Al vaglio le pratiche, da 100 mila euro l'una, validate da un centro assistenza agricola di Randazzo. 19 indagati
Mentre si avvicina la sentenza per 100 imputati dell’operazione Nebrodi alla sbarra per la mafia dei pascoli e le truffe Agea, a Catania si apre il procedimento “bis” che riguarda ancora una volta i casi di truffe ai fondi comunitari attraverso falsa documentazione su fondi agricoli e bestiame. 19 gli indagati residenti sui Nebrodi tra la provincia di Messina e quella catanese, sospettati di truffa e falso. Al centro degli accertamenti della Procura di Messina, che ha inviato gli atti ai colleghi di Catania per competenza territoriale, c’è l’attività di un Centro di Assistenza Agricola di Randazzo. E c’è anche una data per il vaglio preliminare, visto che gli inquirenti catanesi hanno chiesto per tutti gli indagati il rinvio a giudizio.
Tutti gli indagati
Il 9 dicembre prossimo, quindi, il Giudice per le indagini preliminari di Catania Dorotea Catena vaglierà le ipotesi d’accusa per: Valeria Pizzo Musarra (26) di Tortorici; Giuseppe Principato Vavo (52) di Capri Leone; Fabio Vinci (40) di Messina; Rosario Anzalone (28 anni) di Caltanissetta; Angela Caliò (45) di Naso; Alfio Cartia (57) di Castiglione di Sicilia; Vincenzo Ceraulo (56) di Randazzo; Franca Rita Cirnigliaro (57) di Militello Val di Catania; Concetta Cusumano (64) di Grammichele; Rosanna D’Amico (59) di Lentini; Michele Longo (40), Enrico Salvatore Rau (35) e Fabio Ragonesi (39) di Fiumefreddo; Loredana Marcimmò (50) e Alessandra Sciuto (56) di Catania; Graziella Marzullo(30) di Motta Sant’Anastasia. Tra loro ci sono i titolari dei terreni e gli operatori del Caa che non avrebbe vigilato correttamente sulle domande di contributi presentate, secondo l’Accusa.
Le truffe agricole
Al centro dell’indagine ci sono una ventina di pratiche, secondo gli inquirenti falsi, che hanno portato nelle tasche dei titolari dei terreni somme intorno ai cento mila euro a pratica. Alcuni bonifici sono stati effettuati direttamente su conti correnti esteri, in particolare in Lituania. Si tratta di finanziamenti legati alle Campagne 2017 e 2018, ottenuti con pratiche effettuate tra Caronia, Capo d’Orlando, la provincia di Catania, i Nebrodi messinesi e “sdoganati” dal Caa di Randazzo. Dietro quasi tutte le pratiche, secondo la Procura, c’era Antonino Agostino Marino, ovvero la presunta “mente” delle truffe dei tortoriciani, al centro del processo Nebrodi principale. Secondo l’accusa, ha architettato il sistema dei falsi affitti dei terreni. Tra i casi eclatanti, anche quello dell’Università di Messina.
I difensori
I 19 indagati sono assistiti dagli avvocati Maria Cinzia Panebianco, Nino Cacia, Giuseppe Germana Bozzà, Decimo Lo Presti, Daniele Gullotti, Lucia Spicuzza.