La famiglia Materia si è lasciata alle spalle l'ex Lavatoio: "Non sapremo mai se il nostro bambino è morto anche a causa dell'amianto"
servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Dopo una vita in baracca il sogno per la famiglia Materia si è avverato. Mimma, Giovanni e i loro figli si sono lasciati alle spalle la muffa e l’amianto della baraccopoli dell’ex “Lavatoio” e hanno iniziato una nuova vita in via Palermo.
“Quando piove controllo ancora se da qualche parte entra acqua”
“La nuova casa è un sogno, ancora quando mi metto a letto la sera non ci credo”, dice la signora Mimma. “Quando piove guardo se da qualche parte entra acqua e mio marito ride”, raccontano. Sì perché dopo tanti anni a raccogliere pioggia con i bidoni, a vedere infiltrazioni ovunque e lenzuola bagnate dall’umidità non è facile abituarsi ad una casa dignitosa in cui tutto questo non accade.
“Un figlio è morto sognando la cameretta, la figlia l’ha avuta a 20 anni”
Avevamo conosciuto i signori Materia, insieme alle altre 20 famiglie dell’ex “Lavatoio”, nel 2020. In un reportage di quattro anni fa avevamo documentato le condizioni invivibili delle loro baracche. I tetti che crollavano, le pareti morsicate dall’umidità, l’amianto sui tetti. Ed erano stati proprio loro a raccontarci di aver perso un figlio a causa di un tumore all’età di sei anni. Un bambino che sognava una cameretta che non ha mai avuto. Oggi quella cameretta l’ha avuta la sorella, all’età di 20 anni. “Quando siamo entrati per la prima volta nella nuova casa ho scelto la mia stanza e non mi sembrava vero”, racconta la figlia più piccola.
Da 17 anni una domanda che non avrà mai risposta
Mamma Mimma non si darà mai pace, non saprà mai se il tumore che le ha portato via il figlio sia dipeso dall’aria respirata nella baraccopoli, dalla presenza dell’amianto o altro. Da 17 anni si fa questa domanda che non avrà mai una risposta. Ma la sua vita va avanti, ha altri figli e dei nipoti e per loro non ha mai smesso di lottare per avere una casa degna di questo nome. Un tetto scuro sulla testa, da cui non scendesse acqua ad ogni pioggia.
“Sogno una città senza più nemmeno una baracca”
Oggi il signor Giovanni è profondamente grato alla struttura commissariale che gli ha dato una casa, con priorità vista la presenza di un soggetto fragile in famiglia. “Sulla vecchia porta della nostra baracca c’è una X e siamo stati noi a murarla per evitare che qualcuno la occupasse, come è accaduto altrove”, racconta. Nel giorno dell’assegnazione delle nuove case ai suoi vecchi vicini dell’ex “Lavatoio” si augura che tutti possano realizzare questo sogno e che Messina diventi davvero una città senza baracche.
La foto con Scurria da incorniciare nel nuovo salotto
Ci tenevano ad essere presenti in una giornata così importante per il quartiere in cui hanno trascorso quasi tutta la loro vita. E avevano il desiderio di fare una foto con il subcommissario per il risanamento Marcello Scurria e i componenti del suo ufficio per poi incorniciarla ed esporla come ricordo nel salotto della nuova casa. Una vera casa.