No alla liberazione del medico coinvolto nell'inchiesta della Gdf sui crediti destinati ai bonus edilizi a fronte di lavori mai avviati
MESSINA – Resta dietro le sbarre Antonino Barbera, coinvolto nell’inchiesta sfociata in sei arresti e un sequestro fino a 37 milioni di euro per presunte truffe con le pratiche dei bonus edilizi. La giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore ha detto no all’istanza di scarcerazione avanzata dal suo legale, l’avvocato Carlo Merlo, confermando il carcere per il medico specializzato in estetica.
Il faccia a faccia col giudice
La richiesta del difensore era arrivata nel corso dell’interrogatorio di garanzia che Barbera aveva aperto con una “dichiarazione programmatica” in linea con la posizione presa durante le indagini e registrata dalle cimici della Guardia di Finanza. “Mi dichiaro prigioniero politico“, ha esordito l’uomo, salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere su consiglio del legale. Anche alla luce del silenzio la giudice ha rigettato l’istanza. Durante l’inchiesta più di una volta il medico è stato intercettato a scagliarsi contro gli investigatori, colpevoli, a suo dire, di contrastare il diritto dei cittadini a ottenere i bonus previsti dal Decreto Rilancio, tanto da dare vita, almeno sui social, a una associazione di “vittime delle malpratiche dei bonus”.
Si punta al Riesame
Ma l’avvocato Merlo ci riproverà: ha infatti preannunciato il ricorso al Tribunale del Riesame. Al vaglio del collegio delle Libertà andranno anche gli arresti domiciliari disposti per gli altri cinque indagati: il figlio Nicola, la nuora, la moglie e la sorella del medico, infine il cugino commercialista Roberto Pisa. Tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere al primo faccia a faccia col giudice.
I sequestri e l’inchiesta
Intanto vanno avanti gli accertamenti dei finanzieri, coordinati dal sostituto procuratore Giuseppe Adornato e dalla procuratrice vicario Rosa Raffa.
Gli uomini del comandante provinciale Gerardo Mastrodomenico e della comandante del Gruppo di Messina tenente colonnello Alessandra Rotondo stanno effettuando i controlli sui cassetti fiscali di tutte le persone che hanno consegnato le credenziali a Barbera per “smobilizzare” i crediti legati ai progetti agevolati dal superbonus edilizio 110%. I crediti saranno congelati.
Sotto sequestro anche i beni di Barbera, comprese diverse auto di lusso, conti correnti e rapporti bancari, sui quali erano già stati monetizzati una parte dei crediti “smobilizzati” e commercializzati attraverso le società facenti capo ai familiari.
E’ cosi, alla fine, emerge una verità, tra le tante : vale adire che un possibile rimedio utile per rilanciare il lavoro in Italia ed al tempo stesso migliorare la resa energetica di TUTTE nostre abitazioni, portando anche ad un risparmio nella spesa energetica, è andato a favore solo per una parte della popolazione : quella cioe’ a reddito piu’ alto, o che si è mossa piu’ rapidamente per prima. Il resto, in pratica, è rimasto tagliato fuori. Ovviamente, ora, esauritisi i pochi soldi messi a disposizione, vengono fuori, realtà (che definire penose è un eufemismo) come quella di quest’articolo. Piu’ ci penso, piu’ mi amareggiano gli aspetti penosi di questa vicenda : lavori bloccati, crediti incagliati nelle banche (incapaci, in questo a svolgere il loro ruolo in senso propulsivo. ). Sarebbe stato meglio se questo fiume di danaro fosse stato gestito dalle Casse Pubbliche di un tempo (INCIS, IRI, INA) e da Ministeri come quello dei Lavori Pubblici, al tempo della Prima Repubblica. Perchè allora, dopo la Guerra, si doveva ricostruire quel che era stato distrutto. E francamente, non mi sembra che col SUPERBONUS, questo sia accaduto : con i risultati, appunto che si sono visti. Questo vuol dire che è mancata, finora, una vera e propria cabina di regia, in grado di gestire adeguatamente questo tipo di risorse e di garantirne, sopratutto, il loro impiego nella piu’ assoluta legalità. Tutti noi, utenti normali, abbiamo visto sulla nostra pelle i risultati, che si sono concretizzati nella mancata concessione di detto istituto. Ed allora ? Allora bisogna tornare alla vecchia logica del risparmio personale ed autogestito : il che vuol dire, di questi tempi, tornare nella clandestinità : ognuno di noi deve iniziare ad operare in tal senso (essere cioe’ l’oculato banchiere delle proprie risorse finanziarie) ma senza farsene accorgere troppo.. Perchè oggi, risparmiare, vuol dire essere sovversivi . Vuol dire andare contro la generale logica dello “spendi e spandi”, buona solo ad arricchire poche persone. Pensiamoci !
Anche da prigioniero politico può fare qualche annetto di galera, se l’impianto accusatorio sarà confermato.