Capo Peloro. Un progetto per regolamentare pesca e acquacoltura

Capo Peloro. Un progetto per regolamentare pesca e acquacoltura

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venerdì 07 Ottobre 2016 - 06:58

Si riuscirà, finalmente, ad intervenire in un zona in cui si evidenziano i seguenti fenomeni: over-fishing; azione antropica (diretta ed indiretta); attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità; distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento; distruzione di segmenti della catena trofica; perdita della biodiversità; perdita di posti di lavoro e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale; riduzione dell’attrazione turistica

"Un progetto fondamentale per la sostenibilità del nostro martoriato mare. Siamo certi che giungerà a Palermo per essere inserito nel Programma Operativo Feamp 2014/2020". Lo afferma il consigliere della VI circoscrizione Giuseppe Sanò ringraziando l'assessore Sebastiano Pino e l'arch. Francesco Falcone, che hanno seguito con dedizione i dettagli tecnici amministrativi del piano, denominato Master, “Misure Antistrascico-Tutela e Ripopolamento”.

Nasce dall’interesse di creare un’area di Tutela Biologica (Oasi marina) nel tratto di mare prospiciente il Comune di Messina e più precisamente in località Capo Peloro, tra le isobare dei dei -20 e -40 metri circa. Si riuscirà, finalmente, ad intervenire in un zona in cui si evidenziano i seguenti fenomeni: over-fishing; azione antropica (diretta ed indiretta); attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità; distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento; distruzione di segmenti della catena trofica; perdita della biodiversità; perdita di posti di lavoro e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale; riduzione dell’attrazione turistica.

Gli obbiettivi sono quelli di valorizzare, creare occupazione e promuovere l'innovazione in tutte le fasi della filiera della pesca; sostenere la diversificazione all'interno e all'esterno della pesca commerciale, l'apprendimento permanente e la creazione di posti di lavoro nelle zone di pesca; migliorare e sfruttare il patrimonio ambientale delle zone di pesca , inclusi gli interventi volti a mitigare i cambiamenti climatici; promuovere il benessere sociale e il patrimonio culturale nelle zone di pesca; rafforzare il ruolo delle comunità di pescatori nello sviluppo locale e nella governance delle risorse di pesca locali e delle attività marittime nel tratto di mare in località Capo Peloro. Pertanto, si prevede di realizzare in mare un’areale dedicato, attraverso l’immersione di moduli e accessori in grado di esaltare la biodiversità, e contrastare l’azione della pesca a strascico illegale. Le “Unit Reef e gli stop net ” sono poste entro le tre miglia dalla linea di costa ed ad una profondità compresa tra i venti ed i quaranta metri . Si tratta della porzione di fascia costiera in cui avviene la gran parte dei fenomeni riproduttivi ed in cui stazionano gli stadi giovanili in età pre-riproduttiva.

"In questo contesto – dice Sanò – il pescatore inteso come “colui che svolge solamente un’azione di prelievo”, modificherà il proprio pensiero iniziando a riconoscersi come “colui che gestisce un tratto di mare attraverso l’azione di pesca programmata sia nei tempi che nelle modalità e nel pieno rispetto delle sostenibilità ambientale”, nonché in grado di diversificare la tradizionale fonte di reddito derivante dall’attività di pesca intensiva con sistemi a strascico, con l’attività di pesca turismo, tutto ciò perfettamente in linea con gli indirizzi della Unione Europea per l’applicazione della Politica Comune della Pesca, come tra l’altro previsto dal Decreto legislativo del 18 maggio 2001 numero 266 articolo 4".

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