Il dottor Marco Calapai dell'ospedale San Vincenzo di Taormina spiega l'importanza della ricostruzione nelle cure rivolte alle donne
MESSINA – C’è un aspetto della lotta al tumore al seno di cui spesso si parla meno, ma che è parte integrante della battaglia e delle cure: la ricostruzione. A spiegarne l’importanza è il dottor Marco Calapai, che vanta un curriculum di tutto rispetto tra la specializzazione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Unime, il training chirurgico al Norfolk and Norwich University Hospital, in Inghilterra, i sei mesi a Newcastle nella breast unit del Royal Victoria Infirmary Hospital e i due anni all’Ieo, l’Istituto europeo di oncologia di Milano, prima dell’arrivo al San Vincenzo di Taormina.
Calapai: “Metodo identico in ogni parte del mondo”
La carriera di Calapai lo ha portato a girare l’Europa, confrontandosi con modelli culturali diversi. Differenze però, tra la Gran Bretagna, Milano e Taormina, non ce ne sono molte: “La ricostruzione mammaria, è scientificamente provato, migliora la qualità della vita del paziente oltre a ripristinare l’aspetto estetico. Io sono qui a Taormina da 4 anni, prima sono stato sei mesi in Inghilterra, nella breast unit di Newcastle, e poi allo Ieo, l’Istituto europeo di oncologia, di Milano. Non ci sono grandissime differenze, perché ormai si lavora tutti insieme in ambienti in cui i pazienti si ritrovano davanti a tutto: vengono seguiti dalla diagnosi fino alla chirurgia, alla ricostruzione e alle cure. Questo è un metodo uniformato in tutto il mondo”.
Due tipologie di ricostruzione
“Possiamo distinguere tra ricostruzione immediata e differita – spiega il dottore Calapai, andando all’aspetto tecnico del suo lavoro -. Immediata è quando viene eseguita nello stesso tempo chirurgico dell’intervento di asporto del tumore. Differita, invece, è quando la ricostruzione viene eseguita in un secondo momento. Può esserci anche una differita parziale, cioè si comincia nel primo tempo chirurgico e si completa poi successivamente. La differenza è soltanto il tempo in cui viene svolto l’intervento. Non ci sono controindicazioni alla ricostruzione se non nei tumori un po’ più avanzati. La ricostruzione richiede ausilio di dispositivi come protesi o matrici termiche. Ci sono stati avanzati in cui non conviene mettersi di fronte a possibili rischi. Nei casi di malattia molto avanzata, ad esempio, capita di dover aspettare la fine delle cure prima di poter procedere alla ricostruzione: ma si tratta di casi rarissimi”.
Calapai: “Serve maggiore consapevolezza”
L’intervento di ricostruzione fa parte della quotidianità nelle cure al tumore mammario: “Sono sempre meno le pazienti che non vogliono la ricostruzione. Secondo me è un problema di consapevolezza. Non tutte conoscono fino in fondo la possibilità di ricevere una ricostruzione, che è porta a risultati ottimi. Serve una consapevolezza maggiore per far sì che si proceda a un numero di ricostruzioni sempre maggiore. Da quando ho cominciato ormai sono poche le donne che rifiutano. A volte per fattori culturali, altre perché quando si riceve una diagnosi così difficile da accettare non sempre si è disposti a pensare subito alla ricostruzione. Noi cerchiamo sempre di spiegare cosa significhi, ma capita che alcune pazienti vogliano pensarci dopo. Raro, ma succede”.
L’evoluzione della ricostruzione
“In questo campo – continua Calapai – negli ultimi 25 anni si sono fatti passi da gigante. A cominciare dalla quadrantectomia di Veronesi, che già all’epoca ha cambiato tutto sul piano chirurgico. E ormai anche quel tipo è superato. Anche nel campo delle protesi si sono fatti grandi passi avanti, ne abbiamo alcune che possono essere messe in maniera più agevole e danno risultati più naturali, permettendo ricostruzioni più gradevoli. Nel campo della microchirurgia è stato lo stesso: si sono fatti altri passi avanti. La ricostruzione autologa, che prevede il trasferimento di tessuto da una regione diversa del corpo alla regione mammaria, dà grosse possibilità in questo campo”.
Quali sono le domande più frequenti?
“La domanda che mi fanno più spesso è quanto dura l’intervento. E parliamo di una durata variabile. Poi mi chiedono spesso se sarà un risultato naturale. Ma il problema culturale forse è anche questo: che molte donne ne sanno troppo poche per poter anche chiedere in maniera specifica qualcosa. Dobbiamo lanciare un messaggio chiaro: la ricostruzione mammaria fa parte integrante del trattamento del tumore della mammella. Parliamo di una possibilità concreta, a Taormina e in tutte le breast unit siciliane”.
Tornare alla vita di tutti i giorni è possibile
“C’è una storia che racconto sempre alle mie pazienti, che chiedono se possono tornare a fare ciò che facevano prima. Allora io racconto e ricordo con piacere una paziente giovane che ho trattato all’Istituto europeo di oncologia. Aveva 30 anni e si è sottoposta a mastectomia con ricostruzione mammaria. Oggi lei fa tutto e fa perfino crossfit. Ho avuto la fortuna di rincontrarla a Milano e mi ha raccontato appunto questo aspetto. Penso sia bello sapere che una ragazza giovane, che ha tutta la vita davanti, si sia ritrovata questo tumore sulla propria strada ma che sia riuscita a riprendere la sua vita come prima”.
Con la consapevolezza di oggi sono sicura che grazie alle sue mani sapienti luccicherò più di prima