Dopo l’appello lanciato ieri dal Cda dellìEnte, Cgil e Csil rispondono all’appello. Sul fronte politico prende posizione Grande Sud
L’appello lanciato ieri (vedi correlato) dal consiglio d’amministrazione dell’Ente Teatro rispetto alla condizione di assoluta incertezza che regna sul futuro dei teatri siciliani a causa dei tagli imposti dal governo regionale, non è rimasto inascoltato. Dopo la risposta del deputato del Pdl Vincenzo Garofalo, che non ha perso occasione che “richiamare” l’assessore regionale Tranchida invitandolo ad intervenire, è il turno di Grande Sud e dei rappresentanti sindacali.
Santino Foti, responsabile delle problematiche del lavoro del movimento fondato da Miccichè, considera quello attuale come “il momento, ultimo e definitivo, in cui i deputati messinesi possono e devono sostenere l’onere di custodire e difendere la città dal malgoverno, dall’approssimazione e dalla prevalenza d’interessi di altre realtà territoriali dell’Isola o nazionali”. Per il rappresentante politico la decurtazione del contributo regionale al Teatro Vittorio Emanuele non è solo una questione di soldi sottratti al nostro territorio, ma anche di rischi occupazionali. “Pur comprendendo le difficoltà economiche italiane e regionali – continua Foti – la politica messinese non può non trovare, proprio attraverso la difesa della cultura, il proprio riscatto e la “mission” a cui oggi tutta la politica europea è chiamata. Noi di Grande Sud orientiamo la nostra azione politica a protezione del Teatro Vittorio Emanuele, a cui esprimiamo solidarietà nella sua difesa contro la decisione di rendere impossibile lo svolgimento del compito e della funzione assegnatagli nel far crescere l’amore e la consapevolezza per i valori che attraverso le programmazioni promuove, svolgendo una fondamentale azione formatrice delle vecchie e delle nuove generazioni”.
Ma come detto intervengono anche i sindacati, tra i destinatari della missiva inoltrata dal Cda del Teatro. I primi a parlare sono il segretario della Cgil Lillo Oceano e di settore Pippo Di Guardo: “Il Vittorio Emanuele è la principale istituzione culturale della nostra città e della nostra Provincia. Un’azienda a tutti gli effetti che crea cultura e lavoro e che va difesa e sostenuta. Inspiegabile come in tutti questi anni, e ancor di più oggi, né presidente della provincia, né sindaco, né la nostra deputazione, tranne rare eccezioni, abbiano mai ritenuto di dover scendere pesantemente in campo in sua difesa. Speriamo che oggi che alla denuncia del sindacato si è sommata anche quella dei vertici politici del Teatro possa smuoversi qualcosa e si possa evitare l’ennesimo dramma cittadino. Il Vittorio Emanuele va difeso, vanno difesi i posti di lavoro, vanno difesi gli interessi veri della nostra comunità”.
Fa eco la Cisl che afferma “A Messina hanno ucciso a cultura: “I tagli previsti – sostiene Domenico Allegra, segretario provinciale Fistel Cisl – mettono in ginocchio la capacità gestionale e impediscono il normale svolgimento della programmazione artistica, condizionando ulteriormente il futuro, già oltremodo insostenibile, del Teatro”. La Fistel ricorda come, nelle scorse settimane, abbia auspicato e pressato perché si creasse una sinergia di tutti i livelli istituzionali cittadini e regionali per risolvere le questioni che ingessano la vitalità dell’Ente. “I problemi – continua Allegra – non si sono risolti ma addirittura si sono aggravati perché, con i tagli di bilancio lineari, la Regione agisce irresponsabilmente ammazzando il malato. Vi è un forte stato d’insoddisfazione e di frustrazione per il fatto di essere costretti a subire una prevaricazione impossibile da accettare. E’ stato deciso di uccidere la cultura in una città come Messina che non è e non accetterà mai di essere la cenerentola dell’Isola”. Il sindacato ritiene, inoltre, che la ripartizione delle risorse economiche è stata, per la città di Messina, ingiusta e iniqua. La Fistel Cisl di Messina ha sostenuto e partecipato alla manifestazione regionale dei “Professori d’Orchestra” siciliani davanti al palazzo dell’ARS e invita tutti i cittadini, a partire dalle rappresentanze politiche, a sostenere e farsi parte attiva, insieme ai lavoratori del Teatro Vittorio Emanuele, nel difendere la cultura a Messina.
La Scala di Milano vive anche (e soprattutto) grazie al contributo di fondazioni private, che hanno i loro rappresentanti nel CdA.
Pensare che il pubblico si possa fare carico da solo delle spaventose spese di gestione e di realizzazione è pura illusione.
Se a Messina si continua a pensare che deve essere sempre il “governo” a pagare per tutti e per tutto (case, lavoro, sport, spettacoli, processioni, fiere, sagre paesano, pagliacciate varie e chi più ne ha ne metta) allora non ci si lamenti se poi i disoccupati aumentano.
Tutte le signorone di Messina che affollano i palchi si attivino.
Alla moglie dell’autista dell’ATM credo che non freghi molto
ma chiudetelo,questo non è un teatro ma un teatrino dei politici tromati.Ordile in testa.Mi dispiace per i lavoratori,ma possono sempre cercare un altro lavoro che non gravi sulle spalle dei contribuenti.Se è un teatro in passivo cosa c’entra che venga chiamato il contribuente a pagare? si chiuda e basta…