rispetto della piena umanità della persona”.
Durante il primo anno di questo cammino, si è cercato di assimilare Parola e Educazione. Subito dopo, il triennio (Li chiamò…stette con loro…li mandò…) dedicato agli educatori: presbiteri (educatori per vocazione e missione), famiglia (prima realtà educativa in cui la relazione con l’altro sta alla base), comunità educante nel suo insieme (in cui ciascuno viene avviato a una maturazione umana e cristiana).
Inizia adesso un cammino che pone l’accento sull’attività educativa e sulla maturazione umana che vogliamo promuovere nella persona, con lo scopo di educare il cuore di ciascuno secondo quello di Dio, valorizzando l’umanità come luogo in cui Egli continua a manifestarsi: “l’impegno educativo – ha detto l’Arcivescovo – richiede il radicarsi nel vissuto umano e una presenza concreta nella vita dell’uomo, raggiunta continuamente dalla grazia divina. Le dimensioni del nostro impegno pastorale (catechesi, liturgia, carità) devono essere connesse alle pieghe dell’umana esistenza; fin quando la nostra educazione alla fede non coinvolgerà la vita dell’uomo, tutto il lavoro rischierà di essere vano”.
In questo biennio continueremo a camminare in comunione con le Chiese Italiane verso l’importante appuntamento del Convegno Nazionale Ecclesiale di Firenze che si terrà dal 9 al 13 novembre 2015 e avrà come tema In Cristo Gesù un nuovo umanesimo; un appuntamento, come i precedenti, che scandisce ogni decennio pastorale. Durante il primo anno, 2014/2015, un importante documento che i vescovi consegneranno nel prossimo novembre, ci aiuterà a prepararci a questo appuntamento.
Lo sforzo che ci attende, guardando la “dimensione umana”, dev’essere quello di convergere in Cristo come centro e fulcro dell’humanum che analizzeremo nella triplice dimensione di “luogo teologico in cui Dio si rivela” (le Sacre Scritture sono la continua testimonianza di un Dio che ha l’uomo come principale interlocutore, al quale si rivolge e a cui è diretta la sua azione), “linguaggio teologico con cui Dio ci ha parlato e continua a farlo” (Cristo Gesù è il volto stesso di Dio, il Verbo che si è fatto carne) e “odalità storica secondo cui Dio vuole essere riconosciuto, accolto e amato” (tutto quello che avete fatto ai poveri e agli ultimi, lo avete fatto a me, ci ripete il Signore).
Il passo di Matteo, scelto come icona di questo percorso, racchiude in sé diverse indicazioni perfettamente rispondenti alla nostra riflessione. La prima è quella di Gesù che nella sua grande umanità rivela, nelle espressioni che rivolge alla gente e alla donna, un attaccamento alle tradizioni del suo popolo tali da rivedere le sue convinzioni dinanzi a chi gli chiede aiuto. Un testo che indica il desiderio che Gesù ha di andare oltre i confini di quella fede ebraica e che per noi si traduce nell’accogliere l’invito del Santo Padre di perseguire la dimensione missionaria (Una Chiesa in uscita). a seconda indicazione è l’accoglienza di un forte grido d’aiuto da parte della donna Cananea, una pagana, che rappresenta l’intera umanità. La terza è la similitudine delle briciole che possono saziare chi ci sta accanto, anche se “diverso”; è fondamentale recuperare l’abbondanza del cibo quotidiano con cui il Signore ci nutre, per sfamare l’altro. Pensiamo, in questo senso, quante briciole potremo recuperare in questi anni… quanta ricchezza di Parola di Dio, di Sacramenti, di Grazia… quanti cammini e piani pastorali passati inosservati o non assimilati… quante iniziative… quanto pane, a volte, rimasto non mangiato…
Mons. La Piana ricorda che il cammino di trasformazione della nostra Chiesa locale, sotto la spinta del Concilio Vaticano II, è stato avviato e portato avanti dagli Arcivescovi Mons. Fasola e Mons. Cannavò, e continuato da Mons. Marra. Tanto per fare un piccolo esempio, con una sorprendente visione profetica, già trent’anni fa si parlava del passaggio “da una pastorale di conservazione a una pastorale missionaria” (Mons. Ignazio Cannavò).
Il testo che l’Arcivescovo ci consegna in questi giorni ha il tipico sapore di dare degli “orientamenti” per l’azione concreta delle nostre comunità. Chiaramente non troveremo al suo interno riferimenti obbligatori da seguire – ha detto l’Arcivescovo; ciascuna comunità, quindi, dovrà programmare e scegliere ciò di cui ha più bisogno in questo momento, la via sulla quale scegliere di impegnarsi maggiormente.
Il Presule ha sottolineato inoltre come il biennio che abbiamo dinanzi pone delle prospettive antropologiche, che si concretizzano nello sviluppo di tutte le potenzialità provenienti dai grandi temi sull’uomo, trattati durante il Concilio Ecumenico Vaticano II. Basta fermarsi su alcuni brani del Vangelo per cogliere alcune caratteristiche dell’umanità di Gesù: “un’umanità estroversa (essere per gli altri), fraterna (la preghiera del Padre Nostro) e realizzata (nelle opere di carità), mirata ai poveri e ai peccatori”.
Solo dal mistero dell’Incarnazione scaturisce una vita incarnata, per cui non possiamo spenderci in un ambito senza rivestire i panni di chi lo vive. Questo ha un grandissimo risvolto nella vita pastorale in quanto innesca un processo educativo fondato sul mistero della persona umana; è necessario, però, abbandonare l’idea del Dio trascendentale (lontano, castigamatti, inquisitore), come nel passato, e acquisire invece la visione di un Dio premuroso e calato nella quotidianità.
Dobbiamo ricercare lo straordinario del Signore nell’ordinario della nostra esistenza. Il Cristianesimo ha una dimensione umana che deve essere recuperata: la fede diventa credibile quando si fa carico della vita nostra e degli altri. Sarà necessario riappropriarsi del senso di carità finalizzata alla prossimità e al desiderio di trasmettere amore. Questo sarà possibile rilanciando l’impegno secolare e ecclesiale dei laici; educando alla scelta cristiana, ossia affrontando con maggiore coscienza il fenomeno dell’analfabetismo religioso, “frutto amaro ma evidente”; educando al pensiero di Cristo e del suo modo di vedere l’uomo: partendo da lui, stando con l’uomo e abitandolo, valorizzando tutto l’umano.